da: Il Fatto Quotidiano
Frode
Mediaset, Confalonieri si immola: “Decidevo io”
Dopo i tanti scudi umani – di destra, di
centro e di sinistra – che si sono offerti per tentare di salvare Silvio
Berlusconi dalle conseguenze della condanna definitiva per frode fiscale, ora
arriva lo scudo degli scudi: Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, che in
un’intervista pubblicata ieri dal Giornale offre il suo petto ai giudici. “La
firma sui bilanci di Mediaset era la mia. E sono stato assolto. Lui non c’era,
era a Palazzo Chigi, ed è stato condannato. Ma che giustizia è questa?”. Più
che uno scudo, un sacrificio umano: l’assolto che s’immola (troppo tardi) per
il suo capo condannato. È lo stesso Confalonieri che nei giorni scorsi è salito
al Colle per avviare una strana trattativa Stato-Mediaset. E che ieri è stato
premiato in Borsa con un +4,8 per cento.
Il Giornale di famiglia è andato a pescare
l’intervista, già bella e confezionata, tra le carte di Magna Carta, fondazione
che si autodefinisce (senza ironia) “think tank all’italiana” ed è presieduta
dal ministro Gaetano Quagliariello. È un’intervista, ci spiega il Giornale,
realizzata per la Summer school della fondazione. Ma merita di essere tolta
dalla clandestinità per diventare la notizia più visibile della prima pagina
del quotidiano. “La condanna a Silvio è aberrante e io sono la prova”, dice
Confalonieri. “La vicenda Berlusconi sembra stia
per chiudersi per un
intervento della magistratura, cioè di un ordine dello Stato che ha sentito
Berlusconi come un intruso, come un usurpatore nel mondo della politica e l’ha
messo nel mirino: 40 processi, procedimenti, è inutile stare a ripetere delle
cifre che conoscono tutti quanti, le duemila ispezioni finché sono arrivati a
una sentenza che è aberrante”. Così spiega Fidel, riportando a orecchio numeri
(sbagliati) che comunque il suo capo cambia continuamente.
Ma ecco il nocciolo del discorso: “La prova
che questa sentenza sia aberrante è che io, che sono quello che firma i bilanci
di Mediaset, sono stato assolto due volte. Quello che faceva il presidente del
Consiglio nel 2003 è condannato a quattro anni per frode fiscale. Non stiamo
parlando di altre cose, la frode fiscale è una cosa ben precisa”. Già: precisa.
E ritenuta provata in tre gradi di giudizio al di là di ogni ragionevole dubbio.
Come pure la non colpevolezza di Fedele Confalonieri.
Così il sacrificio umano risulterà proprio
inutile: perché i processi hanno vagliato attentamente anche la sua
posizione. E hanno concluso – garantisticamente – che non ci sono prove contro
di lui: “Nessuno dei testi sentiti in dibattimento”,affermalasentenza d’appello
poi confermata in Cassazione, “ha riferito non
tantodiuncoinvolgimentodelConfalonieri nei fatti di cui si discute, ma nemmeno
di un diretto interessamento del settore dei diritti, presidiato, invece, in
via assoluta e con diretto rapporto con Berlusconi, da Carlo Bernasconi”. I
testimoni,personecheFedeleconosce bene perché lavoravano in
Mediasetnelsettorediritti,daSilviaCavannaaMarinaBaldifinoa Daniele Belotti,
sono stati chiarissimi : il business dei diritti tv comprati all’estero era
presidiato da Bernasconi, che riferiva direttamente a Berlusconi. Perfino l’ex
amministratore delegato di Mediaset Franco Tatò era escluso: ha dichiarato che
anche a lui, che pure era il numero uno operativo dell’azienda, erano tenuti
nascosti i veri numeri dei contratti d’acquisto: “Era un’area di attività assolutamente
chiusa e impenetrabile”, dichiara Tatò, “gestita a livello più alto da
Bernasconi che dava conto della sua attività direttamente a Berlusconi e non
riferiva al consiglio di amministrazione”.
Povero Fedele: non dicevano niente neppure
a lui, che era il presidente. Se poi l’amico Silvio lo metteva al corrente,
questo per ora non risulta: ma i due sono sempre in tempo a confessare, almeno
per la storia. “E poi”, continua Confalonieri, “questa frode fiscale per un
gruppo che ha pagato miliardi: Fininvest 9 miliardi, Mediaset ha dato 6
miliardi all’erario da che c’è, 7 milioni e rotti avremmo frodato. E in un anno
dove poi tra l’altro avevamo pagato 560 milioni di tasse, pagarne 567 non era…
Però questa è la giustizia… Quindi questa è una riforma che andrebbe fatta non
soltanto nel penale, ma anche nel civile e così via”. Gli eventuali studenti
della Summer school di Magna Carta devono sapere che le cifre vere e così via
sono un po’ diverse: la condanna definitiva riguarda, è vero, “solo” 7,3
milioni di euro, occultati nel 2002 e 2003. Ma altri 6,6 milioni riguardano il
2001 e sono stati cancellati dalla prescrizione. E in totale, scrivono i
giudici, “le maggiorazioni di costo realizzate negli anni” dal sistema offshore
sono di almeno “368 milioni di dollari”.
Fedele, innocente definitivo, offre il
petto. Ora potrebbe anche fare il passo che manca: raccontare le cifre vere
della frode e confessare che cosa sapeva lui – se sapeva – del sistema.
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