mercoledì 11 settembre 2013

Frode Mediaset, Fedele (zio Confy) alla linea: dovevano condannare me

da: Il Fatto Quotidiano

Frode Mediaset, Confalonieri si immola: “Decidevo io”

Dopo i tanti scudi umani – di destra, di centro e di sinistra – che si sono offerti per tentare di salvare Silvio Berlusconi dalle conseguenze della condanna definitiva per frode fiscale, ora arriva lo scudo degli scudi: Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, che in un’intervista pubblicata ieri dal Giornale offre il suo petto ai giudici. “La firma sui bilanci di Mediaset era la mia. E sono stato assolto. Lui non c’era, era a Palazzo Chigi, ed è stato condannato. Ma che giustizia è questa?”. Più che uno scudo, un sacrificio umano: l’assolto che s’immola (troppo tardi) per il suo capo condannato. È lo stesso Confalonieri che nei giorni scorsi è salito al Colle per avviare una strana trattativa Stato-Mediaset. E che ieri è stato premiato in Borsa con un +4,8 per cento.
Il Giornale di famiglia è andato a pescare l’intervista, già bella e confezionata, tra le carte di Magna Carta, fondazione che si autodefinisce (senza ironia) “think tank all’italiana” ed è presieduta dal ministro Gaetano Quagliariello. È un’intervista, ci spiega il Giornale, realizzata per la Summer school della fondazione. Ma merita di essere tolta dalla clandestinità per diventare la notizia più visibile della prima pagina del quotidiano. “La condanna a Silvio è aberrante e io sono la prova”, dice Confalonieri. “La vicenda Berlusconi sembra stia
per chiudersi per un intervento della magistratura, cioè di un ordine dello Stato che ha sentito Berlusconi come un intruso, come un usurpatore nel mondo della politica e l’ha messo nel mirino: 40 processi, procedimenti, è inutile stare a ripetere delle cifre che conoscono tutti quanti, le duemila ispezioni finché sono arrivati a una sentenza che è aberrante”. Così spiega Fidel, riportando a orecchio numeri (sbagliati) che comunque il suo capo cambia continuamente.
Ma ecco il nocciolo del discorso: “La prova che questa sentenza sia aberrante è che io, che sono quello che firma i bilanci di Mediaset, sono stato assolto due volte. Quello che faceva il presidente del Consiglio nel 2003 è condannato a quattro anni per frode fiscale. Non stiamo parlando di altre cose, la frode fiscale è una cosa ben precisa”. Già: precisa. E ritenuta provata in tre gradi di giudizio al di là di ogni ragionevole dubbio. Come pure la non colpevolezza di Fedele Confalonieri.
Così il sacrificio umano risulterà proprio inutile: perché i processi hanno vagliato attentamente anche la sua posizione. E hanno concluso – garantisticamente – che non ci sono prove contro di lui: “Nessuno dei testi sentiti in dibattimento”,affermalasentenza d’appello poi confermata in Cassazione, “ha riferito non tantodiuncoinvolgimentodelConfalonieri nei fatti di cui si discute, ma nemmeno di un diretto interessamento del settore dei diritti, presidiato, invece, in via assoluta e con diretto rapporto con Berlusconi, da Carlo Bernasconi”. I testimoni,personecheFedeleconosce bene perché lavoravano in Mediasetnelsettorediritti,daSilviaCavannaaMarinaBaldifinoa Daniele Belotti, sono stati chiarissimi : il business dei diritti tv comprati all’estero era presidiato da Bernasconi, che riferiva direttamente a Berlusconi. Perfino l’ex amministratore delegato di Mediaset Franco Tatò era escluso: ha dichiarato che anche a lui, che pure era il numero uno operativo dell’azienda, erano tenuti nascosti i veri numeri dei contratti d’acquisto: “Era un’area di attività assolutamente chiusa e impenetrabile”, dichiara Tatò, “gestita a livello più alto da Bernasconi che dava conto della sua attività direttamente a Berlusconi e non riferiva al consiglio di amministrazione”.
Povero Fedele: non dicevano niente neppure a lui, che era il presidente. Se poi l’amico Silvio lo metteva al corrente, questo per ora non risulta: ma i due sono sempre in tempo a confessare, almeno per la storia. “E poi”, continua Confalonieri, “questa frode fiscale per un gruppo che ha pagato miliardi: Fininvest 9 miliardi, Mediaset ha dato 6 miliardi all’erario da che c’è, 7 milioni e rotti avremmo frodato. E in un anno dove poi tra l’altro avevamo pagato 560 milioni di tasse, pagarne 567 non era… Però questa è la giustizia… Quindi questa è una riforma che andrebbe fatta non soltanto nel penale, ma anche nel civile e così via”. Gli eventuali studenti della Summer school di Magna Carta devono sapere che le cifre vere e così via sono un po’ diverse: la condanna definitiva riguarda, è vero, “solo” 7,3 milioni di euro, occultati nel 2002 e 2003. Ma altri 6,6 milioni riguardano il 2001 e sono stati cancellati dalla prescrizione. E in totale, scrivono i giudici, “le maggiorazioni di costo realizzate negli anni” dal sistema offshore sono di almeno “368 milioni di dollari”.
Fedele, innocente definitivo, offre il petto. Ora potrebbe anche fare il passo che manca: raccontare le cifre vere della frode e confessare che cosa sapeva lui – se sapeva – del sistema.

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