lunedì 30 settembre 2013

Riforma elettorale: porcellum o mattarellum, l’”inversione” di Grillo e Letta

Ieri sera da Fazio, Letta ha detto di preferire il ritorno al voto con una nuova legge elettorale. Oggi Grillo gli ha ricordato cosa è successo qualche mese fa: il deputato Giachetti del Pd  - dicasi Pd, stesso partito di Letta – propose il ritorno al mattarellum ma tutto il partito votò contro. E’ vero quindi ciò che asserisce Grillo: quando vi era la possibilità di votare per il ritorno alla legge elettorale precedente cancellando il porcellum, il Pd di Letta non lo ha fatto.

E’ altresì vero ciò che sostiene Letta . Il fondatore del M5S, contrariamente a ciò che sosteneva durante l’ultima campagna elettorale e nonostante il voto a favore della proposta Giachetti, vuole votare con il porcellum. Motiva la contraddizione con un argomento oggettivamente reale: questa classe politica non è riuscita a cambiare la legge elettorale, perché non la vuole realmente modificare. Oppure, se lo farà, sarà per creare un super porcellum. Ma Letta sostiene che il vero motivo dell’improvviso amore di Grillo per il porcellum è che questo sistema gli consente di fare il terzo incomodo sottraendo voti al Pdl e al Pd.
Letta dovrebbe però spiegarci per quale motivo Grillo dovrebbe essere così pirla da scegliere la strada più difficile quando, grazie all’incapacità della classe politica di centro sinistra e centro destra, è in essere una legge elettorale che consente al M5S di avere un peso in Parlamento. Che poi non lo usi, o non lo sappia usare è altra faccenda.

Pertanto, è vero ciò che sostiene Grillo nei confronti del Pd e di Letta, è vero ciò che sostiene Letta nei confronti di Grillo: il porcellum gli va bene perché gli consente di fare il terzo incomodo.

E’ indubbio che si è verificata un’inversione. Quando Letta era convinto – non si sa in virtù di quale presupposto considerando i precedenti “ballerini” del Cavaliere – che sarebbe riuscito a governare con Berlusconi, il Pd votò contro il ritorno alla precedente legge elettorale. Perché le larghe intese, quelle volute da Napolitano per la “pacificazione” tra centro-destra e centro-sinistra  –  comportavano anche le riforme costituzionali. Il cambiamento della legge elettorale rientrava in un “pacchetto” più ampio. Inspiegabilmente (si fa per dire). Sì, perché se è vero che alcune modifiche costituzionali, quali la riduzione del numero dei parlamentari eliminando i due rami del Parlamento o riscrivendo le funzioni del Senato, sono  sempre più opportune per rendere funzionale e rapido l’iter parlamentare, senza per questo ridurre le prerogative democratiche, non si capisce per quale motivo non si possa procedere per step. Iniziare, proprio dalla cancellazione del porcellum, per poi pianificare le modifiche costituzionali.

L’inversione di “gusto” sia di Grillo sia di Letta è dettata dai tatticismi del momento. Solo una reale e seria volontà di trovare uno schema legislativo che consenta agli italiani di esprimere delle preferenze e, soprattutto, di sapere che ci sarà un vincitore e uno sconfitto possono invertire la tendenza. Quella di una classe politica inetta e strumentale che agisce parlando di interessi degli italiani e di cambiamenti ma in realtà lascia tutto come prima.

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