martedì 17 settembre 2013

Nella Repubblica presidenziale di Napolitano: l’”insabbiatore” Amato nuovo giudice della Consulta




Nell’era della repubblica presidenziale di fatto, Giorgio Napolitano ha nominato come giudice della Corte Costituzionale il sempreverde Giuliano Amato. Il cosiddetto “dottor sottile”.

Il Fatto Quotidiano pubblica una telefonata che nel 1990 Amato ebbe con la vedova di un dirigente socialista. Il neo giudice costituzionale chiede alla signora di non fare i nomi dei protagonisti di una tangente da 270 milioni di lire: “Tirati fuori da questa storia” le disse.
La donna era la moglie del senatore socialista Paolo Barsacchi, morto quattro anni prima.
Il senatore era accusato dai compagni di partito di essere il beneficiario della tangente di 270 milioni di lire per la costruzione della nuova pretura di Viareggio. La vedova del senatore, Anna Maria Gemignani, non voleva che il nome del marito, solo perché è deceduto e non perseguibile, finisse nel fascicolo dei magistrati. E minacciò di fare nomi e cognomi".
Ai tempi, Giuliano Amato era deputato e vicesegretario del Psi di Bettino Craxi. Due anni dopo iniziava Tangentopoli, con il conseguente crollo di quella prima repubblica in cui Amato, non solo Bettino Craxi, giocò un ruolo da protagonista.
Ruolo che, nonostante alcuni parcheggi periferici della politica, Amato non ha mai sostanzialmente perso. E oggi, infatti, grazie a Giorgio Napolitano lo ritroviamo al centro della posizione. Della casta politica.

A parte Il Fatto Quotidiano, Wall Street Italia e il tg di La7, la notizia di questa telefonata del novello giudice della Corte Costituzionale non pare interessare la stampa cosiddetta professionista.
Cosa non si fa per non “dispiacere” il presidenzialista Napolitano. 

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