da: Il Fatto Quotidiano
Pagheremo
l’Iva e anche l’Imu. A rischio la legge di stabilità
di Stefano
Feltri
La crisi di governo non cambia le scadenze
della politica economica, ma può rivoluzionare le scelte necessarie per
rispettare i saldi di bilancio concordati con l’Europa. Da martedì partirà
l’aumento di un punto dell’Iva, sale dal 21 al 22 l’aliquota più alta: il
governo ha scelto di scaricare la responsabilità del rincaro sul Pdl di Silvio
Berlusconi, come sanzione per le dimissioni di massa dei parlamentari. Poi
tornerà, almeno in parte l’Imu sulla prima casa, visto che Berlusconi sarà
fuori dalla maggioranza e i soldi per compensare l’esenzione non sono mai stati
trovati.
Due
settimane per fare tutto
Il governo ha tempo fino al 15 ottobre per
scrivere la legge di stabilità e spedirla a Bruxelles. Per la prima volta,
grazie alle regole note come Two pack, la Commissione europea esaminerà il
bilancio triennale dello Stato prima del Parlamento. Letta e il suo ministro
del Tesoro Fabrizio Saccomanni sono
consapevoli che il passaggio è delicato: il
premier sa che senza un governo con pieni poteri il negoziato con Bruxelles
rischia di essere un disastro. La Commissione farà le sue osservazioni,
soprattutto sulle coperture, poi toccherà a palazzo Chigi e al Tesoro (oltre
che al ministro per gli Affari europei Enzo Moavero) difendere le proprie
scelte a Bruxelles. Un esecutivo in carica solo per gli affari correnti, dopo
una sfiducia parlamentare, sarebbe debolissimo.
La
manovra rimandata
È meno urgente, invece, la manovra da 3
miliardi circa per portare il deficit 2013 dal 3,1 per cento del Pil al 3, in
linea con le soglie europee. C’è tempo fino a dicembre, ma visto che i soldi
andranno trovati nel bilancio 2013 si tratterà di un intervento di sole tasse,
o con aumenti di acconti (Irpef, Ires, Irap) o di accise, un salasso
inevitabile.
La
questione Iva
Il ministro Saccomanni, d’accordo con
Letta, non ha alcuna intenzione di rimettersi a cercare il miliardo di euro che
servirebbe per evitare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22 per cento che scatta
martedì. Discorso diverso per il 2014: l’incremento di aliquota è indicato a
bilancio come strutturale, cioè destinato a rimanere per sempre. La legge di
stabilità dovrebbe essere l’occasione per rivedere però almeno i “panieri”,
cioè per spostare qualche bene di consumo nelle fasce ad aliquota ridotta.
Sull’Imu
si riapre tutto
Ora che Berlusconi è fuori, si risolve il
principale problema contabile per Saccomanni (o suoi eventuali successori):
l’Imu sulla prima casa. Il governo non aveva mai indicato dove trovare i 2,4
miliardi di euro necessari per evitare il pagamento della rata di dicembre. E
anche le coperture per la prima rata di giugno da 2 miliardi sono sempre più
evanescenti (i 600 milioni del condono per le slot machine in contenzioso col
fisco, per esempio, non ci sono). Morale: è quasi certo che sull’Imu cambierà
tutto. Pd e Scelta Civica (ma anche Sel) sono favorevoli a conservare l’e s e
nzione per i redditi bassi, ma sicuramente la lista delle case a cui si
applicherà ancora l’Imu si allungherà parecchio. Con inevitabili ripercussioni
sulla Service Tax che dovrebbe entrare in vigore dal 2014, sempre centrata
sulla casa.
Un
bilancio minimalista
Al Tesoro stanno già ragionando su come
affrontare il caos che potrebbe seguire a una sfiducia di Letta in Parlamento.
L’idea è di scrivere una legge di stabilità minimalista, con il solo obiettivo
di evitare che lo Stato finisca in esercizio provvisorio (cioè scavalli il 31
dicembre senza aver approvato i conti per l’anno seguente), lasciando poi le
scelte vere di politica economica al prossimo esecutivo. Incluso il taglio del cuneo
fiscale (cioè delle imposte pagate dai lavoratori in busta paga) per 3-4
miliardi che Letta aveva più volte annunciato.
Il
sistema è questo
Le leggi di Stabilità sono su base
triennale, quindi il governo Monti a fine 2012 ha impostato interventi per gli
anni 2013,2014 e 2015. A Letta toccherebbe fissare le direttrici per
2014-2015-2016. Ma se non avrà il consenso politico per farlo, può scrivere una
legge di stabilità che sia semplicemente una copia di quella di Monti, priva di
interventi strutturali politicamente delicati. Basta proiettare avanti di un
anno ancora i numeri e le tendenze ereditate dal Professore della Bocconi. Una
soluzione passiva che evita conseguenze peggiori e che sarebbe approvata anche
da un Parlamento spaccato e in piena campagna elettorale. Confermando così la
cifra stilistica del governo Letta: non risolvere oggi il problema che puoi
rinviare a domani.
Nessun commento:
Posta un commento