mercoledì 25 settembre 2013

Dario Bressanini: Le bugie nel carrello / 2

L’ansia dei conservanti
Tornando alla pubblicità della mortadella, il messaggio non dice «zero nitriti» ma «zero chimica». E io mi arrabbio, perché sfrutta a scopi commerciali l’immagine negativa della chimica senza fornire informazioni realmente utili al consumatore, e allo stesso tempo alimenta l’avversione verso questa disciplina scientifica, come se noi chimici fossimo tutti avvelenatori. E’ una frase stupida, ma evidentemente qualcuno la pensa diversamente, visto quanto dichiara Luca Fiumarella, direttore marketing di Fiorucci:

Obiettivo della campagna è consolidare ulteriormente l’immagine di un brand già leader, comunicando le caratteristiche della nuova Suprema 100 per cento naturale. Una novità assoluta nel mondo dei salumi, perché permette al consumatore di abbandonarsi al gusto e al piacere di una buonissima mortadella senza farsi prendere dall’ansia dovuta alla presenza di conservanti o altri elementi chimici visti come nemici della nostra salute. Suprema 100 per cento naturale, infatti, è una proposta perfettamente in linea con i trend emergenti di consumo che premiano prodotti completamente naturali; la risposta «giusta» alla crescente richiesta dei consumatori, sempre più alla ricerca del benessere senza tuttavia rinunciare al gusto!


Hai capito, caro consumatore? Non ti devi far prendere dall’ansia dei conservanti, e non ti spiego neanche perché di solito si mettono. Puoi stare tranquillo: la mortadella Fiorucci è più che naturale, è supernaturale.
Mentre mi aggiro per il supermercato con il mio carrello la vedo finalmente sugli scaffali e decido di acquistarla. Muoio dalla voglia di dare un’occhiata alla lista degli ingredienti. E poi, magari è anche buona, chi lo sa. Prendo in mano la confezione e sul davanti della busta trovo stampata la scritta «ingredienti naturali». E sotto, tra parentesi e caratteri più piccoli: «Senza conservanti e antiossidanti di origini chimica». Dal punto di vista scientifico è una frase priva di senso. Tutto è chimica, perché ogni cosa è fatta di molecole. Le proprietà di una sostanza non dipendono dal fatto che si trovi in natura o sia stata sintetizzata in laboratorio, quindi specificare l’origine di una molecola non fornisce nessuna informazione utile. Ecco perché sulla confezione non c’era scritto «zero conservanti»: questa mortadella i conservanti li contiene, solo che il consumatore non li vuole vedere neanche di striscio, quindi conviene dirgli che si tratta di una sostanza naturale. Ora però sono proprio curioso di capire che diavolo sono questi conservanti di «origine naturale». Giro la confezione e leggo l’etichetta:

Ingredienti: carne di suino, trippino di suino, sale, zucchero, spezie, aromi naturali. Conservante (nitrito di sodio) di origine naturale. Antiossidante (acido ascorbico) di origine naturale. Contiene sedano.

Nitrito di sodio! Ma come! Allora mi prendono in giro. Che sia di origine naturale o meno, è pur sempre nitrito di sodio, con le sue proprietà. Sarei curioso di sapere quante persone, leggendo distrattamente solo le scritte grandi sulla confezione, siano indotte a pensare che questa mortadella non contenga conservanti, e in particolare il nitrito di sodio.
In pratica, che cosa significa che il nitrito di sodio impiegato è di «origine naturale»? Cioè, da chimico mi chiedo: come fanno? Cosa ci mettono? L’azienda non lo spiega e noi possiamo soltanto fare delle ipotesi. Se io fossi un tecnico alimentare dell’azienda, e un addetto al marketing – un creativo, come li chiamano ora – venisse a chiedermi non di evitare i conservanti (nessuno vuole che i consumatori si prendano il botulino), ma di reperirli «in modo naturale» per poter sfruttare l’idea a scopo pubblicitario, cercherei di inventarmi qualcosa. Per esempio, potrei utilizzare alcuni tipi di vegetali, come gli spinaci o il sedano, che sono naturalmente ricchi di nitriti e nitrati. Li assorbono dalla terra e dai fertilizzanti. Sarà per questo che nell’etichetta della mortadella è indicato il sedano? Forse è stato aggiunto all’impasto un estratto di sedano particolarmente ricco di nitriti. Non è dato saperlo. Immagino sia un segreto industriale.
Anche dell’antiossidante si dice che è di origine naturale. Sarà, ma è pur sempre acido ascorbico, cioè innocua vitamina C. Non capisco perché si dovrebbe avere paura di questa sostanza, è perché uno dovrebbe prendersi la briga di specificare l’origine. Bè, un motivo c’è, ovviamente, ma non è di natura scientifica. Ci sono persone che subiscono il fascino irresistibile del termine «naturale», e la pubblicità se ne avvantaggia.
Insomma, nella mortadella Fiorucci i nitriti ci sono eccome. Quanti consumatori sono stati indotti dalla campagna promozionale a pensare che non contenga conservanti? Quasi sempre la parola «chimica» assume una connotazione negativa quando è associata agli alimenti, come se fosse sinonimo di veleni e sostanze pericolose. Invece di ricorrere a diciture ridicole come «nitriti di origine naturale», l’azienda potrebbe dichiarare quanti ne contiene la sua mortadella.
Così fornirebbe un’informazione utile al consumatore.

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