Nel post precedente ho riportato alcune dichiarazioni
di Ilda Bocassini in merito alla “qualità” degli stipendi dei lavoratori nella
Giustizia. In questo post, riporto un articolo sugli stipendi dei manager
bancari.
Come dire: da stipendi di merda a..che
merdata gli stipendi a presunti manager.
da: Il Fatto Quotidiano
Mentre
le banche colano a picco ai banchieri 10mila euro al giorno
Gli
istituti di credito chiedono ai risparmiatori altri 5 miliardi per ripianare i
buchi causati dalla cattiva gestione dei manager. I quali intanto intascano
stipendi e bonus milionari: dai 3,9 milioni di Cucchiani (Intesa) ai 3 di
Ghizzoni (Unicredit)
di Salvatore
Cannavò
Diecimila euro al giorno. Anzi, 10.786. Per
365 giorni l’anno, comprese le feste e i riposi. Sono quasi 4 milioni di euro.
A guidare la classifica dei manager bancari più pagati è Enrico Cucchiani, il
consigliere delegato di Intesa San Paolo, formalmente numero due del gruppo
bancario, dopo il presidente Giovanni Bazoli, ma in realtà il vero capo
azienda. L’elenco, pubblicato
dalla Fiba, il sindacato dei lavoratori bancari e
assicurativi della Cisl, stride clamorosamente con l’ennesima richiesta di
fondi da parte delle banche. Servono circa 5 miliardi per risanare i bilanci
disastrati di banche come Mps, Banca Marche, Popolare di Spoleto o Popolare di
Milano. Ed è in contrasto con l’andamento complessivo del settore in cui
l’associazione bancari, Abi, minaccia la disdetta del contratto nazionale, gli
esuberi accertati sono oltre 20 mila e altri licenziamenti potrebbero essere in
arrivo.
La Fabi Cisl, diretta da Giulio Romani, non
un estremista, sta raccogliendo le firme per una legge di iniziativa popolare con
l’obiettivo di porre “limiti massimi agli emolumenti dovuti ai top manager”.
I DATI MOSTRANO una realtà impressionante:
la crisi del settore bancario non ha avuto alcun riflesso sulle retribuzioni
dei manager. Anzi, come nota la Fiba, il rapporto tra i compensi agli alti
vertici e il contratto medio del settore è di 1 a 46. In relazione agli
stipendi medi che vigono in Italia, però, il rapporto può essere anche di uno a
100. E stiamo parlando di compensi che, sia pur lievemente, sono stati ridotti
rispetto agli anni scorsi.
Cucchiani, che colleghi e dipendenti
chiamano “il signor altrove”, rappresenta solo l’apice più evidente delle
disparità. Dietro di lui troviamo l’ad di Unicredit, l’altro grande gruppo
bancario italiano, che al giorno riesce a guadagnare 8.211 euro, quasi 3
milioni all’anno. Seguono Enzo Chiesa, del Banco popolare di Milano, 8 mila
euro al giorno, poi ancora altri due dirigenti di Intesa, Carlo Messina (5.907)
e Gaetano Micciché (5.742) e poi tutti gli altri come si può leggere nella tabella
in pagina (i dati sono riferiti ai compensi del 2012).
A conferma della contraddizione tra la
conduzione di un gruppo bancario e i compensi percepiti, il primo in classifica
tra i presidenti è Giuseppe Mussari: oltre duemila euro al giorno, 730 mila
euro l’anno per distruggere il Monte Paschi. L’ad, Fabrizio Viola, nel
2012 ne ha guadagnati 1,5 milioni, 4 mila euro al giorno. Come ormai è noto,
nel 2012 il Monte Paschi di Siena ha chiuso con un passivo di 3,6 miliardi che
si sommano ai 4,7 miliardi persi nel 2011.
La relazione tra andamento delle banche e
premi ai manager, di fatto, non sussiste. L’altra banca che, dopo Mps, è finita
sotto i riflettori per le proprie, la Carige, ha chiuso il 2012 con un deficit
di 63 milioni ma il suo presidente ha intascato 1,2 milioni di compenso
annuo mentre l’ad si è fermato a 704 mila euro (uno dei pochi casi in cui il
presidente guadagna più del-l’ad). Molto più disarmante la sproporzione che si
registra al Banco popolare. Con un 2012 in rosso per la bellezza di 944
milioni, che si sommano ai 2,25 miliardi di perdita del 2011, l’istituto che ha
riunito diverse banche popolari ha remunerato il presidente, Carlo Fratta
Pasini, con 597 mila euro l’anno e l’ad, Pier Francesco Saviotti con 1,7
milioni, oltre 5 mila euro al giorno. Alla Banca popolare di Milano la perdita
2012 è di 473 milioni ma il presidente, Andrea Bonomi, si è messo in tasca 615
mila euro, mentre l’ad ha superato il milione di euro. Il cattivo rapporto tra
compenso e andamento della gestione riguarda anche il prestigioso Unicredit. La
perdita del 2012 è stata di 220 milioni di euro, in netto miglioramento
rispetto ai 6,3 miliardi di deficit del 2011. Ma l’ad Federico Ghizzoni ha
intascato quasi 3 milioni di euro e poco meno ha guadagnato il direttore generale,
Roberto Nicastro con 2,4 milioni.
IN INTESA, almeno, hanno potuto esibire un
bilancio in nero per 1,6 miliardi nel 2012 anche se il 2011 è stato in rosso
per oltre 8 miliardi. Ma va anche segnalato che retribuire i consiglieri di
amministrazione e controllo e i dirigenti più importanti, la banca ha speso 73
milioni di euro. Per sedersi nel Consiglio di gestione, ad esempio, un membro
come Elio Catania incassa 150 mila euro l’anno. Banca Marche, infine, è
stata disastrata (perdita 2012 a 500 milioni e aumento di 2 miliardi dei
crediti incagliati) da un manager, Massimo Bianconi, che viaggiava su 1,6
milioni l’anno (il successore, Goffi, è sceso di meno della metà).
L’obiettivo della Cisl è porre come limite
per la retribuzione fissa lo stesso importo stabilito dal governo per i manager
pubblici: 294 mila euro l’anno. A cui aggiungere una parte variabile, con un
importo analogo come picco massimo, “ragguagliato ai risultati raggiunti e alla
grandezza dell’azienda amministrata”. “Si tratta, spiega al Fatto Giulio
Romani, di ristabilire un equilibrio tra parte fissa e variabile, di
eliminare lo scandalo dei bonus, spesso erogati in pieno conflitto di interesse
e di legare i compensi variabili a valori accettabili: ad esempio l’aumento
dell’occupazione”.
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