Dal 19 agosto è in attivazione il reddittometro.
Criterio di rilevazione
I primi redditi sui
quali si “accendono i riflettori” sono quelli del 2009, dichiarati nel 2010. Il
sistema in questione dovrebbe ricostruire per ciascun contribuente le spese
effettuate desunte dalle banche dati collegate all’Agenzia. Tali movimenti sono
messi a confronto con il reddito dichiarato dal contribuente per quell’anno.
Nel caso in cui la differenza tra costi ed entrate superi il 20% il
“riflettore” si accende e scatta l’accertamento. Inizialmente, i controlli
saranno effettuati sugli scostamenti più eclatanti.
Conseguenze degli accertamenti
In caso di
accertamento di uno scostamento superiore al 20% tra spese effettuate e reddito
percepito - considerando come tale il reddito familiare complessivo - il
contribuente sarà inviato a presentari all’Agenzia delle
Entrate per dare
spiegazioni. Dovrà essere in grado di dimostrare come ha potuto sostenere una
spesa non coerente con il reddito percepito (es. donazione, utilizzo di
risparmi). Se le spiegazioni saranno accettate, non scatterà nessun contenzioso
tra Fisco e contribuente.
Se, viceversa, il
Fisco non dovesse ritenere consone le motivazioni addotte, scatterebbe una
seconda fase di accertamenti più approfonditi nella quale il contribuente potrà
oppore motivazioni logiche (non necessariamente prove documentali). Se anche al
termine di questa fase il Fisco ritenesse ingiustificabili le spiegazioni
fornite, si passerà alla terza fase: quella di accertamento formale.
L’Agenzia delle
Entrate quantificherà il maggior reddito accertabile, stabilirà la maggiore
imposta da pagare e chiederà al contribuente di aderire al pagamento delle
somme richieste. Il contribuente dovrà pagare entro quindici giorni per avere
le sanzioni ridotte, oppure avviare un contenzioso, ricorrendo alla giustizia
tributaria.
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