da: Il Salvagente
Equitalia:
le 120 rate? Finora solo una favola del governo
Non
è ancora entrata in vigore la normativa tanto propagandata prima delle vacanze.
di Carla
Tropia
Pagare a rate un debito con Equitalia è una
chance importante. La rateizzazione di una cartella esattoriale dà il tempo di
recuperare risorse per chiudere i conti con l’agente della riscossione.E,
dunque, è comprensibile che in molti abbiano tirato un sospiro di sollievo
quando, il 21 giugno scorso, è stato approvato il decreto del Fare (d.l. 69/13
convertito in legge a fine agosto) che, sulla carta, dà la possibilità di
“spalmare” su 10 anni - fino a un massimo di 120 rate - i debiti con Equitalia.
Una possibilità importante, ma come
chiarisce il numero del settimanale Il salvagente, in edicola da giovedì 26
settembre, è tutto ancora in alto mare.
Le
120 rate ancora non esistono
Mentre la cronaca di questi giorni ci
riporta uno scandalo che mina, ancora una volta, l’immagine di Equitalia (5
indagati per corruzione: impiegati e un ex
dirigente di Equitalia che avrebbero
accettato mazzette per facilitare l’accoglimento di richieste di rateizzazione
di chi non ne aveva diritto), “fuori” c’è il mondo reale di chi non ce la fa
più a pagare tasse, sanzioni e tributi e non si sogna nemmeno di corrompere
qualcuno. E che, pure, a qualche agevolazione avrebbe proprio diritto.
Una
novità ferma al palo
Peccato, però, che la novità sia ferma al
palo. Scritta nero su bianco nel decreto del Fare, in realtà la dilazione del
debito non è al momento operativa.
Manca
il decreto attuativo
E non opera perché manca il decreto
attuativo del ministero dell’Economia e delle finanze, che sarebbe dovuto
essere emanato entro 30 giorni dalla legge di conversione del decreto legge
69/13, vale a dire entro il 20 settembre scorso. E invece non c’è ancora.
Mancando il decreto ministeriale, che deve
dettare la disciplina dettagliata dell’agevolazione, la possibilità di
allungare il pagamento del debito con Equitalia dalle attuali 72 rate mensili
alle previste 120 resta solo una bella enunciazione. Eventuali richieste di
rateizzazione presentate in questi giorni sono concesse, dunque, solo per le
canoniche 72 rate.
I
primi chiarimenti
Intanto, però, la stessa Equitalia, con una
direttiva del 1° luglio ha dato alcuni chiarimenti sulla disciplina che, si
spera presto, diverrà operativa a tutti gli effetti: ha chiarito, per esempio,
che il maggior termine di dilazione troverà applicazione anche per le dilazioni
in corso. Che dunque, una volta emanato l’atteso decreto ministeriale e
ovviamente sussistendone i presupposti, potranno essere rimodulate secondo la
nuova disciplina più favorevole al debitore.
Sarà inoltre consentita la richiesta di una
proroga della rateazione per altre 120 rate.
Il
problema della documentazione
Quello che resta ancora oscuro, invece, è
quale sia la documentazione da esibire per dimostrare la difficoltà
incolpevole, legata alla avversa congiuntura economica, come chiede la legge.
E non è un dubbio da poco.
La dilazione in 120 rate può essere
concessa a chi si trova, per motivi diversi dalla propria responsabilità, in
una accertata e grave situazione di difficoltà legata alla congiuntura
economica.
Due
requisiti molto rigorosi
Questa condizione richiede che ricorrano
contemporaneamente due requisiti molto rigorosi (che non consentiranno a tutti
di rientrarvi): l’impossibilità per il contribuente di assolvere il pagamento
secondo un piano di rateazione ordinario (ovvero fino a 72 rate) e la
valutazione della sua solvibilità in relazione al numero massimo di rate
concedibili con le nuove disposizioni.
I requisiti, dimostrati documentalmente dal
debitore, saranno accertati e valutati in una istruttoria (presumibilmente
lunga) dal cui esito dipenderà la concessione o meno della dilazione. E a oggi
non si sa ancora quali valori e documenti dovrà produrre il contribuente perché
gli possa essere concessa.
Il conto del nuovo strumento è salato
Il conto del nuovo strumento è salato
Un altro punto critico della nuova disciplina
dovrebbe preoccupare i debitori: il nuovo strumento costa molto.
La dilazione fino a 120 rate riguarda, infatti, solo i debiti iscritti a ruolo, dunque notificati da Equitalia al debitore con cartella di pagamento. Sono in tanti a pensare che, per favorire veramente i contribuenti in difficoltà, sarebbe stato meglio concedere la dilazione prima, cioè al momento del ricevimento dell’avviso bonario di pagamento. Le ragioni a favore di questa scelta sarebbero state molte: quando un contribuente omette di versare quanto dovuto, riceve dall’Agenzia delle Entrate una comunicazione (avviso bonario) con cui è richiesta l’imposta con interessi e sanzioni nella misura del 10% (anche gli avvisi bonari possono essere rateizzati in un massimo di 6 rate trimestrali per debiti fino a 5mila euro o in 20 rate trimestrali per quelli superiori).
Le somme non pagate contenute in questo atto sono poi iscritte a ruolo e da quel momento diventano un credito di Equitalia che, successivamente, procederà con la notifica della cartella di pagamento. In questo passaggio il conto si fa molto più salato: sugli omessi versamenti le sanzioni sono del 30% ed è calcolato anche l’aggio di riscossione all’8%. Ciò significa che, se da un lato il contribuente con la cartella di pagamento può beneficiare di più tempo per pagare, dall’altro il suo debito diventa decisamente superiore.
La dilazione fino a 120 rate riguarda, infatti, solo i debiti iscritti a ruolo, dunque notificati da Equitalia al debitore con cartella di pagamento. Sono in tanti a pensare che, per favorire veramente i contribuenti in difficoltà, sarebbe stato meglio concedere la dilazione prima, cioè al momento del ricevimento dell’avviso bonario di pagamento. Le ragioni a favore di questa scelta sarebbero state molte: quando un contribuente omette di versare quanto dovuto, riceve dall’Agenzia delle Entrate una comunicazione (avviso bonario) con cui è richiesta l’imposta con interessi e sanzioni nella misura del 10% (anche gli avvisi bonari possono essere rateizzati in un massimo di 6 rate trimestrali per debiti fino a 5mila euro o in 20 rate trimestrali per quelli superiori).
Le somme non pagate contenute in questo atto sono poi iscritte a ruolo e da quel momento diventano un credito di Equitalia che, successivamente, procederà con la notifica della cartella di pagamento. In questo passaggio il conto si fa molto più salato: sugli omessi versamenti le sanzioni sono del 30% ed è calcolato anche l’aggio di riscossione all’8%. Ciò significa che, se da un lato il contribuente con la cartella di pagamento può beneficiare di più tempo per pagare, dall’altro il suo debito diventa decisamente superiore.
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