da: Lettera 43
Ha
cominciato come modello. Poi è diventato cantante. Ora trasforma fiction di
serie B in fenomeni. Per Canale 5.
di Massimiliano
Jattoni Dall'Asén
Baciamo le mani-Palermo New York 1958 (Canale 5, venerdì, ore 21.25) è la sua ultima fatica. Ultima perla di una carriera di oltre cinque lustri nella sceneggiatura di fiction per Canale 5 dove l'italico gusto per il trash spesso va a braccetto con il successo di ascolti. Una poetica fatta di passionacce, sangue, tradimenti. E condita da una recitazione esasperata.
UN'AURA DI MISTERO. Per anni, però, di
Teodosio Losito, sceneggiatore e produttore di capolavori dell'orrido come L'Onore
e il Rispetto e Il Peccato e la Vergogna, si è saputo ben poco, al
punto che si pensava che il suo nome fosse quello di un ghostwriter.
Da
ortolano e modello a Sanremo
Nato quasi mezzo secolo fa in una famiglia
pugliese emigrata a Milano, Losito al successo è arrivato dopo aver cambiato
più volte lavoro e ambizioni.
Dopo il diploma in ragioniera si barcamenò
per un po' tra vari lavoretti, dal muratore all'ortolano. Finché, anche grazie
al bell'aspetto (capello biondo e lineamenti quasi androgini, che andavano così
di moda negli Anni 80), tentò senza fortuna la carriera di modello per poi finire
figurante tra i ragazzi di Popcorn, contenitore musicale del pomeriggio di
Canale 5 guidato da Claudio Cecchetto.
Correva l'anno 1982 e Losito ormai cullava
il sogno di diventare un cantante.
L'INCONTRO CON IVAN CATTANEO. La
fortuna sembrava essere dalla sua quando incontrò Ivan Cattaneo che gli diede
la chance per trasformarsi da semplice figurante a protagonista: l'artista
infatti gli produsse il singolo Formica d'estate/Boys & Boys (entrambi
brani scritti e già interpretati dallo stesso Ivan nel 1979).
L'anno della svolta... verso l'uscita, nel senso che la neonata carriera musicale di Losito ricevette una sonora battuta d'arresto avviandosi al tramonto, fu il 1987 quando, non si sa come, col nome d'arte di Teo riuscì a infilarsi tra i giovani in corsa al 37esimo Festival di Sanremo.
L'anno della svolta... verso l'uscita, nel senso che la neonata carriera musicale di Losito ricevette una sonora battuta d'arresto avviandosi al tramonto, fu il 1987 quando, non si sa come, col nome d'arte di Teo riuscì a infilarsi tra i giovani in corsa al 37esimo Festival di Sanremo.
LA BOCCIATURA AL FESTIVAL. Non c'è
bisogno di dirlo: l'esibizione stentorea di Losito non lo fece accedere alla
finale e della canzone Ma che bella storia non è rimasto traccia
nella memoria popolare, nemmeno grazie allo strampalato ritornello «Ma chi
gatto me l'ha fatto fare».
Teo non si diede per vinto e ci riprovò con un paio di album e qualche singolo. Ma per l'ex modello-ortolano una vita nella pop music era ormai esclusa.
Teo non si diede per vinto e ci riprovò con un paio di album e qualche singolo. Ma per l'ex modello-ortolano una vita nella pop music era ormai esclusa.
La prima sceneggiatura nel 2001
Dismessi gli abiti canterini, a Losito si
presentò l'occasione di provarci ancora nel mondo dello spettacolo. Ma come
attore. Nel 1988 apparve su RaiUno accanto a Donatella Rettore, Andrea Mingardi
e Fausto Leali in un serial tivù in diverse puntate intitolato Un giorno
d'estate.
Tre anni più tardi era nel cast di un
thriller erotico diretto da Joe D'Amato, Sul filo del rasoio. Forse
sperando in una carriera internazionale, il nome nei crediti fu inglesizzato:
Theo Losito. Ma anche questa volta buttò male e sulle scarse doti recitative
del lombardo-pugliese naufragò l'ennesimo sogno di diventare una star.
GARKO, ATTORE-FETICCIO. Losito, però, avvezzo ai fallimenti si rimboccò le maniche, buttandosi sulla scrittura. Intraprendendo così, senza nemmeno saperlo, quella che divenne poi la sua vera carriera. La sceneggiatura de Il morso del serpente nel 2001 diventò un film per la tivù con protagonista Gabriel Garko, il bel piemontese - allora noto soprattutto per la sua relazione con la bombastica Eva Grimaldi e dalle dubbie capacità recitative - è diventato attore-feticcio nell'ampia produzione televisiva lositana.
In società con l'amico intimo Alberto Tarallo, Losito aprì così la Ares Film e sfornò con lo stesso ritmo indefesso con il quale una massaia bolognese impasta tortellini, un susseguirsi ininterrotto di feuilleton per il piccolo schermo.
IL GENERE MÉLO-TRASH. Un po’ fotoromanzi televisivi, un po’ mélo, magari con una spruzzata di atmosfere - dice lui - «alla Hitchock», le sue fiction sfiorano il capolavoro trash: Il Bello delle donne, Mogli a pezzi, Il Peccato e la Vergogna, la recente e orrida Pupetta–Il Coraggio e la Passione con Manuela Arcuri la cui inclassificabile recitazione ha scatenato i lazzi sul web («Il coraggio e la passione. Il coraggio del regista nel dare il ruolo di Pupetta alla Arcuri e la passione degli italiani per 'ste oscenità», è stato il caustico commento della blogger Selvaggia Lucarelli).
GARKO, ATTORE-FETICCIO. Losito, però, avvezzo ai fallimenti si rimboccò le maniche, buttandosi sulla scrittura. Intraprendendo così, senza nemmeno saperlo, quella che divenne poi la sua vera carriera. La sceneggiatura de Il morso del serpente nel 2001 diventò un film per la tivù con protagonista Gabriel Garko, il bel piemontese - allora noto soprattutto per la sua relazione con la bombastica Eva Grimaldi e dalle dubbie capacità recitative - è diventato attore-feticcio nell'ampia produzione televisiva lositana.
In società con l'amico intimo Alberto Tarallo, Losito aprì così la Ares Film e sfornò con lo stesso ritmo indefesso con il quale una massaia bolognese impasta tortellini, un susseguirsi ininterrotto di feuilleton per il piccolo schermo.
IL GENERE MÉLO-TRASH. Un po’ fotoromanzi televisivi, un po’ mélo, magari con una spruzzata di atmosfere - dice lui - «alla Hitchock», le sue fiction sfiorano il capolavoro trash: Il Bello delle donne, Mogli a pezzi, Il Peccato e la Vergogna, la recente e orrida Pupetta–Il Coraggio e la Passione con Manuela Arcuri la cui inclassificabile recitazione ha scatenato i lazzi sul web («Il coraggio e la passione. Il coraggio del regista nel dare il ruolo di Pupetta alla Arcuri e la passione degli italiani per 'ste oscenità», è stato il caustico commento della blogger Selvaggia Lucarelli).
Se
le fiction di serie B diventano casi televisivi
Fino, come si diceva, alla sua ultima
fatica ora in onda, Baciamo le mani, con una Sabrina Ferilli in fuga
a New York dalle insidie di un boss mafioso siciliano e il solito condimento di
recitazione esasperata, fatti di sangue, malavita, passioni, corna e una Grande
Mela ricostruita - e si vede benissimo - in Bulgaria.
Delle fiction di Losito si ride, ma qualcosa negli ultimi anni è successo.
IL FENOMENO MEDIATICO. A forza di criticarli, sui giornali e durante le cene tra amici, questi piccoli momenti cult del peggio della tivù italiana hanno finito per trasformarsi in veri fenomeni mediatici, tanto da guadagnarsi titoloni sui quotidiani e rendere quasi ogni volta la piatta e spesso imbarazzante apparizione di Garko un evento.
Complici gli ottimi ascolti, Teodosio Losito è diventato un caso. «Se trash significa stare dalla parte del pubblico», è la risposta che lo sceneggiatore dà a chi lo critica, «allora sono trash».
IN DIFESA DELLA CASALINGA DI VOGHERA. Per poi aggiungere piccato: «Non sono snob, io voglio sempre essere aggiornato dalla casalinga di Voghera, a differenza dei critici che vorrebbero vederla morta».
Lui ad ammazzar di sonno il suo pubblico ci prova sempre, ma finora - miracoli del tubo catodico - non c'è riuscito del tutto.
Delle fiction di Losito si ride, ma qualcosa negli ultimi anni è successo.
IL FENOMENO MEDIATICO. A forza di criticarli, sui giornali e durante le cene tra amici, questi piccoli momenti cult del peggio della tivù italiana hanno finito per trasformarsi in veri fenomeni mediatici, tanto da guadagnarsi titoloni sui quotidiani e rendere quasi ogni volta la piatta e spesso imbarazzante apparizione di Garko un evento.
Complici gli ottimi ascolti, Teodosio Losito è diventato un caso. «Se trash significa stare dalla parte del pubblico», è la risposta che lo sceneggiatore dà a chi lo critica, «allora sono trash».
IN DIFESA DELLA CASALINGA DI VOGHERA. Per poi aggiungere piccato: «Non sono snob, io voglio sempre essere aggiornato dalla casalinga di Voghera, a differenza dei critici che vorrebbero vederla morta».
Lui ad ammazzar di sonno il suo pubblico ci prova sempre, ma finora - miracoli del tubo catodico - non c'è riuscito del tutto.
La casalinga di Voghera ringrazia e anche
le casse della Ares Film. Alla faccia di tutti noi che rosichiamo.
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