da: La Stampa
E così vorreste condannarlo ai
domiciliari. Costringerlo a trascorrere un anno sul divano della trisnonna,
intrappolato fra pareti color salmone, al lume fioco di una lampada a forma di
fungo atomico, tra le braccia di una giovane donna che lo soffoca con promesse
di amore eterno, quando lui chiede soltanto libertà.
Fanatici senza cuore, ma non vi tormenta il
destino di quest’essere incolpevole che una serie inaudita di coincidenze ha
trascinato negli abissi domestici documentati dalla foto? Abbiate il coraggio
di guardarlo, tremate davanti al suo smarrimento, date sfogo all’imbarazzo e al
rimorso che vi suscita il suo atteggiamento di resa. Dove sono l’antica
fierezza, la passione per gli ambienti promiscui e la spregiudicatezza che gli
consentiva di oltrepassare ogni porta socchiusa, infischiandosene di regole e
divieti?
Neanche un mostro merita di finire così. E
lui non è un mostro. Chiunque abbia lo sguardo puro di un Bondi lo troverà
bellissimo. È solo troppo orgoglioso per chiedere la grazia. E allora la
chiediamo noi: libertà per il cagnolino Dudù.
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