da: Corriere della Sera - 30 luglio 2013
De
Gregori: non voto più
La
mia sinistra si è persa tra slow food e No Tav
«Ringrazio
Dio che il Pd non governi con Grillo» Forse potevamo farci meno domande su
Noemi e più sull'Ilva
Francesco
De Gregori, sono sei anni, da quando in un'intervista al «Corriere» lei demolì
la figura allora emergente di Veltroni, che non parla di politica. Che cosa le
succede?
«Succede che il mio interesse per la
politica è molto scemato. Ha presente il principio fondativo delle rivoluzioni
liberali, "no taxation without representation?". Ecco, lo rovescerei:
pago le tasse, sono felice di farlo, partecipo al gioco. Però, per favore,
tassatemi quanto volete, ma non pretendete di rappresentarmi».
Cos'ha
votato alle ultime elezioni?
«Monti alla Camera e Bersani al Senato. Mi
pareva che Monti avesse governato in modo consapevole in un momento difficile.
Sono contento di com'è andata? No. Oggi non so cosa farei. Probabilmente non
voterei. Con questo sistema, tanto vale scegliere i parlamentari sull'elenco
del telefono».
Dice
questo proprio lei, considerato il cantautore politico per eccellenza? L'autore
de «La storia siamo noi», per anni colonna sonora dei congressi della sinistra
italiana?
«Continuo a pensarmi di sinistra. Sono nato
lì. Sono convinto che vadano tutelate le fasce sociali più deboli, gli
immigrati, i giovani che magari oggi nemmeno sanno cos'è il Pd. Sono convinto
che bisogna lavorare per rendere i poveri meno poveri, che la ricchezza debba essere
redistribuita; anche se non credo che la ricchezza in quanto tale vada punita.
E sono a favore della scuola pubblica, delle pari opportunità, della
meritocrazia.
Tutto questo sta più nell'orizzonte
culturale della sinistra che in quello della destra. Ma secondo lei cos'è oggi
la sinistra italiana?».
Me
lo dica lei, De Gregori.
«È un arco cangiante che va dall'idolatria per le piste ciclabili a un
sindacalismo vecchio stampo, novecentesco, a tratti incompatibile con la
modernità. Che agita in continuazione i feticci del "politicamente corretto", una moda americana
di trent'anni fa, e della "Costituzione più bella del mondo". Che si
commuove per lo slow food e poi
magari, "en passant", strizza l'occhio ai No Tav per provare a fare scouting con i grillini. Tutto questo non
è facile da capire, almeno per me».
Alla
fine la sinistra si è alleata con Berlusconi.
«Questo governo non piace a nessuno. Ma
credo fosse l'unico possibile. Ringrazio Dio che non si sia fatto un governo
con Grillo e magari un referendum per uscire dall'euro. Se poi molti nel Pd
volevano governare con Grillo e io non sono d'accordo non è un dramma. Ora il
Pd è di moda occuparlo, prendere la tessera per poi stracciarla. Non ne posso
più di queste spiritosaggini».
Apprezza
Letta?
«Le ho detto che seguo poco. Se mi chiede
chi è ministro di cosa, magari non lo so. Quando viaggio compro sei giornali,
ma dopo dieci minuti li poso e comincio a guardare fuori dal finestrino...».
Colpa
dei giornali o della politica?
«Magari è colpa mia. Mi sento, mischiando
Prezzolini e Togliatti, un "inutile apota". Comunque nutro un
certo rispetto per il lavoro non facile di Letta e di Alfano. Sono stufo del
fatto che, appena si cerca un accordo su una riforma, subito da sinistra si
gridi all'"inciucio", al tradimento. Basta con queste sciocchezze.
Basta con l'ansia di non avere nemici a sinistra; io ho sempre avuto nemici a
sinistra, e non me ne sono mai occupato. Ho votato Pci quando era comunista
anche Napolitano. Ma viene il momento in cui la realtà cambia le cose, bisogna
distaccarsi da alcune vecchie certezze, lasciare la ciambella di salvataggio ed
essere liberi di nuotare, non abbandonando per questo la tua terra d'origine.
Non ce la faccio più a sentir recitare la solita solfa "Dì qualcosa di sinistra". Era la bellissima battuta di un
vecchio film, non può diventare l'unica bandiera delle anime belle di oggi.
Proviamo piuttosto a dire qualcosa di sensato, di importante, di nuovo. Magari
scopriremo che è anche di sinistra».
Di
Berlusconi cosa pensa?
«Berlusconi è stato fondamentalmente un
uomo d'azienda. Nel suo campo e nel suo
tempo una persona molto abile, non un vecchio padrone delle ferriere. Ha
fatto politica solo per proteggere i suoi interessi, senza avere nessun senso
dello Stato, nessun rispetto per le regole e, credo, con alle spalle una scarsa
cultura generale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. È imputato di
reati gravi e si è difeso dai processi più che nei processi. Che altro vuole
sapere? Aveva ragione l'Economist : Berlusconi era inadatto a governare
l'Italia. Mi chiedo però anche se l'Italia sia adatta a essere governata da
qualcuno».
Un
premier non telefona in questura per far liberare un'arrestata dicendo che è la
nipote di Mubarak, non crede?
«Certo. Andreotti non si sarebbe mai
esposto così. Però, guardi, ho seguito con crescente fastidio e disinteresse
l'accanimento sulla sua vita privata. Forse potevamo farci qualche domanda in
meno su Noemi e qualcuna di più sull'Ilva di Taranto? Pensare di eliminare Berlusconi per via giudiziaria
credo sia stato il più grande errore
di questa sinistra. Meglio sarebbe stato elaborare
un progetto credibile di riforma della società e competere con lui su temi
concreti, invece di gingillarsi a chiamarlo Caimano e coltivare
l'ossessione di vederlo in galera. Non condivido nulla dell'etica e
dell'estetica berlusconiana, ma mi irrita sentir parlare di "regime
berlusconiano": è una falsa rappresentazione, oltre che una mancanza di
rispetto per gli oppositori di Castro o di Putin che stanno in carcere. E ho
trovato anche ridicolo che si sia appiccicata una lettera scarlatta al sindaco
di Firenze per un suo incontro col premier».
Renzi
appare l'uomo del futuro.
«Renzi è uno che ha sparigliato. Se il Pd
avesse candidato lui probabilmente avrebbe vinto. Ma la scelta del termine
rottamazione non mi è mai piaciuta, mi è sempre parsa volgare e violenta. E poi
non sono più disposto a seguire nessuno a scatola chiusa».
Quindi
non crede in lui? E non voterà alle primarie?
«Il verbo "credere" non dovrebbe
appartenere alla politica. Non basta promettere bene e saper comunicare. E poi
penso di non votare alle secondarie, si figuri se voterò alle primarie. Il Pd
sta passando l'estate a litigare. E magari anche Renzi ne uscirà logorato».
Aveva
acceso speranze Grillo e l'idea della rete come veicolo di
partecipazione.
«Ho trovato inquietante la campagna di Grillo, il suo modo di essere e di
porsi, il rifiuto del confronto, le adunate oceaniche. Condivido i tagli ai costi della politica e la
richiesta di moralizzazione che viene da molti e che Grillo ha saputo ben
intercettare. Molti elettori e molti eletti del M5S sono sicuramente persone
degne e capaci di fare politica. Ma questa
idea della Rete come palingenesi e istituzione iperdemocratica mi ricorda i
romanzi di Urania».
Con
Veltroni avete fatto pace?
«Per quell'intervista mi saltarono addosso
in molti, compresi alcuni colleghi cantanti. Qualcuno mi chiese addirittura
"Chi ti ha pagato?". Con Veltroni ci siamo incontrati per caso un
paio di mesi fa al Salone del Libro a Torino, abbiamo parlato qualche minuto e
credo che questo abbia fatto piacere a tutti e due. È sempre una persona molto
ricca sul piano umano. Ma non mi andava di essere catalogato tra i Veltroni
Boys».
Non
c'è proprio nessuno che le piaccia?
«Papa
Francesco, la più bella notizia
degli ultimi anni. Ma mi piaceva anche
Ratzinger. Intellettuale di altissimo livello, all'apparenza nemico del mondo moderno e in realtà avanzatissimo,
grande teologo e per questo forse distante dalla gente. Magari i fedeli in
piazza San Pietro non lo capivano. Ma il suo discorso di Ratisbona fu un
discorso importante».
Oggi
non canterebbe più «Viva l'Italia»?
«Al contrario. Sono convinto che l'Italia
abbia grandi chance per il futuro. E ogni volta che canto quella canzone sento
che ogni parola di quel testo continua ad avere un peso. "L'Italia che
resiste", ad esempio; e solo le anime semplici potevano pensare che
c'entrasse qualcosa con lo slogan giustizialista "resistere resistere
resistere". "L'Italia che si dispera e l'Italia che s'innamora".
L'Italia che ogni tanto s'innamora delle persone sbagliate, da Mussolini a
Berlusconi. Ma il mio amore per l'Italia, e per gli italiani, non è in
discussione. Sono stato berlusconiano
solo per trenta secondi in vita mia: quando ho visto i sorrisi di scherno
di Merkel e Sarkozy».
Nessun commento:
Posta un commento