Quelli
che…Beppe Viola su Rai3
A trent’anni dalla morte, Rai3 ricorda un grande giornalista sportivo, che fu anche molto altro. Un viaggio
nella Milano e in un tempo che furono, con le testimonianze, tra gli altri, di Enzo
Jannacci, Umberto Eco, Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Fabio Fazio, Giovanni
Storti.
“Un personaggio fuori dal comune: ci
aspettiamo sempre che un giornalista sportivo si interessi solo della sua
materia, mentre Beppe è stato un autore, un intellettuale a tutto tondo”.
Parola di Umberto Eco.
E quel “Beppe” altri non è che Beppe Viola
da Milano, giornalista Rai dal 1961, conduttore della Domenica Sportiva e non
solo: paroliere, umorista, autore, persino attore, e tante altre cose.
Le racconta – a trent’anni dalla morte
improvvisa, avvenuta la domenica del 17 ottobre 1982 a soli 43 anni, mentre
stava montando alla Rai di corso Sempione il servizio di Inter-Napoli 2-2 – il
documentario di Paolo Aleotti e Paolo Maggioni “Quelli che… Beppe Viola”, in
onda lunedì 12 novembre alle 22.40 su Rai3.
Un viaggio, più che una celebrazione: un
percorso – arricchito dalle testimonianze di chi l’ha conosciuto, da brani
tratti dai suoi libri, da filmati di repertorio, da film interpretati o scritti
da Viola, da brani musicali – alla scoperta dell’uomo e della Milano di cui ha
saputo raccontare, con leggerezza, vizi e virtù. Con un testimone d’eccezione,
che – silenzioso, ma presente – accompagna Paolo Maggioni di luogo in luogo, di
incontro in incontro con i suoi amici: Gianni Rivera, protagonista con Viola di
un’indimenticabile intervista in tram (nella foto a destra).
Riappare così il “mitico” Derby Club, la
culla del cabaret milanese, un luogo centrale della vita personale ed artistica
di Beppe Viola, che collaborò alla stesura dei testi, una “fabbrica” di risate
in cui sono cresciuti alcuni tra i principali talenti del cabaret e del cinema
italiano, come Diego Abatantuono che lo ricorda così: “è stato uno dei motivi
per cui ho cominciato a fare questo mestiere. Una sua risata poteva darti
l’assoluzione”.
C’è poi il Viola della scrittura sociale,
del giornalismo, del calcio e della passione per i cavalli: “Era una persona di
cui potersi fidare – dice Enzo Jannacci, che proprio per l’amico Beppe rompe un
lungo silenzio in tv – eravamo molto affiatati. E’ stato molto bello crescere
insieme. Se lo incontrassi oggi gli direi di smettere di giocare ai cavalli,
chè non si vince mai”.
Un personaggio che ha lasciato qualcosa
dopo di lui, un nuovo modo di raccontare il calcio con ironia, di renderlo
umano e fatto di umani.
Come ammette un personaggio che, in qualche
modo, a lui si è ispirato, Fabio Fazio: “Nel suo lavoro non c’era differenza
tra raccontare il calcio e raccontare il costume. Il calcio era una finestra
attraverso la quale raccontare l’Italia. Abbiamo tratto quella ispirazione per
raccontare la domenica degli italiani, cosi è nato Quelli che… il calcio”.
Un ritratto al quale – dallo stadio di San
Siro all’Ippodromo, dal palazzo Rai al Derby Club (oggi Centro Sociale
Cantiere), tra jazz club e bottiglierie, letteratura e linguaggi della vecchia
“mala” – contribuiscono anche personaggi come Teo Teocoli, Giovanni Storti (del
trio Aldo, Giovanni e Giacomo), Giorgio Terruzzi, Gianni Mura, Piero Colaprico,
Curzio Maltese, Paolo Casarin, Edi Gubellini e una giovane operaia milanese, Giorgia
Evangelista, nella parte di una Vincenzina dei giorni nostri, per ricordare
quel “Romanzo Popolare” ai cui dialoghi contribuì la coppia Jannacci – Viola.
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