da: Il Fatto Quotidiano
Tobin
tax, ecco come il governo cambia la legge per salvare le banche
Dopo
le pressioni dei grandi istituti di credito italiani, l'esecutivo mette mano
alla norma con l'aiuto di Consob. Niente imposta sui derivati, pagheranno
soltanto i risparmiatori. Risultato? Lo Stato incasserà 100 milioni di euro
invece del miliardo previsto prima del restyling
C’è una lotta sotterranea in corso tra
poteri economici, politica e governo di cui non è ancora affiorata
traccia nel pubblico dibattito: quella che si sta giocando attorno alla Tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf),
impropriamente detta Tobin tax, inserita nel Ddl Stabilità.
Questa imposta – un’aliquota dello 0,5% sulla “compravendita di azioni e altri
strumenti finanziari partecipativi emessi da società residenti nel territorio
dello Stato” che dovrebbe generare unmiliardo di gettito l’anno per
l’erario – ovviamente non piace ai trader (e
con qualche ragione, peraltro), ma l’offensiva
lobbistica più imponente è partita dai grandi
istituti bancari: il loro obiettivo
è eliminare quella parte della nuova
legge che sottopone a tassazione anche
gli “strumenti finanziari derivati“, di cui i bilanci delle nostre banche
sono non casualmente pieni.
La Ragioneria generale dello Stato,
infatti, secondo gli istituti di credito ha sottostimato il gettito: secondo
una voce raccolta dentro Intesa
Sanpaolo, per dire, solo la banca
guidata da Bazoli e Cucchiani pagherebbe un miliardo per
le operazioni sui derivati, mentre il conto complessivo per il sistema
supererebbe i tre miliardi e mezzo. Così si uccide un settore già in crisi, si
sono lamentati gli interessati col governo, dimenticandosi però che questo settore
in crisi non ha mai smesso di distribuire dividendi agli azionisti e
premi al management.
Da lunedì, comunque, gli animi dentro i
grandi istituti italiani si sono rasserenati: il ministro Vittorio Grilli, testimoniano fonti finanziarie e
parlamentari, ha dato il via libera alla riscrittura
della Ttf e il testo è già stato messo insieme da un inviato di Giuseppe
Vegas, presidente di Consob, e dal sottosegretario all’Economia Vieri
Ceriani. Il governo, che alla Camera
aveva rifiutato di mettere mano alla materia, ha annunciato che presenterà il suo emendamento in Senato,
dove potrà contare sulla solidità
numerica della vecchia maggioranza berlusconiana
Pdl-Lega-Udc per sterilizzare
l’opposizione del Pd: quando il Ddl Stabilità tornerà poi a Montecitorio per
la lettura conforme non ci sarà più tempo e bisognerà votarlo in blocco (con la
fiducia, ovviamente).
Ecco come dovrebbe cambiare la legge: la nuova formulazione messa a punto dal Tesoro con la consulenza di Consob esenta le operazioni in derivati (il settore in cui sono i soldi
veri) a eccezione di quelli azionari
(spiccioli) e finisce per salvare anche i trader
on line – i più grossi speculatori diBorsa italiana – tassando solo il saldo a fine giornata e
non le migliaia di operazioni fatte durante il giorno. Contentini per il
pubblico sono le misure contro l’high frequency trading e l’estensione
della tassazione anche alle transazioni
effettuate all’estero su asset italiani, anche se non si capisce quale
sia lo strumento coercitivo per chi non paga (nel testo non c’è la nullità del
contratto di acquisto proposta dal Pd e non è alle viste nemmeno il
fondamentale accordo col ministero delle Finanze britannico).
Se la Ttf alla fine sarà questa, spiegano
le nostre fonti, si finirà per premiare proprio quella ‘finanza speculativa‘ che
a parole si vorrebbe colpire, penalizzando invece chi svolge il lavoro
fondamentale di creare canali di finanziamento per le imprese. Il
risultato sarà che il processo di svuotamento
di Borsa italiana – già nelle mani di London Stock Exchange –
verrà paradossalmente implementato grazie all’opera di governo e Consob (che
pure dovrebbero avere entrambi qualche interesse a mantenere vivo e sotto il
loro controllo un mercato finanziario nazionale) con una ulteriore perdita di posti nel settore a favore dell’Inghilterra. Infine, questa
edulcorazione della Ttf renderebbe
di fatto false le previsioni di gettito:
secondo i calcoli di alcuni addetti ai lavori, la nuova formulazione potrebbe
garantire all’incirca cento milioni di
entrate, un decimo di quanto messo
per iscritto dal governo. “Se questa, come sembra, è l’operazione che il
governo intende fare – dice Francesco Boccia, che segue la partita per il
Pd – si sbaglia di grosso: quel testo può essere certo migliorato, ma di sicuro
non va peggiorato esentando i derivati gestiti dalle banche. Noi su questo e
altri punti non arretreremo di un millimetro”.
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