L’età adulta viene definita dal proverbio indiano citato
in apertura come un ritirarsi nel bosco. Questo significa che l’adulto deve
saper riconoscere i suoi limiti e fare anche un passo indietro, se necessario.
L’adulto ha una visione complessiva di come vanno le
cose in questo mondo. Ciò, però, non deve diventare motivo per limitare gli
ideali, ma deve essere stimolo per giungere a una visione esatta della realtà.
Bisogna considerare che ci sono almeno due tipi di adulti: quelli che si
lasciano trascinare dal vortice degli impegni e quelli che sanno prendere tempo
per far maturare i propri principi. Solo quest’ultimi meritano in pieno il
titolo di adulto.
Quanto più uno cresce in responsabilità, tanto più sono
necessari momenti di ritiro e di silenzio. L’adulto è in grado di riflettere
profondamente su di sé e ciò gli dà la possibilità di confrontarsi con la
propria fede. E’ difficile uscire del tutto da sé per effettuare quella che è
chiamata la «conversione», perché essa comporta un totale rivolgimento della
visione della realtà. Ci si domanda quanti uomini giungano alla piena
conoscenza di sé. Secondo gli psicologi tale conoscenza non può aversi prima
dei trentacinque/quarant’anni, ma non molti giungono a un simile punto di
maturazione. E’ questo il motivo per cui si diffondono visioni semplicistiche
del mondo e dell’uomo. Perciò il parere della maggioranza non è senz’altro una
garanzia per la verità.
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