da: Il Fatto Quotidiano
Commissione
d’inchiesta Lombardia: confermato il ‘sistema San Raffaele’
Dagli
approfondimenti dell'organismo regionale presieduto dal consigliere Pd
Mirabelli sono emersi criteri tarati per favorire l'ospedale di don Verzè
nell’aggiudicazione dei finanziamenti e l'assenza di un sistema di controlli
adeguato a verificare il corretto utilizzo dei fondi pubblici
di Luigi
Franco
Criteri tarati ad hoc per favorire il San
Raffaele nell’aggiudicazione dei finanziamenti di Regione Lombardia. E assenza
di un sistema di controlli adeguato a verificare il corretto utilizzo dei fondi
pubblici. E’ quanto è emerso dalla commissione d’inchiesta del consiglio
regionale sul crac dell’ospedale fondato da don Luigi Verzè, secondo i dati
presentati da Franco Mirabelli, presidente dell’organo e consigliere del
Pd. I membri della commissione, in cui erano rappresentati tutti i
partiti, non hanno avuto il tempo di discutere una relazione condivisa a causa
della fine anticipata della legislatura. Ma, dal momento che audizioni e
analisi della documentazione acquisita sono state portate a termine, Mirabelli
ha presentato a titolo personale una relazione sul lavoro svolto. E sulle
attività che in dieci mesi si sono affiancate a quelle dell’inchiesta della
procura di Milano, in cui oltre al San Raffaele è rimasta coinvolta anche la
fondazione Maugeri. Con il presidente lombardo Roberto Formigoni sotto indagine
per corruzione aggravata.
Le verifiche della commissione hanno dato una
conferma: fiumi di denaro pubblico sono finiti nelle casse del San Raffaele,
grazie meccanismi discrezionali. Tra questi, le cosiddette ‘funzioni non
tariffate’, fondi che la Regione assegna ogni anno con una delibera di giunta e
che valgono in tutto circa un miliardo di euro. Nel 2010, 133
milioni sono stati assegnati agli Irccs (Istituti di ricerca e cura a carattere
scientifico) privati e solo 86 a quelli pubblici, con l’istituto fondato da don
Verzè a farla da padrone.
“Alcune misure, come quelle legate alle
funzioni non tariffabili, hanno favorito il San Raffaele, a discapito di altre
strutture”, accusa Mirabelli. Con il risultato che negli ultimi tre anni
rendicontati all’ospedale sono stati assegnati 147 milioni di euro (48 milioni
per il 2008, 58 per il 2009, 41 milioni per il 2010), un terzo del totale
destinato agli Irccs privati (424 milioni in tre anni). Secondo il presidente
della commissione d’inchiesta, alcuni parametri utilizzati per spartire i
finanziamenti erano tagliati su misura in base alle esigenze del San Raffaele.
La funzione per premiare la diffusione dei presidi sul territorio, solo per fare
un esempio, ha privilegiato chi fatturava di più: “Questo – spiega Mirabelli –
ha consentito al San Raffaele, che oltre alla sede principale ha solo un’altra
struttura, di ottenere più fondi rispetto a realtà con un maggior numero di
presidi”.
Il San Raffaele non è stato beneficiato
solo attraverso le funzioni non tariffate, ma anche attraverso il meccanismo delle ‘maggiorazioni
tariffarie’, introdotto da una legge del febbraio 2010 per premiare l’attività
di didattica e ricerca degli Irccs privati. Con 34,8 milioni di euro
nel 2010 l’ospedale di don Verzè è stato l’istituto che si è aggiudicato la
fetta più grande di una torta da 265 milioni di euro, assegnati grazie a un
decreto dirigenziale firmato da Carlo Lucchina, il direttore generale
dell’assessorato alla Sanità, coinvolto in un’altra inchiesta della procura di
Milano. E non sono mancati i vantaggi
garantiti dalla ‘legge Daccò’, dal nome del faccendiere compagno di vacanze di
Formigoni. Una norma che nel periodo 2008-2010 ha consentito alla
giunta di stanziare ben 176 milioni di euro per finanziare i progetti
presentati da strutture no profit private. Con i suoi 54 milioni, anche in
questo caso il San Raffaele è in cima alla classifica per soldi assegnati (23
nel 2008, 16,7 nel 2009, 13,9 nel 2010). Finanziamenti che secondo Mirabelli
sono stati attribuiti con discrezionalità. E nella totale assenza di controlli:
“Solo il 20 dicembre 2011 l’assessorato ha effettuato verifiche a campione
sulle liquidazioni effettuate al San Raffaele e ha richiesto ulteriore
documentazione per i costi sostenuti”. Ma ormai lo scandalo sanità era già
scoppiato. Eppure i controlli sarebbero stati necessari prima, visto che a fine
2011 l’Asl ha rilevato che, sui 13 progetti finanziati al San Raffaele nel
2008, solo sette risultavano portati a termine. “Non tutto è avvenuto nel
rispetto dell’interesse pubblico”, commenta Mirabelli. E un fiume di denaro
pubblico non ha nemmeno impedito un passivo da un miliardo di euro. E il crac
del San Raffaele.
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