da: la Repubblica
Scontri
di Roma, indagato un agente video al setaccio per trovare i violenti
di Maria
Elena Vincenzi e Francesco Viviano
Primo rapporto sui lacrimogeni al
Ministero: sparati da terra.
Il primo giorno di libertà della sua
vittima, coincide forse, con il suo ultimo da poliziotto. È indagato con
l’accusa di lesioni l’agente che mercoledì scorso è stato ripreso mentre,
durante i disordini seguiti allo sciopero europeo, prendeva a manganellate in
faccia Riccardo Masoch, manifestante di 24 anni. I suoi colleghi della Digos lo
hanno individuato e da ieri l’agente è sotto inchiesta per quelle botte. Il
poliziotto, che presta servizio al commissariato Viminale, ancora non è stato
sentito dal pubblico ministero di Roma Luca Tescaroli, titolare del fascicolo
sugli scontri, ma verrà convocato nei prossimi giorni anche alla luce del
referto medico della sua vittima acquisito ieri dagli inquirenti. Il giovane,
originario di Belluno, è stato scarcerato venerdì notte dal gip che ha disposto
l’obbligo di firma.
Mentre l’inchiesta giudiziaria va avanti, la polizia non sta a guardare: è stata avviata un’indagine disciplinare interna che dovrà valutare l’ipotesi di sua una sospensione. Quell’uomo potrebbe non essere il solo a finire sotto accusa. Non è stato l’unico violento. Sono molte le immagini che testimoniano eccessi di violenza da parte delle forze dell’ordine. Sequenze ora al vaglio degli investigatori che stanno cercando di dare un nome e un cognome ai loro colleghi che hanno avuto comportamenti deprecabili. Uno di loro, quello che è stato fotografato mentre con il manganello si avventa su un manifestante che, ignaro, cammina di spalle, è in fase di identificazione. «È una questione di ore», assicuravano in serata fonti investigative. Sarebbe il secondo indagato di una lista che potrebbe allungarsi (anche se al momento sono questi i due episodi eclatanti sui quali gli inquirenti sono al lavoro) sulla quale il capo della polizia Antonio Manganelli ha annunciato di
Mentre l’inchiesta giudiziaria va avanti, la polizia non sta a guardare: è stata avviata un’indagine disciplinare interna che dovrà valutare l’ipotesi di sua una sospensione. Quell’uomo potrebbe non essere il solo a finire sotto accusa. Non è stato l’unico violento. Sono molte le immagini che testimoniano eccessi di violenza da parte delle forze dell’ordine. Sequenze ora al vaglio degli investigatori che stanno cercando di dare un nome e un cognome ai loro colleghi che hanno avuto comportamenti deprecabili. Uno di loro, quello che è stato fotografato mentre con il manganello si avventa su un manifestante che, ignaro, cammina di spalle, è in fase di identificazione. «È una questione di ore», assicuravano in serata fonti investigative. Sarebbe il secondo indagato di una lista che potrebbe allungarsi (anche se al momento sono questi i due episodi eclatanti sui quali gli inquirenti sono al lavoro) sulla quale il capo della polizia Antonio Manganelli ha annunciato di
non avere
alcuna intenzione di chiudere un occhio. Tra le sequenze e i fotogrammi che gli
uomini della Digos capitolina stanno visionando ci sono anche quelle dei tanti
occhi elettronici che vigilano sulle zone in cui ci sono stati scontri e
disordini. Telecamere a circuito chiuso di banche, negozi e palazzi che sono
ora all’esame di chi deve cercare di ricostruire cosa è successo in quel giorno
di follia collettiva. Della polizia, ma anche dei manifestanti, come ha volto
precisare il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri: «Bisogna guardare
le due facce della medaglia, ci sono anche tanti poliziotti che si sono
comportati in modo egregio». Il tutto mentre gli investigatori stanno facendo
anche un giro di ricognizione negli ospedali per scoprire e, eventualmente
interrogare, chi si è fatto medicare dopo gli scontri. Proseguono anche le
indagini sui lacrimogeni di via Arenula. Quelli che, in un video pubblicato da Repubblica.it,
sembrano provenire dalle finestre del ministero della Giustizia. Il Racis dei
carabinieri, delegato dal Guardasigilli Paola Severino ad accertare i fatti, ha
presentato un primo rapporto: quei fumogeni provenivano dal vicinissimo ponte
Garibaldi dove, pochi istanti prima, c’erano stati alcuni scontri. Sono stati
lanciati da terra, ma, durante il volo, hanno colpito il palazzo di via Arenula,
spaccandosi in più pezzi. «È di tutta evidenza — si legge nel documento che i
militari hanno inviato anche alla procura — che la traiettoria ondeggiante può
essere prodotta solo in fase di ricaduta e non in fase ascendente». Durante il
sopralluogo è stata ritrovata anche la porzione di una capsula di lacrimogeno
«già asseritamente recuperata nel cortile interno del ministero, unitamente a
un disco facente parte della capsula» e a due «porzioni di analoghi artifizi
con un disco». Una versione che, col passare delle ore, sembra trovare molte
conferme investigative ma che lascia alcuni quesiti aperti: quale era il motivo
di sparare lacrimogeni alle spalle dei manifestanti in fuga e, soprattutto, con
il rischio (che poi si è verificato), di colpire uno dei palazzi più importanti
del governo?
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