mercoledì 14 novembre 2012

Carlo Freccero: Sky non uccide il talk show


da: Il Fatto Quotidiano

Sky non uccide il talk show
Freccero: il format del confronto non nuoce alla tivù.
di Michele Anselmi

DOMANDA. Dunque Michele Santoro, Corrado Formigli, Giovanni Floris e colleghi non hanno nulla da temere?
RISPOSTA. Ma no. Il dibattito di lunedì sera (il 12 novembre, ndr) sulle primarie del Partito democratico (Pd) è un format, una formula unica. Niente a che fare con il talk show di Santoro e colleghi. Che non è così schematico: non è cinguettio, velocità, recitazione.
Noi italiani siamo abituati a programmi dove si scava dentro, anche attraverso le inchieste, per far emergere la diversità dei protagonisti in studio.
D. Però anche i 'fantastici 5” del centrosinistra sono diversi tra loro.
R. Intendo dire che il dibattito dell’altra sera è un modello di tivù all news: domande veloci e risposte icastiche, siamo fuori dalla galassia Gutenberg, fuori dalla carta stampata. Si impone una sintassi semplice: soggetto, verbo e complemento oggetto. Si afferma la costruzione inglese del discorso, senza barocche subordinate.
D. D’accordo. Ma, entrando nel merito, chi ha vinto?
R. Ha vinto il format Sky, di sicuro. E ha vinto il Pd, per la prima volta. Il partito che non esiste ha trovato una sua espressione ideale in quell'X Factor. Tutti i cinque personaggi hanno costruito una puntata “interpretando” al meglio la loro parte.

D. In che senso?
R. Lo stile Sky è sinonimo di domande sintetiche e risposte veloci. Tutte le reti all news lavorano sulle agenzie, sono interviste modello Ansa. Per usare una metafora musicale, i cinque hanno suonato lo spartito di un partito che non c’è. Alla fine ha vinto il Pd, che è apparso come un’entità coesa.
D. Le primarie in tivù come prova di coesione, quindi?
R. Sì. Vuole sapere da dove nasce questa coesione? Ognuno dei cinque, ripeto, si è ritagliato un ruolo e un compito precisi.
D. Partiamo da Matteo Renzi.
R. Naturalmente, il ruolo di Renzi è quello dell’uomo-comunicazione, che significa efficacia, rapidità, idee chiare. Lui ci sguazza nel format: vuole semplificare le leggi e la politica. È un “tecnologico”, un figlio del computer, non usa frasi complesse o piene di subordinate.
D. Passiamo a Nichi Vendola.
R. Di fronte all’imperativo categorico del fiscal compact, Vendola ha risposto con la politica e i diritti. Lavora sul vissuto delle persone, teorizza l'idea che se la politica non dà risposte giuste diventa solo disumano rigorismo. 
D. E Laura Puppato come le è parsa?
R. Brava. Non è affatto una comparsa: è l’anti-Fornero. Documentata, concreta, ma anche dolce, materna, accogliente. La giustizia come un lavoro. L’elettrice comune che si fa leader per rappresentare “noi donne dimenticate”.
D. Anche Bruno Tabacci le è piaciuto, scommetto.
R. Certo, anche se è l’unico al quale darei 7 invece che 8, come agli altri quattro. Tabacci, però, è straordinario nel suo ruolo. Un ex della Democrazia cristiana, politico tradizionale con tanti mandati parlamentari alle spalle: il che lo svantaggia. Ma è la prova vivente, come assessore a Milano, che l’unione tra centro e sinistra può esistere, che è possibile mettere insieme ex democristiani ed ex comunisti.
D. Inutile dire che Pier Luigi Bersani incarna la sintesi. Vero?
R. S’intende. Bersani non vuole piacere per l’aspetto o la battuta. Dà prove di concretezza, di buon senso, di pragmatismo gentile. Siamo di fronte a una tecnocrazia crudele e sadica? Lui la conosce, avendo fatto il ministro, ma attutisce col buon senso. Unisce gli spartiti e guida la sinfonia del partito.
D. Il più bravo?
R. A livello comunicativo Renzi, non c’è dubbio. Ma non sta qui la novità, ripeto. Ho visto il dibattito su Sky come un professionista, una sorta di dottor House. Cercando di capire. Non do giudizi di merito esterni al format, mi calo dentro l’ordine del discorso televisivo, ne rispetto il senso.
D. Il Popolo della libertà (Pdl) potrà replicare lo show con le sue primarie di dicembre?
R. Non credo proprio. Per il Pdl sono un colpo al cuore quelle due ore di spot pro-Pd. Nemmeno il Berlusconi smagliante del 1994 potrebbe far nulla.  

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