da: La Stampa
Beato
fra le nonne
Accortosi dai sondaggi di essere più
popolare fra i coetanei di Heidi che fra quelli di Bersani, il rottamatore
Renzi si è fatto riprendere sulla copertina di «Oggi» in compagnia delle nonne
ottuagenarie. Il messaggio: non ce l’ho con gli antichi, ma con gli eterni. Un
quarantenne che occupa la stessa poltrona da vent’anni (ammesso che esista) è
rottamabile più di un sessantenne che la occupa soltanto da due.
Comunque la pensiate, non vi sfuggirà la
portata storica dell’evento. Quando mai un politico si era preoccupato di
piacere ai nonni? Per lungo tempo i vecchi sono stati una minoranza: saggia,
influente, ma sparuta. Le minoranze motivate fanno le rivoluzioni e le
dittature, ma in democrazia è la quantità che comanda. Il Sessantotto fu il
Sessantotto perché a quel tempo in Italia c’era il triplo dei ragazzi di
adesso, che pur avendo molte più ragioni di protestare dei loro padri non sono
abbastanza numerosi per farle valere. Il cambiamento di cui nessuno parla non è
(solo) digitale, ma generazionale. I giovani sono pochi, gli anziani vivono
meglio e di più. Nel 2020, domattina, il primo partito italiano saranno gli
ultrasessantacinquenni (ovvero i sessantottini invecchiati). Ma la nonnocrazia
sarà sensibile a parole come sogno, investimento e futuro, senza le quali una
società muore? Ai nonni del proprio futuro importa poco, ma di quello di figli
e nipoti sì. Perciò questa democrazia di vecchi tornerà giovane solo se la
politica comincerà a parlare, oltre al latinorum delle cifre, il linguaggio
senza tempo dell’amore.
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