da: La Stampa
Diverso
da chi
Ogni volta che la cronaca ci sbatte in
faccia bande di nazistelli che picchiano ebrei o gruppi di ragazzi che
sbertucciano un compagno troppo sensibile fino a indurlo al suicidio, mi
domando in quale anno, in quale secolo siamo. Davvero nel 2012, con tutti i
problemi seri che abbiamo, ci sono persone che passano ancora il loro tempo a
sfottere e minacciare chi è diverso da loro? Posso ancora perdonare una battuta
stupida e conformista, pronunciata in un momento di debolezza e in ossequio a
un cliché. Ma qui parliamo di giovani che trascorrono giornate intere a
scrivere su un computer sconcezze astruse, a organizzare raid punitivi contro
degli estranei, a godere della sofferenza inferta a un coetaneo che ha l’unica
colpa di vestirsi in modo eccentrico. Quanti pregiudizi nasconde questo
gigantesco spreco di energie, questo patetico proiettarsi nelle presunte
miserie altrui per non essere costretti a fare i conti con le proprie paure e
provare, finalmente, a crescere?
Se chiudo gli occhi, mi sembra di vederli
sfilare al passo dell’oca: bulli, nazistelli, fanatici di ogni risma e colore.
Avvinghiati alle loro patetiche certezze di cartapesta, al loro ridicolo senso
del rispetto e dell’orgoglio tribale. Tanti Io deboli raggrumati in un Noi
insulso. Li guardo e non mi fanno paura. Solo tanta pena. Spero che un giorno
la vita li sorprenda davanti a uno specchio, costringendoli a vedere che siamo
tutti sul medesimo albero. Anzi, che siamo l’albero, e chi dà fuoco a un ramo
diverso dal proprio sta solo incendiando se stesso.
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