martedì 20 novembre 2012

Governo Monti, scuola: tagli alla pubblica, elargizioni a quella privata



da: Lettera 43

Scuola, il bancomat del Prof
Monti impone sacrifici all'istruzione pubblica e paga per quella privata. E come il Cav favorisce gli istituti religiosi.
di Marco Mostallino

Impoverire la scuola pubblica per versare soldi nella bocca sempre spalancata di quella privata, chiamata «parificata» e in oltre il 90% dei casi gestita da ordini religiosi di frati o suore.
Negli ultimi tre anni, con i bilanci della allora ministra Maria Stella Gelmini e quelli di Francesco Profumo, le scuole statali hanno perduto quasi 2,5 miliardi di euro di finanziamenti ogni 12 mesi, a fronte di un bilancio complessivo (per scuola, università e formazione professionale) che supera di poco i 40 miliardi l’anno, in continua riduzione.
Sull’altro fronte, le scuole religiose hanno incassato già 278 milioni di euro nella manovra 2012 dell’esecutivo del premier Mario Monti, la stessa manovra che alla formazione professionale post scolastica degli adulti dedica la miseria di 2 milioni (sì, milioni) l’anno.
IL CAV BANCOMAT DELLE SCUOLE RELIGIOSE. Con il governo di Silvio Berlusconi, il ministero dell’Istruzione (Miur) era diventato una sorta di bancomat delle scuole religiose: domanda della Conferenza episcopale italiana (Cei), e immediato versamento da parte del ministero.
Così Gelmini nel 2010 aveva stanziato 540 milioni di euro per le scuole private, e 530 nel 2011.
Di pari passo, il bilancio del Miur era passato dai 43,37 miliardi di euro del 2010 ai 41,42 del 2011, con un taglio di 1,95 miliardi, dei quali appena 10 milioni erano tolti alle scuole private, mentre il risparmio dei circa 2 miliardi era stato scaricato quasi interamente su elementari, medie, superiori e scuole di formazione professionale pubbliche.
In quei due anni, dunque, gli istituti religiosi hanno incassato dallo Stato 1,07 miliardi di euro, pari a più di metà dei tagli imposti all’istruzione pubblica.

Con la legge di stabilità 2013 spariti 157 mln all'istruzione pubblica

Nella manovra 2012, il governo Monti aveva già versato alle scuole private 278 milioni di euro, trovati soprattutto grazie ai sacrifici imposti agli istituti pubblici. E nella legge di stabilità 2013, in discussione in parlamento, ci sono altri 223 milioni di euro per le scuole gestite da frati e suore, mentre spariscono altri 157 milioni dai fondi per il sistema pubblico.
Resta da capire, visto che la legge è ancora in fase di modifica e riequilibro, se questi 223 milioni vanno a sostituire oppure a integrare il contributo di 278 milioni l’anno per le scuole private, previsto dalla manovra di programmazione 2012-14 varata nel 2011 dall’esecutivo Monti.
PESA LA RIDUZIONE DELLE PROVINCE. Curioso che ad assestare i colpi più pesanti alla scuola pubblica sia il governo dei professori. Colpi devastanti, al di là delle cifre ufficiali di taglio al Miur, visto che gran parte dei costi di gestione degli istituti superiori sono a carico dei bilanci delle Province e non del ministero.
Proprio le Province sono oggetto di una legge che le riduce drasticamente, dopo che negli anni il Patto interno di stabilità le aveva già costrette a chiedere sacrifici enormi a insegnati e studenti, oltre che a caricare le famiglie di nuove spese per l’istruzione.
LA CHIESA FAVORITA DAL REGIME IMU. Insieme con i tagli nascosti al settore pubblico, vi sono poi i regali occulti alle scuole private le quali, essendo quasi tutte gestite da istituzioni della Chiesa cattolica, risultano sottoposte a un regime di Imu assai più favorevole rispetto alle normali imprese.
Tra tutti, i più soddisfatti da questi regali del governo sono certo i Salesiani, proprietari di molte scuole sparse per l’Italia e in questi giorni a rischio di pignoramento di parte del patrimonio immobiliare: l’ordine ha perduto una causa civile su una grossa eredità contesa, e ora rischia di dover pagare 130 milioni di risarcimento.

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