martedì 27 novembre 2012

Jimi Hendrix: la chitarra che ha rivoluzionato la musica



da: Lettera 43

Hendrix, il visionario del rock
Avrebbe compiuto 70 anni. E con la sua chitarra ha rivoluzionato la musica. Parola di Mauro Pagani, ex Pfm.
di Bruno Giurato

Se le celebrazioni hanno senso nel mondo per definizione futuristico del rock, allora questa è la ricorrenza numero uno. Esattamente 70 anni fa nacque l'uomo che rivoluzionò la musica dura, dandole un codice sonoro anti-realista e ridefinendo in modo selvaggiamente libertario l'immagine della rockstar. E, aspetto non trascurabile, lasciando una quantità di belle canzoni, da Little Wing a Voodoo Child, da Angel a Purple Haze.

JIMI NEL CLUB DEI 27. Si parla naturalmente di Jimi Hendrix, nato a Seattle il 27 novembre 1942 e morto a Londra il 18 settembre 1970. La fine prematura del cantante-chitarrista fece in tempo a consacrarne l'ingresso nel famoso club dei musicisti morti a 27 anni.
Quattro anni di carriera (il primo lp, Are you experienced è del 1967) e tre dischi «ufficiali» furono sufficienti a Hendrix per ristabilire i canoni del rock a venire, insieme con quelli della psichedelia, delle contaminazioni con il jazz, e per anticipare scorci inediti di cantautorato e musica etnica.
L'EREDITÀ DI HENDRIX. Perfino la musica techno sarebbe completamente diversa da come la conosciamo se non ci fosse stato Hendrix, spiega a Lettera43.it Mauro Pagani.


Polistrumentista (chitarra e violino i suoi primi strumenti), ex componente della Pfm, artefice della geniale svolta 'etnica' di Fabrizio De Andrè (da Creuza de Ma in poi) e produttore, Pagani è impegnato come direttore musicale nella preparazione di Sanremo 2013. «Nel 67 vivevo in una stanza spoglia a Brescia», ricorda l'arrangiatore. «Con un letto, una chitarra, un impianto stereo. Misi sul piatto Are you experienced, e alla fine della prima facciata ero frastornato: mi sembrava un suono strano, rimbombante. Misi su il lato B e a metà mi prese un colpo. Una folgorazione».
METAFISICA DEL ROCK. Folgorazione dovuta alla rivoluzione portata dal suono hendrixiano. «La sua è stata la prima espressione deliberata», continua Pagani, «anzi in un certo senso 'suggerita' dalle droghe, dell'aspetto più emotivo e irrazionale, quasi incontrollabile, che sta dietro alla musica, e in particolare alla chitarra». Un intento metafisico o soprannaturale, il suo. O almeno il superamento definitivo dai canoni naturalistici della musica.

La lezione di Little Richard, misconosciuto re del rock

Ma oltre che 'visionario' timbrico, Hendrix era anche un compositore di razza. «Quando l'arrangiatore jazz Gil Evans venne in tour in Italia», ricorda Pagani, lo accompagnai per diverse tappe: non faceva altro che parlarmi di quanto fosse magnifico il compositore Hendrix. Del resto i suoi rifacimenti hendrixiani hanno fatto scuola».
Ed è anche per questo che, nel suggerire una discografia minima, Pagani si mantiene entro i tre dischi usciti quando il chitarrista era in vita, senza grandi sconfinamenti nei moltissimi episodi, anche live, arrivati più tardi. «Forse il mio preferito è proprio Are you experienced» ammette, «per quanto anche in Axis: Bold As Love, ci siano delle gemme, come Castles made of sand».
LA DIPENDENZA DAL BLUES. Altro aspetto che, secondo Pagani, ha contraddistinto il chitarrista di Seattle, è stato la sua dipendenza dalla tradizione blues, nera. Sperimentatore sì, ma con un fondo tradizionale. «Non dimentichiamo», fa notare Pagani, «che Hendrix si era fatto le ossa suonando in gruppi di black music, e in particolare con Little Richard, uno che alla sua epoca era il vero re del rock 'n roll. Molti trucchi scenici, oltre a molti elementi della sostanza musicale di Hendrix, vengono da lui».
Un genio, Hendrix, che non amava le celebrazioni, come tiene a precisare l'ex Pfm. «Anni fa, mi capitò di lavorare negli studi di Hendrix, i famosi Electric Ladyland di New York. Mentre Jimi era ancora vivo, i gestori dello studio avevano deciso di far realizzare una sorta di murales ispi, molto colorato, nella mansarda in cui Hendrix dormiva. Quando Jimi arrivò e vide il lavoro gli fece davvero schifo».
Segno che non basta la devozione per entrare in sintonia con il mood di un genio del rock.
IL DOCUMENTARIO E GLI INEDITI. E dire che la giornata di quello che sarebbe dovuto essere il suo 70esimo compleanno è tutta una celebrazione. Dalla proiezione nei cinema dell'esibizione hendrixiana a Woodstock del 19 agosto 1969 in versione restaurata e rimasterizzata in dolby-surround 5.1 (l'espediente del documenterio one-shot nei cinema ha già funzionato bene nel 2012 con Bob Marley e con i Led Zeppelin) alla nuova biografia scritta dal fratello di Hendrix Leon e da Adam Mitchell (Jimi Hendrix. Mio Fratello, Skira). Mentre è già stato anticipato l'ennesimo disco di inediti per il 2013.
La macchina della memoria, della celebrazione (e anche dello sfruttamento) sembra inarrestabile.

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