da: la Repubblica
Il
governo aiuta la Chiesa. “Mini Imu” per scuole e cliniche
di Valentina Conte
Come se i rilievi dei giudici
amministrativi non ci fossero mai stati. Ma nella convinzione però di averli
assolti. Il testo del decreto dell’Economia, a firma del ministro Grilli, di
fatto ricalca quello respinto. E rischia di gettare nel caos chi dovrebbe
pagare l’imposta nel 2013 e forse continuerà a non farlo, chi la paga e non
capisce il motivo degli sconti per gli altri, i Comuni bisognosi di chiarezza
sui gettiti. Con l’eventualità concreta di ricorsi a non finire. La scelta
di campo del governo è dunque chiara. E ruota attorno alla definizione di “non
commerciale” e quindi di presenza o meno di profitto. Se l’ente non fa utili, o
non li distribuisce o li destina alla solidarietà o anche li reinveste nelle
sue attività educative, sanitarie, alberghiere, culturali, sportive, non
pagherà l’Imu. A patto, dice il governo,
che i servizi siano erogati gratis o con
un prezzo “simbolico” e in ogni caso “non superiore alla metà della media” di
mercato. Oppure tali da coprire
“solamente una frazione del costo effettivo del servizio”. Criteri giudicati dal Consiglio di Stato, in entrambi i
pareri negativi, “eterogenei” e
con “profili di criticità”. Ma soprattutto non attinenti alla nozione di impresa come “entità che esercita
un’attività economica” (non “commerciale”) adottata da tempo dall’Unione
europea. Attività che consiste “nell’offrire beni e servizi in un mercato”.
A prescindere se faccia o meno utili. Anche perché se il bilancio d’impresa
fosse in rosso, non per questo quell’impresa sarebbe esentata dall’imposta.
Grazie al regolamento confezionato dal governo, al contrario, alla fine anche
attività che hanno costi e ricavi, dunque
che stanno con evidenza sul mercato,
potranno non versare l’Imu. Uno sconto a cui l’Europa guarda con attenzione,
visto che sull’Italia pende l’infrazione per aiuti di Stato illegittimi (al
Vaticano). E che potrebbe costare caro al nostro Paese, anche fino a 3,5
miliardi, se consideriamo (come stima il ministero dell’Economia) mancate
entrate per 300-500 milioni all’anno, da restituire a partire dal 2006 (anno
della prima legge in materia di Imu al no profit). A difendere le posizioni
della Chiesa, padre Ciccimarra, presidente Agidae (gestori degli istituti
cattolici): «Tutte le scuole sono già in fallimento, così le chiuderemo in un
anno, licenzieremo 200 mila persone». Mentre il Pd, con la responsabile del
welfare Cecilia Carmassi, ricorda la necessità di «salvaguardare il patrimonio
sociale».
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