da: Il Sole 24 Ore
Florence,
magica voce pop
di Matteo Bordone
«Compro, compro biglietti», dice il
bagarino fuori dal forum di Assago. Se i bagarini vendono significa che hanno
dei biglietti sul groppone; se comprano vuole dire che sono finiti e c'è gente
che ne cerca. La cosa non farebbe notizia se questo non fosse il primo concerto
del tour europeo di Florence and the Machine, gruppo inglese che ruota attorno
alla figura di Florence Welch, e che in Italia ha venduto un numero di copie
vicino a quei diecimila circa che il forum contiene. Siccome per ragioni di
distribuzione geografica delle persone è impossibile che tutti quelli che hanno
comprato il disco siano qui, emergono due dati: il primo è che un prodotto che un
tempo avrebbe avuto un profilo di nicchia oggi riempie un palazzetto, e il
secondo è che ai concerti si va con trasporto (si conoscono le parole delle
canzoni a memoria) anche senza avere a casa il disco.
Le sue trecce di capelli rossi sono raccolte in una pettinatura sobria, quasi austera, mentre l'abito bordeaux (Gucci) lascia la schiena scoperta, ma per il resto è accollato, plissettato, gonna lunga, maniche a sbuffo: quando la signorina Welch esce da una scenografia liberty e allarga le braccia con gesto teatrale, non sembra una celebrità di questo secolo. A metà tra Julie Andrews in Tutti insieme appassionatamente, Evita Peron sul balcone della Casa Rosada e un dipinto preraffaellita di Millais, la ragazzona ventisettenne del sud di Londra potrebbe sembrare sostenuta, distante, signora elegante ben oltre l'anagrafe. E invece no, tutt'altro. L'unica pecca di un concerto in crescendo con finale dirompente sta nella qualità altalenante del repertorio (due album, Lungs del 2009 e Ceremonials uscito l'autunno scorso, con poche grandi canzoni tra cui spicca la cover di You Got The Love, impeccabile singolaccio dance che ha l'età dell'interprete). Florence ha una grande voce da contralto, e quando i pezzi funzionano l'effetto c'è; la sua presenza scenica esulta per il palco davanti a una band troppo impassibile. Ma la matrice del successo di questa ragazza sta nella sua personalità, nella tipicità dell'immaginario che il suo pop déco si porta dietro, nell'onestà dello sguardo con cui interagisce con il pubblico, sorride, chiede a tutti di saltare – sembra Emily Dickinson – e tutti saltano.
Le sue trecce di capelli rossi sono raccolte in una pettinatura sobria, quasi austera, mentre l'abito bordeaux (Gucci) lascia la schiena scoperta, ma per il resto è accollato, plissettato, gonna lunga, maniche a sbuffo: quando la signorina Welch esce da una scenografia liberty e allarga le braccia con gesto teatrale, non sembra una celebrità di questo secolo. A metà tra Julie Andrews in Tutti insieme appassionatamente, Evita Peron sul balcone della Casa Rosada e un dipinto preraffaellita di Millais, la ragazzona ventisettenne del sud di Londra potrebbe sembrare sostenuta, distante, signora elegante ben oltre l'anagrafe. E invece no, tutt'altro. L'unica pecca di un concerto in crescendo con finale dirompente sta nella qualità altalenante del repertorio (due album, Lungs del 2009 e Ceremonials uscito l'autunno scorso, con poche grandi canzoni tra cui spicca la cover di You Got The Love, impeccabile singolaccio dance che ha l'età dell'interprete). Florence ha una grande voce da contralto, e quando i pezzi funzionano l'effetto c'è; la sua presenza scenica esulta per il palco davanti a una band troppo impassibile. Ma la matrice del successo di questa ragazza sta nella sua personalità, nella tipicità dell'immaginario che il suo pop déco si porta dietro, nell'onestà dello sguardo con cui interagisce con il pubblico, sorride, chiede a tutti di saltare – sembra Emily Dickinson – e tutti saltano.
ciao Dany, scusa se non mi sono fatta sentire, ma ho avuto alcune cose per la testa. tutto bene?
RispondiEliminaCiao Sara...sì, a parte una tracheite in via di smaltimento...
RispondiEliminatu, tutto bene?
si, me la cavo
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