da: Il Fatto Quotidiano
Fondi
per l’editoria, in dieci anni truffe per 110 milioni di euro
Sono
sei i parlamentari coinvolti dal 2003 ad oggi in inchieste su illeciti
amministrativi e concorso in truffa per ottenere contributi statali per il
proprio giornale. Denis Verdini, Massimo Parisi, Sergio De Gregorio, Antonio
Angelucci, Giuseppe Ciarrapico. E, ultimo, Italo Bocchino di Fli. Tra proprietà
occulte e regole aggirate, più di 100 milioni di euro sarebbero illecitamente
usciti dalle casse della presidenza del Consiglio
di Patrizia
De Rubertis
110 milioni indebitamente percepiti dal
fondo per l’editoria dal 2003, sei parlamentari/editori coinvolti in inchieste
su illeciti amministrativi e concorso in truffa per ottenere contributi statali
per il proprio giornale. Si tratta del coordinatore del Pdl Denis Verdini per
il Giornale di Toscana in cui si inserisce anche l’on. Massimo
Parisi, coordinatore del Pdl toscano; Sergio De Gregorio(senatore Pdl) per
il quotidiano Avanti; il senatore Pdl Giuseppe Ciarrapico per
diversi quotidiani locali in Ciociaria; Antonio Angelucci (deputato
Pdl), imprenditore del settore delle cliniche private ed editore di due
giornali finanziati dallo Stato: Libero e – fino al 2011 – il
Riformista. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, Italo Bocchino per Il
Roma, quotidiano partenopeo che da un paio di mesi naviga in cattive acque con
i suoi i giornalisti che non ricevono lo stipendio.
Partiamo da quest’ultimo. Dopo l’indagine
condotta dal Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l’Editoria, la Guardia di
Finanza ha sequestrato 2,5 milioni di euro di contributi pubblici
destinati aIl Roma, nonché le quote societarie di cinque imprese e un immobile
per il valore complessivo di altri 2,5 milioni di euro. I fondi non erano
ancora stati erogati, ma due cooperative che editano il quotidiano
(oggi
diretto da Antonio Sasso) avrebbero tentato di aggirare la normativa
sull’editoria che prevede che a beneficiare dei finanziamenti pubblici
all’editoria possa essere una sola testata per editore. Tanto che sulla vicenda
era già intervenuta nel 2011 l’Agcom (l’Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni) sanzionando Il Roma per centomila euro.
Una decisione che la scorsa settimana era
stata ricordata in tutt’altro modo dallo stesso Bocchino. Durante “In Onda” su
La7, in un acceso dibattito con il direttore del Giornale Alessandro
Sallusti, l’esponente di Fli aveva, infatti, spiegato che Il Roma sarebbe
finito nel mirino dell’Authority solo perché voce antiberlusconiana e che “non
c’era nessun blocco dei contributi”. Motivazione politica più o meno
plausibile che porta comunque a definire “quisquilie” questi importi, visto che
tutte le truffe organizzate per il conseguimento di erogazioni pubbliche hanno
portato nelle casse dei politici/editori oltre 110 milioni di euro dal 2003 al
2009.
I conti sono fatti. Lo scorso 10
ottobre la Corte di Cassazione ha confermato il sequestro di10.892.000 euro
disposto dalla magistratura fiorentina nell’ambito dell’inchiesta nella quale è
coinvolto Verdini, a capo – dice l’accusa – di una finta cooperativa che aveva
acquistato il 51% di una società editoriale. Un modo ingegnoso, ma illegale
secondo i magistrati, per truffare lo Stato e intascare ogni anno finanziamenti
pubblici. Il ricorso presentato da Verdini per il dissequestro è stato
dichiarato inammissibile dalla Suprema Corte che ha, invece, ritenuto il
coordinatore del Pdl “il reale socio di maggioranza delle due società create
per chiedere alla Presidenza del Consiglio di usufruire dei fondi previsti
dalla legge 62 del 2001 (ndr, la Legge sull’editoria)”. Ma in base
all’inchiesta, condotta dal 2002 e fino al gennaio 2010, la “Ste” (editrice de
“Il Giornale della Toscana”, distribuito in abbinamento con “Il Giornale”)
avrebbe ricevuto in totale oltre 17 milioni di euro di fondi pubblici
a cui non aveva diritto di accedere.
Tra gli inquisiti è finito anche un altro
politico: il parlamentare Massimo Parisi, coordinatore del Pdl toscano
che, insieme ad altre tre persone, ha fatto aprire un altro filone
dell’inchiesta: si tratta sempre di finanziamenti pubblici illegali che
sarebbero andati a beneficio del settimanale fiorentinoMetropoli.
Stessa musica con qualche nota diversa per De
Gregorio. La scorsa settimana la Guardia di Finanza di Napoli ha sequestrato
due appartamenti a Napoli e in provincia di Caserta, intestati o comunque nella
disponibilità del senatore del Pdl e di sua moglie. Il provvedimento è relativo
a somme indebitamente percepite tra il 1997 e il 2009 attraverso la
società “International Press” per il quotidiano Avanti. L’accusa è chiara:
associazione per delinquere finalizzata alla commissione della truffa aggravata
nei confronti dello Stato, al trasferimento fraudolento e possesso
ingiustificato di valori, all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni
inesistenti, alla violazione della legge fallimentare. Si tratta della nota
vicenda che ha portato all’arresto del direttore del giornale Valter
Lavitola (imprenditore/faccendiere legato a Silvio Berlusconi) che
nei giorni scorsi ha patteggiato la pena a tre anni e otto mesi di reclusione.
Il giornalista editore è tuttora in carcere, coinvolto anche in altri filoni
d’inchiesta aperti dalla Procura di Napoli.
C’è poi il caso di Antonio Angelucci,
ritenuto proprietario “occulto” di due testate che ricevevano finanziamenti
pubblici: Libero e il Riformista, ormai chiuso dopo l’ultima
direzione di Emanuele Macaluso. Dopo una lunga battaglia legale il Consiglio di
Stato ha, infatti, bloccato all’imprenditore34 milioni di euro percepiti
dal 2006 al 2010. Anche in questo caso l’Agcom ha scoperto che Angelucci era
contemporaneamente proprietario di due testate per le quali otteneva fondi
pubblici.
Infine la vicenda che riguarda l’altro
politico ed editore: Ciarrapico. Già al centro di altre indagini
giuidiziarie, è stato rinviato a giudizio assieme al figlio Tullio e ad altre
dieci persone per avere organizzato e partecipato ad una maxitruffa da oltre 30
milioni di euro al fine di ottenere indebitamente dalla Presidenza del
Consiglio dei ministri i contributi per l’editoria. Il giudice ha però
dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione in relazione
ai fatti avvenuti tra il 2002 e il 2003 (le contestazioni arrivano fino al
gennaio 2010), nonché nei confronti della società “Nuova Editoriale Oggi”
(reato prescritto) e della “Editoriale Ciociaria Oggi srl” (società fallita).
Inoltre, già nel maggio 2010, nell’ambito della stessa indagine, furono
sequestrati al senatore beni e immobili per 20 milioni di euro.
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