da: Il Sole 24 Ore
Orfeo
alla guida del Tg1 ma il cda Rai si spacca
di Marco
Mele
Non è stata una grande giornata per il
vertice Rai voluto dal governo Monti. Il Regolamento presentato dal presidente
Anna Maria Tarantola è stato respinto dal consiglio di amministrazione con
sette voti contro due. La proposta più impegnativa e qualificante del direttore
generale Luigi Gubitosi, la designazione di Mario Orfeo alla direzione del Tg1,
è passata con cinque voti a favore e quattro contrari.
Non si tratta di un buon viatico per chi
andrà a dirigere il tg nazionale di maggior ascolto in vista delle elezioni
politiche. I consiglieri, in sostanza, hanno mandato un messaggio al presidente
e al direttore generale così sintetizzabile: «Non potete avere carta bianca su
tutto». Il Regolamento era stato già respinto tre settimane fa. Secondo il
presidente della Rai la revisione delle procedure proposta avrebbe reso più
trasparente, corretta e funzionale l'operatività dello stesso Cda senza
togliere potere all'organo di gestione. Tesi che non ha convinto i consiglieri
nominati dal Parlamento.
Le altre nomine, quelle dei direttori di
rete (Giancarlo Leone a Rai1, Angelo
Teodoli a Rai2 e Andrea Vianello a Rai3) insieme a quella di Marcello
Ciannamea che andrà a sostituire Teodoli ai palinsesti, saranno operative dal
primo gennaio. Si tratta, infatti, di trovare nel frattempo una collocazione
gradita ai direttori rimossi ed evitare possibili ricorsi alla magistratura.
Viene cancellata la direzione
intrattenimento, creata meno di un anno fa sotto la direzione di Leone, con la
confluenza delle attività e del personale all'interno delle singole reti. Si
tratta di un dietrofront rispetto alla creazione di strutture orizzontali
specializzate in un genere televisivo.
Voti trasversali, quelli di ieri: hanno
votato contro la nomina di Orfeo Antonio Pilati e Luisa Todini, designati dal
centrodestra insieme a Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi designati da
associazioni della società civile e votati dal Pd. Questione di metodo: la
scelta di un giornalista esterno al posto di un interno e il dietrofront nel
giro di due giorni – al quale non sarebbero estranee pressioni da parte della
politica – dal nome di Marcello Sorgi a quello del direttore del Messaggero,
hanno provocato malumori che oltrepassano gli schieramenti. Per la cronaca,
Orfeo, che al Tg2 venne votato all'unanimità, andrà a percepire uno stipendio ben
inferiore (di oltre centomila euro) a quello del quotidiano del gruppo
Caltagirone.
Il sostegno a Orfeo è trasversale, anche
all'interno (Sorgi avrebbe avuto con ogni probabilità sette voti a favore e due
contrari) e all'esterno del Cda. Per Ignazio La Russa «il Tg1 è in ottime mani»
mentre Matteo Orfini, responsabile cultura e informazione del Pd, si dice
sicuro «che Mario Orfeo saprà garantire l'autorevolezza e l'equilibrio del
principale telegiornale italiano e d'Europa». Per Alessio Butti, capogruppo Pdl
in Vigilanza, invece «non si può avviare una riforma della governance a colpi
di regolamento. La riforma è competenza del Parlamento: un presidente non
dovrebbe valutare l'ipotesi di dimissioni?». Per l'Usigrai, sindacato dei
giornalisti Rai, «riemergono, a dispetto delle dichiarazioni di autonomia dalla
politica della nuova dirigenza, vecchi e ben noti metodi di scelta. Va
riformata con urgenza la legge Gasparri».
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