da: Il Fatto Quotidiano
Gori arruola la Rai in pausa pranzo
Nel
comitato Renzi, in centro a Roma, incontro “carbonaro” tra i dipendenti della
tv pubblica e il fondatore di Magnolia
di Paola
Zanca
Ore 13.30. Pausa pranzo. Una sessantina di
dipendenti Rai ha timbrato il cartellino, è uscita dagli uffici di viale
Mazzini, di Saxa Rubra e di via Teulada ed è corsa in centro a Roma. Piazza
delle Cinque lune, sede del comitato Renzi. Che ci fanno qui? Sono venuti a
incontrare Giorgio Gori, padre fondatore di una delle più importanti case di
produzione tv. Ieri, casualmente, era ospite di Radio Due e ha spiegato che nel
futuro vuole occuparsi di Bergamo, la sua città. Ma è uno che di piccolo
schermo ne capisce. E che se Renzi dovesse vincere, conterà parecchio. Eccoli
tutti lì, in attesa che arrivi il guru. Gran cerimoniere del pranzo –
decisamente frugale, per la verità: qualche pizzetta e un po’ di bottiglie di
vino – è Luigi De Siervo, direttore commerciale della Rai e ora parecchio impegnato
a seguire la comunicazione del candidato rottamatore.
Bisogna parlare con lui per capire cosa sta
succedendo. Agli altri è inutile chiedere. Delle decine di colleghi accorsi al
confronto con lo spin doctor di Renzi, ufficialmente, non ce n’è uno che abbia
capito perché si trova lì. “Non so bene di che si tratti”, “Non l’ho
organizzato io”, “Mi è arrivata una mail ieri sera e sono venuta”, “Non ne so
nulla, non chiedere a me”. Tutti da Gori, a loro insaputa. Si spiega meglio De
Siervo: “In Rai, come in molte grandi aziende, si è creato un Comitato Renzi.
Non ci sembrava il caso di incontrare Gori lì, per questo abbiamo organizzato l’appuntamento
in questa sede, durante la pausa pranzo, timbrando
il cartellino in uscita”.
Partecipare alla riunione, però, è impossibile. “E’ privata”, spiega ancora De
Siervo. Ed è comprensibile immaginare che i giornalisti della tv pubblica non
abbiano voglia di venire etichettati come renziani. Anche perché, se vince, non
si sa ancora. Qualcuno si espone, prende la parola pubblicamente. C’è Michele
Mezza, vicedirettore allo sviluppo business e strategie tecnologiche della Rai.
C’è Gianluca Veronesi, responsabile del settore promozione e immagine della tv
di Stato. C’è Paola Martini, dirigente che si occupa di radio, nonché segretaria
del circolo Pd (già Ds) di viale Mazzini.
Che i democratici dell’informazione delle
tre reti siano schierati con Renzi non è un dato ufficiale. Dice Andrea Sarubbi
– già giornalista Rai, ora deputato Pd, renziano – che non è così, che quello
con Gori è stato un incontro tutto all’insegna dei problemi dei media. In
effetti, racconta chi c’era, si è discusso di canone (secondo Gori va alzato,
annunciando forse la prima tassa di Renzi premier), del duopolio da superare,
di innovazione.
Con il produttore tv, evidentemente,
sfondano una porta aperta. Lui sogna una Rai costruita sul modello Bbc, con le
lottizzazioni rottamate e il Quirinale come garante al posto della Regina.
Renzi salvi la Rai. E in Rai si salvi chi può.
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