mercoledì 21 novembre 2012

Giorgio Gori e il “comitato Rai” per Matteo Renzi


da: Il Fatto Quotidiano

Gori arruola la Rai in pausa pranzo
Nel comitato Renzi, in centro a Roma, incontro “carbonaro” tra i dipendenti della tv pubblica e il fondatore di Magnolia
di Paola Zanca

Ore 13.30. Pausa pranzo. Una sessantina di dipendenti Rai ha timbrato il cartellino, è uscita dagli uffici di viale Mazzini, di Saxa Rubra e di via Teulada ed è corsa in centro a Roma. Piazza delle Cinque lune, sede del comitato Renzi. Che ci fanno qui? Sono venuti a incontrare Giorgio Gori, padre fondatore di una delle più importanti case di produzione tv. Ieri, casualmente, era ospite di Radio Due e ha spiegato che nel futuro vuole occuparsi di Bergamo, la sua città. Ma è uno che di piccolo schermo ne capisce. E che se Renzi dovesse vincere, conterà parecchio. Eccoli tutti lì, in attesa che arrivi il guru. Gran cerimoniere del pranzo – decisamente frugale, per la verità: qualche pizzetta e un po’ di bottiglie di vino – è Luigi De Siervo, direttore commerciale della Rai e ora parecchio impegnato a seguire la comunicazione del candidato rottamatore.
Bisogna parlare con lui per capire cosa sta succedendo. Agli altri è inutile chiedere. Delle decine di colleghi accorsi al confronto con lo spin doctor di Renzi, ufficialmente, non ce n’è uno che abbia capito perché si trova lì. “Non so bene di che si tratti”, “Non l’ho organizzato io”, “Mi è arrivata una mail ieri sera e sono venuta”, “Non ne so nulla, non chiedere a me”. Tutti da Gori, a loro insaputa. Si spiega meglio De Siervo: “In Rai, come in molte grandi aziende, si è creato un Comitato Renzi. Non ci sembrava il caso di incontrare Gori lì, per questo abbiamo organizzato l’appuntamento in questa sede, durante la pausa pranzo, timbrando
il cartellino in uscita”. Partecipare alla riunione, però, è impossibile. “E’ privata”, spiega ancora De Siervo. Ed è comprensibile immaginare che i giornalisti della tv pubblica non abbiano voglia di venire etichettati come renziani. Anche perché, se vince, non si sa ancora. Qualcuno si espone, prende la parola pubblicamente. C’è Michele Mezza, vicedirettore allo sviluppo business e strategie tecnologiche della Rai. C’è Gianluca Veronesi, responsabile del settore promozione e immagine della tv di Stato. C’è Paola Martini, dirigente che si occupa di radio, nonché segretaria del circolo Pd (già Ds) di viale Mazzini.

Che i democratici dell’informazione delle tre reti siano schierati con Renzi non è un dato ufficiale. Dice Andrea Sarubbi – già giornalista Rai, ora deputato Pd, renziano – che non è così, che quello con Gori è stato un incontro tutto all’insegna dei problemi dei media. In effetti, racconta chi c’era, si è discusso di canone (secondo Gori va alzato, annunciando forse la prima tassa di Renzi premier), del duopolio da superare, di innovazione.
Con il produttore tv, evidentemente, sfondano una porta aperta. Lui sogna una Rai costruita sul modello Bbc, con le lottizzazioni rottamate e il Quirinale come garante al posto della Regina. Renzi salvi la Rai. E in Rai si salvi chi può. 

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