Ci sono operazioni di cambio vertice, per
intenderci: si trombano alcuni e si inseriscono nuovi manager, che devono
svolgersi in più fasi. Ma in azienda mediatica che giornalmente è…oggetto di
media, certe operazioni vanno fatte in colpo solo. Far parlare per dei mesi di
inevitabili avvicendamenti è strategicamente pericoloso e “bruciante”. Ennesima
dimostrazione che Piersilvio ha ancora bisogno del pannolone. O sarà colpa di
papà Silvio che lo considera come Angelino…incapace di governare da solo?
Quanto alla Sipra, la concessionaria
pubblicitaria della Rai, mi ride anche l’orlo delle mutande il sapere che
arriva McKinsey.
Piuttosto.
Quanto costano queste consulenze?
da: la Repubblica
Publitalia
e Sipra, il duopolio volta pagina
A distanza
di pochi giorni vengono annunciati quelli che sono i veri nuovi vertici delle
due concessionarie. Con missioni diverse ma con un problema in comune:
contrastare il calo e valorizzare i nuovi canali
di Stefano
Carli
Gran brutto periodo per Silvio Berlusconi,
non solo gli si rivolta contro il suo “figlio adottivo” in politica Angelino
Alfano, ma anche quello vero, Pier
Silvio, alza la voce. Sarebbe
stato lui in prima persona a chiedere il segnale di svolta in Publitalia che ha portato tre settimane
fa all’annuncio dell’arrivo di Stefano
Sala. Ma non solo Publitalia. Anche Sipra
è alla vigilia di una svolta: arriva un nuovo
direttore commerciale, Fabrizio Piscopo, e arriva direttamente da Sky.
Il parallelismo però finisce qui, si ferma ai
numeri di un crollo della raccolta pubblicitaria che va ben oltre il calo medio
del mercato e che per ciascuna, nell’arco di tempo del terzo trimestre,
dovrebbe aver superato il 20% (Mediaset lo ufficializzerà domani, con la
trimestrale). Per fine anno si vedrà. Gli analisti
vedono il Biscione con un calo sui
dodici mesi intorno al 14%. In Rai
si vocifera di una raccolta 2012 che
non supererà i 730 milioni: se così
fosse saremmo intorno a un meno 24% rispetto ai 967 milioni di fine 2011. Un
crollo dunque, ma un crollo che riguarda solo i due beneficiari del vecchio
duopolio. Per tutte le altre tv, pur
in un mercato pubblicitario in calo generalizzato, i ricavi sono in crescita,
segno che stanno recuperando terreno. Continua a crescere La7, cresce la raccolta dei Canali
Discovery e Switch Over Media (K2, Giallo, Focus)
parallelamente alla crescita degli ascolti. E dunque a Cologno Monzese e a
Viale Mazzini si corre ai ripari. Ma se in casa Rai si parla di voltare pagina,
dalle parti del Biscione si procede con i piedi di piombo. Il lungo regno di Giuliano Adreani,
attuale presidente e ad di Publitalia, oltre che ad di Mediaset, non è finito. Ma dopo diciassette anni
anche a Cologno si rendono conto che bisogna svecchiare. Ma con calma. Stefano Sala ad oggi ancora presidente e ad di Group M Italia,
holding delle attività media del gruppo WPP e arriverà negli uffici di Milano 2
solo dal primo gennaio 2013. In più arriva come amministratore delegato
commerciale. Vuol dire che in teoria ha
sopra di sé Adreani che resta ad e presidente. Sala lo affiancherà. Ma
anche in casa Mediaset si dice - e neanche tanto a mezza boccache a termine l’avvicendamento è nelle cose. I tempi
sono però un’incognita. Ma Sala è giunto ai vertici del ramo italiano della Wpp.
Ora, Wpp è il numero uno mondiale della comunicazione (non solo pubblicità,
quindi) con 71 miliardi di dollari di mezzi amministrati, 6 miliardi di ricavi,
3 mila uffici in 110 mercati e con 160 mila addetti. In Italia, sotto il brand
GroupM è il maggior centro media attivo sul nostro mercato. Non è pensabile che Sala arrivi in
Publitalia a fare il numero due. In compenso si capisce bene qual è il suo
mandato. Publitalia soffre in questo momento soprattutto dei minori budget che
i big spender degli spot (largo consumo, auto, finanza) dedicano al mercato
italiano: giganti come Unilever, L’Oreal, spendono meno in
Italia dove la crisi dei consumi genera ritorni inferiori per ogni euro
investito in pubblicità e spostano budget su mercati più redditivi, specie gli
emergenti e i Bric. Il mandato di Sala è quello di provare a frenare questa
fuga. Conosce alla perfezione le logiche dei centri media, che gestiscono i
portafogli dei grandi investitori. Sull’onda della novità qualcuno si è spinto
ad ipotizzare una fusione tra Publitalia
e Mondadori Pubblicità, ma la cosa è stata subito smentita. E d’altra parte
non tutti sono d’accordo che potrebbe aver senso. La rete di Publitalia è già
di per sé capillare, i suoi venditori sono già abituati ad andare a cercare acquirenti
per gli spot del Biscione anche tra le piccole aziende: e d’altra parte basta
ricordare il ruolo della rete Publitalia nella nascita di Forza Italia e nel
suo boom elettorale di venti anni fa. E ancora oggi il portafoglio clienti è
uno dei suoi punti di forza, con circa 1.200 referenze. Ma anche in Publitalia
potrebbero esserci esuberi. Forse un
centinaio, da pescare probabilmente negli uffici amministrativi, quelli che più
si sono gonfiati nei tempi delle vacche grasse. Ma la voce non trova conferma.
E comunque non sono certo questi problemi del Biscione. Publitalia non pesa
come costi: quelli vanno trovati in Mediaset. La vera fusione che Sala vorrebbe invece da subito è quella con Digitalia, la concessionaria separata
per i nuovi canali del digitale
terrestre, tuttora al centro di un complesso iter di ricorsi e
controricorsi che potrebbero però risolversi anche entro fine anno.
Più veloce invece il ricambio in casa
Sipra. E con un mandato più chiaro: rimettere in moto una macchina arrugginita
da un bel po’ di anni. Fabrizio Piscopo
arriva da Sky: è stato l’artefice della crescita
costante del fatturato pubblicitario della pay
tv di Murdoch e una spina nel fianco soprattutto di Publitalia. Ma
soprattutto quello che si chiede a Piscopo è di portare a Viale Mazzini, anche
se lui dovrebbe lavorare dalla sede di Corso Sempione a Milano, la sua capacità
di “vendere” i canali tematici. Anche Piscopo, come Sala, entra con una qualifica “anomala”: la sua è di direttore
commerciale. Risponde cioè sia all’ad
Lorenza Lei che al presidente Luigi
Gubitosi, direttore generale Rai e l’uomo che lo ha voluto in Sipra. Ma le
strategie le farà lui. Il suo arrivo è previsto per lunedì prossimo, 19
novembre, con una prima riunione con Gubitosi, Lei e il team McKinsey che affiancherà
questa fase di ripartenza. Deve svecchiare - mentalmente e rimettere in moto la
rete. Soprattutto deve rendere i venditori
Sipra più pronti a cercare nuovi clienti, a stare sul territorio. Certo, in
Sipra la capillarità è meno pressante che in Publitalia, gli spazi da vendere
sono di meno in virtù del tetto che la legge pone alla raccolta pubblicitaria
Rai. Ma certo così non va. Tra l’altro Piscopo dovrà subito mettere un freno
all’attività “isterica”, come è stata definita da qualcuno, della rete Sipra
che, in questa fase di interregno, sta facendo impazzire il mercato offrendo sconti perfino del 50% sul listino.
Sono sconti che destabilizzano il mercato e possono creare scompiglio anche nei
conti Rai già a breve perché non possono essere sostenuti a lungo. Ma c’è un
ultimo aspetto che torna a far coincidere le sorti di Rai e Mediaset. Entrambe
stanno cambiando nelle concessionarie. Ma per entrambe il vero nodo è il
rapporto tra i rispettivi tre canali storici generalisti e i nuovi canali
digitali. E poi il rapporto con le nuove piattaforme web. Qui Rai è più avanti
di Mediaset, ma non poi di molto. La vecchia logica delle “reti ammiraglie” non
funziona più: chi sa dire qual è il canale “ammiraglia” di Sky? Non c’è. Certo,
non si devono mica buttar via marchi pregiatissimi come Rai Uno e Canale 5. Ma
il loro futuro va assolutamente ridisegnato. I vertici di Sipra e Publitaiia formalmente non sono cambiati: Sala
risponderà ad Adreani, Piscopo a Gubitosi e Lei. Ma saranno loro a decidere le strategie.
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