da: Il Fatto Quotidiano
Il
ministro Lupi sblocca l’autostrada Orte-Venezia che vale 10 miliardi.
I
lavori andranno all’azienda di Vito Bonsignore, ex Udc protagonista di
Tangentopoli
di Daniele
Martini
E poi dicono che questo governo vive alla giornata, incapace di scelte incisive. La riprova di quanto sia fuorviante una convinzione del genere è data dal via libera all’autostrada Orte-Mestre da parte del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Un progetto che sembrava esaurito per auto-consunzione, eroso dalla crisi e dalla mancanza di soldi, e che a sorpresa, invece, viene riportato all’onor del mondo nonostante i costi proibitivi. Con un’invidiabile dose di ottimismo dicono che i lavori partiranno tra due anni e saranno completati nel 2021. C’è da dubitarne parecchio, visto l’andazzo italiano.
Alcune cose, invece, appaiono sicure: quei 380 chilometri di asfalto in 5 regioni (Lazio, Umbria, Toscana, Emilia e Veneto) costeranno quasi 10 miliardi di euro, 4 in più di quelli preventivati per il fu Ponte sullo Stretto. L’altra sicurezza è che, nonostante la promessa che tutto sarà pagato dai privati con il project financing, alla fine dalle casse statali uscirà invece
E poi dicono che questo governo vive alla giornata, incapace di scelte incisive. La riprova di quanto sia fuorviante una convinzione del genere è data dal via libera all’autostrada Orte-Mestre da parte del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Un progetto che sembrava esaurito per auto-consunzione, eroso dalla crisi e dalla mancanza di soldi, e che a sorpresa, invece, viene riportato all’onor del mondo nonostante i costi proibitivi. Con un’invidiabile dose di ottimismo dicono che i lavori partiranno tra due anni e saranno completati nel 2021. C’è da dubitarne parecchio, visto l’andazzo italiano.
Alcune cose, invece, appaiono sicure: quei 380 chilometri di asfalto in 5 regioni (Lazio, Umbria, Toscana, Emilia e Veneto) costeranno quasi 10 miliardi di euro, 4 in più di quelli preventivati per il fu Ponte sullo Stretto. L’altra sicurezza è che, nonostante la promessa che tutto sarà pagato dai privati con il project financing, alla fine dalle casse statali uscirà invece
una cifra di uguale entità a favore dei realizzatori,
un debito che peserà sui conti per almeno un quindicennio. La terza sicurezza è
che i cittadini-automobilisti fino
ad ora abituati a viaggiare gratis
su quel tragitto, dovranno contribuire con il pagamento di pedaggi autostradali che per circa mezzo secolo finiranno nelle
casse della società concessionaria dell’opera.
La quarta certezza è che si tratta di un
affare destinato a finire in bocca a Vito
Bonsignore, il finanziere-costruttore-politico
che per primo ha presentato un progetto assicurandosi un preziosissimo diritto
di prelazione che varrà oro al momento della gara europea per la scelta
dell’azienda che dovrà realizzare l’opera. La gara sarà indetta tenendo come
punto di riferimento proprio la proposta Bonsignore e nel caso in cui qualcuno
riuscisse ad offrire condizioni migliori, lo stesso Bonsignore avrà diritto
all’ultima parola.
Bonsignore è uno dei protagonisti della Tangentopoli di vent’anni fa e vanta
una sfilza di procedimenti giudiziari lunga mezza pagina, condannato in via definitiva a 2 anni per corruzione e turbativa
d’asta, presente nella lista dei cittadini italiani esportatori di capitali
in Liechtenstein, fondatore dell’Udc, tuttora vice presidente del Partito Popolare al
Parlamento europeo. L’ultima certezza è che il ripescaggio della mega opera
avviene con ministro delle Infrastrutture uno dei politici più vicini a
Bonsignore, il ciellino Maurizio Lupi, ovviamente desideroso di legare il suo
nome ad un’opera destinata a restare nella storia d’Italia (sempre che alla
fine si faccia). Tutto ciò dimostra che a dispetto delle dicerie, il governo
delle larghe intese è vivo e vegeto e molto reattivo quando si tratta di affari
con nove zeri.
La storia
dell’autostrada Orte-Mestre comincia 12 anni fa, lo stesso giorno in cui il
governo Berlusconi approva la famosa
legge Obiettivo, quella che avrebbe
dovuto far sbocciare il “nuovo
Rinascimento italiano” assicurando pure un periodo di splendore ai
costruttori, soprattutto i 13 maggiori riuniti nell’Agi. Come è andata a finire
lo sanno tutti: di grandi opere nemmeno l’ombra, l’edilizia agonizza e proprio
alcuni mesi fa una bella fetta di costruttori piccoli e medi ha abbandonato
l’Ance e la Confindustria proprio in polemica con la legge Obiettivo.
L’Orte-Mestre fu inserita nell’elenco degli “interventi strategici” e nella
tacita spartizione dei pani e dei pesci, Bonsignore si fece avanti con una
proposta e un progetto.
L’iniziativa poi sembrava si fosse arenata
perché lo Stato non trovava i quasi 2 miliardi iniziali necessari per passare
dalle intenzioni ai primi passi concreti. Quei quattrini sono spuntati questa
estate con un sistema molto complesso, sulla cui correttezza e linearità si sa
già che alla fine dovrà pronunciarsi la Corte
dei Conti. I quattrini sono stati promessi ai futuri realizzatori (leggi
Bonsignore) con un abbuono di circa 2
miliardi di euro sulle tasse delle imprese (Ires e Irap) valido per 15-20
anni. Il periodo ritenuto necessario per completare i lavori e avviare la
gestione. Nel frattempo quei quattrini Bonsignore se li farà anticipare cash
dalle banche e quindi su di essi graveranno fior di interessi che lo Stato
dovrà via via coprire.
Nessun commento:
Posta un commento