da: Il
Fatto Quotidiano
Papa
Francesco, la rivoluzione è nelle domande
di Marco Politi
Trentotto domande su
famiglia, unioni di fatto, contraccezione, legami omosessuali… rivolte al
basso, alle famiglie, al popolo dei credenti. La rivoluzione di Francesco
compie un altro passo in avanti. Semplice come l’uovo di Colombo, audace come
il passaggio dalla monarchia assolutista a un governo in cui il “capo” ascolta
il suo popolo. Da 50 anni, da quando Paolo VI tolse al Concilio la facoltà di
occuparsi della contraccezione e volle risolverlo con l’enciclica Humanae Vitae
(persino contro il parere della maggioranza delle commissione da lui creata,
che riteneva possibile l’uso dei contraccettivi in certi casi), la Chiesa
gerarchica dei celibi ha sempre spiegato dall’alto qual è la “verità”, quali
sono i dettami della “natura”, qual è il “giusto” modo di rapportarsi sul piano
sessuale senza mai attingere all’esperienza delle centinaia di milioni di
uomini e donne che vivono questi legami. Per secoli il popolo dei credenti è
stato trattato da gregge specialmente in questo campo, ora Francesco gli restituisce
la parola. Lo fa senza mettere in discussione la dottrina, ma ponendosi come un
prete che vuole confrontarsi con l’esistenza dei suoi fedeli, i loro problemi,
i loro interrogativi e bisogni.
Il tenore delle
domande – che il Vaticano ha pubblicato ieri – è di una disarmante concretezza
e rende visibile l’approccio strategico così ben descritto da Francesco nella
sua intervista-manifesto alla rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica: “Chi oggi
cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla
‘sicurezza’ dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato
perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa
una ideologia tra le tante”. Ed ecco che le domande sono una sincera richiesta
ai vescovi e al popolo credente di esprimere la realtà così com’è. Perché non
ha senso decidere in base a schemi e dettami astratti. Ad esempio, come si
pongono le Chiese locali “nei confronti della gente coinvolta in unioni dello
stesso sesso? Qual è l’attenzione pastorale rivolta a queste persone?”. E –
ancora più importante – nel caso che una coppia gay “abbia adottato figli, cosa
è possibile fare pastoralmente alla luce della trasmissione della fede?”. E
ancora “… i genitori (delle coppie omosessuali) come si rapportano alla
Chiesa?”. Di colpo intere categorie trattate in passato come lebbrosi e in
tempi recenti come i samaritani al tempo di Gesù (quelli condannati per un modo
di vivere sbagliato, non come i giusti farisei!) diventano persone a cui
rivolgersi con attenzione umana inscindibile da quella pastorale. Alla Chiesa
wojtyliana e ratzingeriana che già sapeva cosa dire ai divorziati risposati un
“no” secco alla richiesta di poter fare la comunione – Francesco contrappone la
semplicità del questionario: “Che domande pongono i divorziati risposati alla
Chiesa riguardo ai sacramenti dell’eucaristia e della riconciliazione? Tra
quelle persone, che si trovano in questa situazione, quanti chiedono questi
sacramenti? Una semplificazione dei procedimenti canonici nel riconoscere la
dichiarazione di nullità del legame matrimoniale potrebbe favorire un
contributo positivo alla soluzione dei problemi delle persone coinvolte?”. La
prima lezione che si trae da questo evento è che per la prima volta un papa
vuole ascoltare ciò che le Chiese locali dicono dal basso, in ogni parte del
mondo. Ma c’è un secondo aspetto significativo che riguarda le difficoltà che
la rivoluzione di Bergoglio incontra e incontrerà. Il questionario è stato
mandato alle conferenze episcopali tempo addietro. Soltanto i vescovi
d’Inghilterra e del Galles hanno colto lo spirito della svolta di Francesco e
hanno messo immediatamente in Internet il questionario, chiedendo
esplicitamente ai fedeli di rispondere. Con una trasparenza totale, stimolando
gli interlocutori nella loro precisa esperienza di vita. A uno a uno: laici,
genitori, catechisti, membri di associazioni, preti, cappellani ecc.
La maggioranza degli
episcopati, dall’Italia agli Stati Uniti, si è tenuta invece per sé il
questionario: nell’ottica tradizionale di elaborare dall’alto – o con prudenti
consultazioni ben guidate – le risposte da mandare al papa (formalmente alla
segreteria del Sinodo dei vescovi), che le chiede entro tre mesi. È stato per
questo che Francesco ha dato l’ordine di rendere pubblico al mondo l’intero il
contenuto del questionario. E in questa linea il segretario del Sinodo, mons.
Lorenzo Baldisseri, ha comunicato alla stampa che ciascun fedele può mandare
direttamente le sue risposte in Vaticano. Francesco può pure incontrarsi
regolarmente con il pontefice emerito Benedetto e intrattenere con lui rapporti
cordiali di stima e di affetto sincero. Ma niente come l’iniziativa del
questionario caratterizza meglio il rovesciamento di prospettiva e di azione
del governo di Bergoglio rispetto ai metodi del pontificato di Wojtyla e di
Ratzinger. La Chiesa sta vivendo una rivoluzione. “Purtroppo”, pensano molti
prelati.
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