lunedì 25 novembre 2013

Femminicidio: “Caro Diario, mio marito vuole uccidermi”, storia di Monica che si è salvata scrivendo

da: la Repubblica
di Maria N. Del Luca


È un giorno speciale. Si festeggia il compleanno di Sabrina, tre anni. Scrive Monica, il 26 novembre del 2011, sul suo taccuino Moleskine, riempito di grafia minuta e precisa: «Guido entra in cucina con la sua “38”, io sono di spalle, davanti alla macchina del gas, e mi punta la pistola alla nuca, sento il gelo, mi giro, che fai, dico, tanto è scarica, risponde lui. Me la faccio dare e vedo invece che ha tutti proiettili in canna…». Questa è la storia di Monica, del suo orrore quotidiano e di un diario che le salva la vita. Uno dei tanti diari che le donne vittime di stalking e di persecuzioni domestiche conservano per paura di essere uccise, perché i figli sappiano, per avere una prova da portare in tribunale. Quasi mai infatti le violenze in casa, gli stupri, le botte, le sevizie psicologiche hanno testimoni.
Così le donne scrivono. Perché la scrittura è anche conforto, voce intima che diventa parola, grido. Racconta Teresa Manente, avvocato penalista che dirige il pool legale dell’associazione “Differenza Donna”: «Grazie al diario di Monica siamo riusciti a far condannare per maltrattamenti il suo ex compagno. Nei
centri antiviolenza consigliamo sempre alle vittime di avere un quaderno, di fermare la memoria: spesso si tende a rimuovere il dolore, a voler dimenticare. Vorrei che i diari di Monica, tre anni di intime testimonianze, servissero alle altre, a quelle che hanno paura. Ricordo sempre una madre: viveva nel terrore di essere uccisa dal marito, e scriveva un diario perché dopo la sua morte la figlia potesse sapere la verità ». Monica ha 40 anni e fa l’impiegata, Guido, coetaneo, è una guardia giurata, in casa ha fucili e pistole. L’amore dura un anno. Poi nasce Sabrina e tutto va in pezzi. Guido, già ossessivo e violento, diventa il carnefice di Monica, fino a che lei trova il coraggio e fugge con la figlia. Senza più guardarsi indietro. I loro nomi non sono veri, quelli autentici sono custoditi in un fascicolo del tribunale di Roma. Queste sono le pagine dei diari di Monica.

6 GENNAIO 2009
Sabrina è nata da poco. Quando piange Guido perde il controllo. Monica scrive: «Guido è entrato in camera da letto e mi ha urlato che sono madre incurante, una trucida, piuttosto che crescere dei figli con te di donne me ne faccio quante me ne pare…».

10 FEBBRAIO 2009
Monica è provata, preoccupata. Minaccia di andare via. «Quando sono tornata dalla spesa con Sabrina, Guido mi ha spinto contro il muro.Che vuoi fare? Dov’eri? Te ne vuoi andare? Tanto io ammazzo te, tuo padre, tua madre e se mi mettono dentro sti’ ca…, la bimba crescerà con gli assistenti sociali, ma quando esco dal carcere, trova me, mica te…».

30 APRILE 2009
Guido alterna scoppi di rabbia a momenti di dolcezza. In casa ha una pistola e tre fucili. Le chiede perdono, le dice di amarla. Vuole rapporti sessuali reiterati e continui. Monica è turbata: «Sono andata al Cim, al consultorio, dallo psicologo. Devo capire perché sto ancora con lui, forse in me c’è qualcosa di sbagliato se non riesco ad aiutarlo, ha promesso di andare da qualcuno a farsi vedere ».

20 DICEMBRE 2009
«Guido mi aggredisce per ognicosa, dice che allontano Sabrina da lui, che sono un cattiva madre, e gli fa schifo che in lavatrice mescoli i miei panni con i suoi. Poi di notte cerca di abbracciarmi, vuole fare l’amore, ma non voglio, ho paura di quest’uomo, non lo capisco più».

15 GIUGNO 2010
Monica è confusa. Cerca di vivere una quotidianità normale, per amore di Sabrina, tenta ancora disalvare la famiglia. Con quella tenacia cieca di molte donne maltrattate. Ecco il racconto di un giorno di pace. «C’è forte vento ma scendiamo in spiaggia. Sabrina si diverte, corre, gioca, facciamo il bagno insieme, raccogliamo i paguri, guardiamo i pesci… Guido prende due polpi che mangiamo con la pasta, a cena».

18 OTTOBRE 2010.
Nella storia tra Monica e Guido non ci sono più tregue. Ma lei ancora non trova la forza di andare via. Ha paura. «Porto Sabri a scuola, torno, lui non è andato al lavoro, ormai approfitta di ogni momento in cui la bambina non c’è per impormi rapporti sessuali. Mi chiudo in bagno, Guido entra, mi chiede se mi va, dico di no, allora lui mi sbatte contro la vasca, mi stringe la testa sul rubinetto, e mi ricordo, mi teneva così, mi sono passati ottomila pensieri, tra cui questo, stai ferma immobile che così poi non succede ».

27 FEBBRAIO 2011
Monica finalmente si rivolge al centro antiviolenza. Dove capiscono il pericolo, le suggeriscono di andare via subito, e di continuare a tenere i diari. Guido è ossessionato all’idea che Monica, la sua vittima, possa sfuggirgli. Per due volte Monica finisce al pronto soccorso. «Mi dice che se mi azzardo a portargli via Sabrina lui mi eliminerà, lui può distruggere i cervelli, perché lui è padrone di farmi ridere o piangere, io conosco chi nemmeno sai, mi farò giustizia dasolo».

16 APRILE 2011
«Sono esausta — annota Monica — ieri mi ha annunciato che un giorno scivolerò in bagno sbattendo forte la testa, e resterò in un lago di sangue. Scrivo questo diario perché se dovessi morire mia figlia saprà chi mi ha ucciso». Guido ha un fucile, una pistola calibro 9, e due calibro 38.

26 NOVEMBRE 2012
Guido punta una pistola carica alla nuca di Monica. Poi esce sul balcone e sparain aria.

20 APRILE 2012
Dopo quella minaccia di morte qualcosa nell’anima di Monica si risveglia. Oltre ad annotare ogni sopruso, inizia a registrare le telefonate. Frequenta il centro antiviolenza Diventa vigile, si protegge. Finalmente scappa con Sabrina, si rifugia dai suoi genitori. Consegna i suoi diari e le registrazioni telefoniche. Prove schiaccianti contro Guido. Diari che sono però anche l’atroce romanzo di un amore malato. Adesso Monica ha un nuovo compagno, ed è tornata a sorridere.

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