Sono capitata per caso nel blog di Daniele
Martinelli. Nel leggere il post che riporto, ho ricollegato il suo nome al
Movimento 5 Stelle. Lui e Messora sono stati nominati, qualche mese fa, a
gestire la comunicazione dei gruppi di Camera e Senato.
Avevo dato un’occhiata, tempo fa, al blog
di Claudio Messora. E letto alcuni dei commenti. Ho scritto di qualche impressione
e ho deciso che Messora – che deve la sua visibilità al talk tv di Paragone - e
certi commentatori ignoranti e sfascisti del suo blog, nonché alunni dei nuovi
guru del web, non facevano al caso mio. Peggio dei cretini e degli stronzi, a
mio parere, ci sono gli inutili.
Leggere il post di Martinelli mi ha fatto
ricordare non solo il suo ruolo nei confronti del M5S alla Camera ma l’impressione
che mi ero fatta di Messora. Divertente…
Dopo l’annuncio del mio congedo dal gruppo
di comunicazione alla Camera, molti di voi mi hanno scritto (soprattutto in
privato non so perché!!), per chiedermi di spiegare meglio i motivi che hanno
portato a questa mia fuoriuscita di scena. Ebbene, cerco di rispondere
ripercorrendo alcune tappe e vicissitudini accadute durante questi mesi,
nell’intento di dare la massima trasparenza
dell’accaduto, tenendo ben presente
un primo punto. Non sono qui per tirare l’acqua al mio mulino, o peggio, per
fare la vittima, o per denigrare gli altri (chiamare Messora Byobluff mi pare
una forma di satira che non ha la pretesa di far ridere). Dovete però
riconoscere un punto fondamentale: quando si entra a far parte di una squadra,
bisogna accettare le regole del gioco per il buon conseguimento degli
obbiettivi. Se gli obiettivi prevedono strategie che all’esterno possono
sembrare incomprensibili, non significa che i passaggi poco chiari nascondano
forme di censura o chissà quali complotti. Io, come presumo gli altri componenti
del gruppo, sono entrato in quegli uffici con l’intento di dare il mio onesto
contributo, senza prevaricazioni o chissà quali pretese. Ho condiviso gli
obiettivi con senso di lealtà nell’intento di migliorare il nostro lavoro di
comunicatori. Avrò anche sbagliato qualche passaggio, come tutti gli esseri
umani, ma di certo posso garantirvi di non avere la coscienza sporca. Anzi, al
contrario, oggi ho il tempo di ripercorrere le tappe della mia collaborazione
all’interno di quegli uffici, che prima non avevo. A puntate.
Ebbene, oggi posso cominciare col dirvi che
fin dai primi giorni non ho condiviso
gran parte dell’impostazione del lavoro svolto e le strategie adottate dal
gruppo comunicazione alla Camera. Sì, perché quello del Senato era staccato da
noi. Sia fisicamente che nel metodo. Ma prima cerco di rispondere alla vostra domanda più
insistente: “Perché è stato nominato
Nicola Biondo al tuo posto a capo della comunicazione alla Camera?”
Risposta: Il
vero motivo non l’ho mai saputo, ma per me non è stato un grosso problema.
Dichiarazioni sbagliate? Mugugni invidiosi di qualche valligiano sgrammaticato?
Non lo so, tutto può essere. Nell’unica occasione in cui lo chiesi a
Casaleggio, mi sentii rispondere che il vero motivo di quella decisione non
poteva dirmelo per questioni di quieto vivere. Mi sono detto: amen. Ho rispetto
per Casaleggio, che ritengo valido mediatore, senza loschi interessi personali
in tutta questa operazione di gestione della comunicazione.
Dunque, ho accettato il ruolo di videomaker
esterno che in realtà non ho mai fatto perché non è stato possibile
organizzarlo. Col nuovo responsabile Nicola Biondo, fin dai primi giorni,
avevamo optato per curare la pubblicazione su Youtube degli interventi dei
deputati pentastellati che erano sempre tanti e impellenti. Oltre a realizzare
i video delle singole commissioni che curava anche Maurizio, l’altro giovane
videomaker proveniente dall’attivismo romano.
Domanda: “Perché il gruppo comunicazione non è stato scelto dal basso?”
Risposta: “Perché
i profili professionali adatti a un’azienda o a una struttura politica, devono
essere scelti da chi ha le competenze di indirizzo di un determinato lavoro”.
Chi meglio di Grillo e Casaleggio, scusate? La loro scelta iniziale di proporre
a me quel ruolo di responsabile, modestamente parlando, fu probabilmente giusta
perché nel mio piccolo leggo e scrivo da vent’anni, produco e monto video da 15
anni, sono un blogger di ispirazione libertaria che ha sempre difeso (fin dai
tempi del primo v-day del 2007) le battaglie di Beppe Grillo, e ho fatto tivù
di denuncia degli scandali per molti anni, sia davanti che dietro le
telecamere. Ho diretto un telegiornale dal quale mi sono dimesso dopo che mi fu
censurato un servizio scomdo a un ospedale locale che pagava gli spazi
pubblicitari. Fu da allora che diventai l’inviato di Grillo e Di Pietro, per
conto di Casaleggio. Col quale ho sempre avuto rapporti di reciproca stima e
fiducia.
Nicola
Biondo è un rispettabile cronista di mafia, autore di un
libro sulla trattativa che ho letto e apprezzato. Non è tuttavia un blogger
(non ha manco un profilo su Fb), non è un videomaker, non ha mai fatto tivù e
non (aveva) idea di cosa fosse il cosiddetto grillismo inteso come realtà
liquida votata alla rete. Oltre ad essere una persona che dice di non voler
apparire. A differenza di Byobluff,
che ha costruito il suo personaggio
di finto giornalista con l’ausilio degli effetti speciali. Da blogger lo
conoscevo di rimpallo per via dei link ricevuti in tema di radon dei terremoti,
complottismo massone nel mondo finanziario, ma che non leggevo perché non ci
trovavo notizie. Personalmente ci eravamo incrociati in qualche dibattito, ma
non avevamo contatti diretti, tantomeno confidenza. Lo reputo un discreto regista e un anchorman di stile ricercato che ha
saputo valorizzare la propria immagine
usando con scontatezza i temi sociali
e della cronaca già raccontati da altri.
Insomma, uno che nel panorama
dell’informazione giornalistica non ha inventato niente, a parte il proprio
personaggio. Ne ebbi impressione iniziale quando Marco Travaglio lo annoverò
tra i mitomani della
rete. Ne ho avuto conferma in questi mesi, nelle rare volte in cui abbiamo
interagito. I post di indirizzo politico ai piccoli onorevoli presi in prestito
da Grillo, dicono che Messora preferisce continuare a tenere vivo sé stesso,
piuttosto che dedicarsi alle piattaforme utili al Movimento che attengono forse
meglio alla sua formazione di buon informatico. Dopo che sul Fatto quotidiano è apparsa la richiesta di licenziamento di
Messora da parte del senatore Lorenzo Battista, Byobluff,
si è affrettato a condividere un post in suo
sostegno da parte di Nicola Morra.
Ecco, questo bisogno di dimostrare
ciò che non servirebbe a un professionista sicuro dei propri mezzi, ci dice che
Messora tiene prima di tutto alla propria cadrega, piuttosto che all’interesse
generale del ruolo del Movimento all’interno della scena politica italiana. Io,
al suo posto, di fronte a una richiesta di licenziamento fatta a un giornale da
parte di un senatore, mi sarei subito messo in discussione. La mia
estromissione, invece, ha avuto un percorso diverso, che capirete pian piano.
Ecco, è con queste premesse maturate dopo,
che nelle prossime puntate
ripercorrerò la mia esperienza di comunicatore alla Camera. Così vi farete voi
un’idea. Liberamente, come amo fare io. Senza rancori, sia chiaro. Io non ho
bisogno di conferme. Li conoscono i miei mezzi.
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