da: Huffington Post
Mediaset, distribuiti dividendi per 1,2 miliardi di euro
nel quadriennio nero dei media (DOCUMENTO)
di Luigi dell'Olio
Tra il 2008 e il 2012
Mediaset ha visto calare il giro d’affari del 12,3% e ha subìto una flessione
dei mezzi propri del 14,5%, eppure nello stesso periodo l’azienda del Biscione
ha corrisposto dividendi per 1,19 miliardi di euro, un dato superiore di circa
100 milioni agli utili accumulati nel periodo. Come dire: proprio nel momento
in cui l’azienda aveva bisogno di maggiore sostegno, per fronteggiare i marosi
del mercato, i vertici societari si sono mostrati particolarmente generosi nei
confronti degli azionisti, e soprattutto di Fininvest (che controlla il 41,3%
del capitale), holding della famiglia Berlusconi. Niente a che vedere con
quanto fatto dalle altre grandi aziende televisive del nostro Paese: Sky Italia
ha remunerato i soci per 630 milioni, mentre la Rai ha
staccato l’ultimo
dividendo con il bilancio 2004 e TI Media (che ha controllato LA7 fino alla
cessione a Urbano Cairo) con quello del 2005, queste ultime accumulate da dati
quasi sempre negativi nel periodo. A rivelarlo è uno studio sulle “Tv italiane”
condotto da Mediobanca-Ricerche e studio.
L’anno peggiore per i
quattro grandi gruppi italiani dei media è stato il 2012, con una flessione dei
ricavi pari al 7,4%, dovuta essenzialmente al calo della raccolta pubblicitaria
(‐16%), dato che i servizi a pagamento (abbonamenti e pay
per view) hanno tenuto (+0,2%) e il canone Rai ha segnato un progresso del
2,4%. L’insieme dei ricavi televisivi del 2012, pari a 9,4 miliardi di euro, è
derivato per il 42,2% dalla pubblicità (49% nel 2008), per il 31,6% dai servizi
a pagamento (24,5%) e per il 18,4% dal canone Rai (15,8%). Dunque sta cambiando
l’asset mix delle entrate, con un trend – destinato a durare anche nell’anno in
corso - che tende a favorire il gruppo di Murdoch, che basa la sua forza in
primo luogo sugli abbonamenti, mentre cala il peso della pubblicità, che per
tre-quarti finisce nelle casse del Biscione.
Quest’ultimo, dunque, è chiamato a ripensare il suo posizionamento sul mercato, e questo potrebbe spiegare l’andamento piatto del titolo negli ultimi tre mesi, mentre nello stesso periodo il Ftse Mib è salito del 12%. Ma centrare l’obiettivo non sarà facile, a guardare la trimestrale pubblicata pochi giorni fa, che ha visto crescere i ricavi da payTv al ritmo del 6% nel confronto a dodici mesi, troppo poco per compensare la contrazione delle altre voci. Così il periodo luglio-settembre si è chiuso con ricavi in calo dell’1% nel confronto anno suo anno (a 496 milioni di euro), una perdita operativa di 22 milioni e una perdita netta di 54 milioni. Va male soprattutto la pubblicità che, dopo un piccolo recupero a luglio e agosto, a settembre ha registrato un nuovo calo (-3%), e secondo i vertici aziendali anche il dato di ottobre e novembre dovrebbe far segnare un rosso di qualche punto percentuale. Considerato che le entrate da spot contano per il 74,8% sui ricavi complessivi, non c’è quindi da attendersi un’inversione di rotta dal trimestre in corso.
Quest’ultimo, dunque, è chiamato a ripensare il suo posizionamento sul mercato, e questo potrebbe spiegare l’andamento piatto del titolo negli ultimi tre mesi, mentre nello stesso periodo il Ftse Mib è salito del 12%. Ma centrare l’obiettivo non sarà facile, a guardare la trimestrale pubblicata pochi giorni fa, che ha visto crescere i ricavi da payTv al ritmo del 6% nel confronto a dodici mesi, troppo poco per compensare la contrazione delle altre voci. Così il periodo luglio-settembre si è chiuso con ricavi in calo dell’1% nel confronto anno suo anno (a 496 milioni di euro), una perdita operativa di 22 milioni e una perdita netta di 54 milioni. Va male soprattutto la pubblicità che, dopo un piccolo recupero a luglio e agosto, a settembre ha registrato un nuovo calo (-3%), e secondo i vertici aziendali anche il dato di ottobre e novembre dovrebbe far segnare un rosso di qualche punto percentuale. Considerato che le entrate da spot contano per il 74,8% sui ricavi complessivi, non c’è quindi da attendersi un’inversione di rotta dal trimestre in corso.
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