da:
Lettera 43
Caso Ligresti, Cancellieri ottiene la fiducia dell'Aula
La
guardasigilli la spunta. Bocciata la mozione di sfiducia del M5s. Il Pd si
spacca. E Ligresti inguaia ancora il
ministro.
Anna Maria Cancellieri
resta al suo posto. Il 20 novembre l'Aula della Camera ha respinto la mozione
di sfiducia presentata dal Movimento 5 stelle nei confronti del ministro della
Giustizia, accusata di aver favorito la scarcerazione di Giulia Ligresti.
I voti a sostegno
della mozione sono stati 154, i contrari 405. Tre deputati si sono astenuti.
In precedenza la
guardasigilli, nella sua difesa in Aula, ha detto di non aver «mai mentito né
al parlamento né ai magistrati» e ha escluso qualsiasi favoritismo a Giulia
Ligresti.
CIVATI CONTRO LETTA.
Il Partito democratico ha votato contro la mozione del M5s, come chiesto da
Enrico Letta nella riunione del 19 novembre. Ma alcuni esponenti hanno
criticato la linea 'imposta' dal premier. Su tutti Pippo Civati: «I miei
compagni di partito hanno deciso diversamente accogliendo l’ennesimo, impolitico,
ricatto: o così, o nulla», si è sfogato il candidato alla segreteria,
che alla fine si è adeguato alla decisione del Pd.
che alla fine si è adeguato alla decisione del Pd.
EPIFANI: «GOVERNO PIÙ
DEBOLE». A sostenere che ora il governo sia «più debole» è stato poi il
segretario democratico Guglielmo Epifani, spiegando che «ora serve uno scatto».
Cancellieri però non sembra avere alcuna intenzione di dimettersi di sua
sponte, visto come ha difeso a oltranza il proprio operato.
LETTA BLINDA IL
MINISTRO. Se il centrodestra è arrivato compatto al voto, nonostante la recente
spaccatura interna tra Angelino Alfano e Silvio Berlusconi, il centrosinistra
si è diviso tra chi avrebbe voluto le dimissioni della guardasigilli e chi l'ha
difesa fino all'ultimo.
Lo scrutinio è infatti
arrivato all'indomani di un'assemblea di partito che, di fatto, ha obbedito al
diktat di Letta. «La sfiducia al ministro sarebbe una sfiducia al governo»,
aveva detto il premier ai suoi, provocando i malumori di Matteo Renzi e Pippo
Civati.
Cancellieri non lascia, ma Ligresti la inguaia di nuovo
Nel suo discorso,
Cancellieri ha ammesso l'esistenza di un «lungo rapporto di amicizia» coi
Ligresti, ma ha smentito qualsiasi «inconsueto zelo o anomala tempestività»,
spiegando che si è trattato solo di una «ordinaria attività di prevenzione come
dimostra la scansione temporale degli avvenimenti».
Il ministro ha
respinto «con assoluta fermezza il sospetto» che esista una giustizia di classe
che distingue fra cittadini di serie A e B. E ha ribadito: «Non ho mai mentito
né ai magistrati né al parlamento».
M5S, PROTESTA COI
TELEFONINI. In Aula è andata in scena la protesta dei 5 Stelle, con i telefoni
dei deputati che squillavano tutti insieme: una chiara allusione alle
telefonate del ministro ai Ligresti. «In Italia esistono cittadini di serie A e
altri di serie Z», ha detto l'esponente grillina Giulia Sarti.
LIGRESTI: «CHIESI AL
CAV DI AIUTARLA». Intanto la Cancellieri deve vedersela con nuove rivelazioni
emerse dall'inchiesta Fonsai. Nel verbale dell'interrogatorio di Salvatore
Ligresti, quest'ultimo ha rivelato: «Mi feci latore» presso l'ex premier
Berlusconi «del desiderio dell'allora prefetto Cancellieri, che era in scadenza
a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione».
Interpellata a caldo,
Cancellieri ha smentito tale ricostruzione, definendo le parole di Ligresti
«senza fondamento». Ma queste nuove voci contribuiscono ad alimentare i
sospetti attorno alla figura del ministro.
Nessun commento:
Posta un commento