giovedì 21 novembre 2013

Cancellieri: salve intese, Napolitano e Letta la spuntano

da: Lettera 43

Caso Ligresti, Cancellieri ottiene la fiducia dell'Aula
La guardasigilli la spunta. Bocciata la mozione di sfiducia del M5s. Il Pd si spacca. E Ligresti inguaia ancora il ministro.

Anna Maria Cancellieri resta al suo posto. Il 20 novembre l'Aula della Camera ha respinto la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 stelle nei confronti del ministro della Giustizia, accusata di aver favorito la scarcerazione di Giulia Ligresti.
I voti a sostegno della mozione sono stati 154, i contrari 405. Tre deputati si sono astenuti.
In precedenza la guardasigilli, nella sua difesa in Aula, ha detto di non aver «mai mentito né al parlamento né ai magistrati» e ha escluso qualsiasi favoritismo a Giulia Ligresti.
CIVATI CONTRO LETTA. Il Partito democratico ha votato contro la mozione del M5s, come chiesto da Enrico Letta nella riunione del 19 novembre. Ma alcuni esponenti hanno criticato la linea 'imposta' dal premier. Su tutti Pippo Civati: «I miei compagni di partito hanno deciso diversamente accogliendo l’ennesimo, impolitico, ricatto: o così, o nulla», si è sfogato il candidato alla segreteria,
che alla fine si è adeguato alla decisione del Pd.
EPIFANI: «GOVERNO PIÙ DEBOLE». A sostenere che ora il governo sia «più debole» è stato poi il segretario democratico Guglielmo Epifani, spiegando che «ora serve uno scatto». Cancellieri però non sembra avere alcuna intenzione di dimettersi di sua sponte, visto come ha difeso a oltranza il proprio operato.
LETTA BLINDA IL MINISTRO. Se il centrodestra è arrivato compatto al voto, nonostante la recente spaccatura interna tra Angelino Alfano e Silvio Berlusconi, il centrosinistra si è diviso tra chi avrebbe voluto le dimissioni della guardasigilli e chi l'ha difesa fino all'ultimo.
Lo scrutinio è infatti arrivato all'indomani di un'assemblea di partito che, di fatto, ha obbedito al diktat di Letta. «La sfiducia al ministro sarebbe una sfiducia al governo», aveva detto il premier ai suoi, provocando i malumori di Matteo Renzi e Pippo Civati.


Cancellieri non lascia, ma Ligresti la inguaia di nuovo

Nel suo discorso, Cancellieri ha ammesso l'esistenza di un «lungo rapporto di amicizia» coi Ligresti, ma ha smentito qualsiasi «inconsueto zelo o anomala tempestività», spiegando che si è trattato solo di una «ordinaria attività di prevenzione come dimostra la scansione temporale degli avvenimenti».
Il ministro ha respinto «con assoluta fermezza il sospetto» che esista una giustizia di classe che distingue fra cittadini di serie A e B. E ha ribadito: «Non ho mai mentito né ai magistrati né al parlamento».
M5S, PROTESTA COI TELEFONINI. In Aula è andata in scena la protesta dei 5 Stelle, con i telefoni dei deputati che squillavano tutti insieme: una chiara allusione alle telefonate del ministro ai Ligresti. «In Italia esistono cittadini di serie A e altri di serie Z», ha detto l'esponente grillina Giulia Sarti.
LIGRESTI: «CHIESI AL CAV DI AIUTARLA». Intanto la Cancellieri deve vedersela con nuove rivelazioni emerse dall'inchiesta Fonsai. Nel verbale dell'interrogatorio di Salvatore Ligresti, quest'ultimo ha rivelato: «Mi feci latore» presso l'ex premier Berlusconi «del desiderio dell'allora prefetto Cancellieri, che era in scadenza a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione».
Interpellata a caldo, Cancellieri ha smentito tale ricostruzione, definendo le parole di Ligresti «senza fondamento». Ma queste nuove voci contribuiscono ad alimentare i sospetti attorno alla figura del ministro.

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