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Affari e Finanza
Don Salvatore, l’Isvap e il controllore accomodante
di Giovanni Pons
Dalle carte dell’inchiesta milanese condotta dal pm Luigi Orsi emerge un rapporto di scambi di favori tra Salvatore Ligresti, cioè colui che era alla guida del gruppo Fonsai, e il controllore Giancarlo Giannini, fino all’estate 2012 alla presidenza dell’Isvap. Questo rapporto durava da anni e ha le sue radici nella nascita stessa della compagnia frutto della fusione tra Fondiaria e Sai. Quando nel 2001 la compagnia fiorentina fu sfilata da Vincenzo Maranghi dal controllo della Montedison e affidata al gruppo Ligresti, che già possedeva la Sai, l’unione tra le compagnie non era così scontata. Tanto che il presidente dell’Isvap di allora, Gianni Manghetti, non diede il suo via libera alla fusione, poiché evidentemente i suoi uffici avevano intravisto delle criticità. Ma Manghetti, che era stato nominato da Bersani, fu ben presto sostituito dal governo Berlusconi, e in particolare dal ministro Marzano, che nominò al vertice dell’Isvap proprio Giannini. Il quale dopo qualche mese di istruttoria capovolse il giudizio di Manghetti e consentì il matrimonio tra Fondiaria e Sai spianando la strada a dieci anni di
morbida vigilanza, come oggi emerge dalle carte dell’inchiesta. E nel 2007, quando si trattò di rinnovare il mandato a Giannini per altri cinque anni, fu a sua volta Bersani a confermarlo in quanto era sentire comune che la riforma delle authorities, in quel momento in discussione, avrebbe poi rivoluzionato anche l’Isvap.
Dalle carte dell’inchiesta milanese condotta dal pm Luigi Orsi emerge un rapporto di scambi di favori tra Salvatore Ligresti, cioè colui che era alla guida del gruppo Fonsai, e il controllore Giancarlo Giannini, fino all’estate 2012 alla presidenza dell’Isvap. Questo rapporto durava da anni e ha le sue radici nella nascita stessa della compagnia frutto della fusione tra Fondiaria e Sai. Quando nel 2001 la compagnia fiorentina fu sfilata da Vincenzo Maranghi dal controllo della Montedison e affidata al gruppo Ligresti, che già possedeva la Sai, l’unione tra le compagnie non era così scontata. Tanto che il presidente dell’Isvap di allora, Gianni Manghetti, non diede il suo via libera alla fusione, poiché evidentemente i suoi uffici avevano intravisto delle criticità. Ma Manghetti, che era stato nominato da Bersani, fu ben presto sostituito dal governo Berlusconi, e in particolare dal ministro Marzano, che nominò al vertice dell’Isvap proprio Giannini. Il quale dopo qualche mese di istruttoria capovolse il giudizio di Manghetti e consentì il matrimonio tra Fondiaria e Sai spianando la strada a dieci anni di
morbida vigilanza, come oggi emerge dalle carte dell’inchiesta. E nel 2007, quando si trattò di rinnovare il mandato a Giannini per altri cinque anni, fu a sua volta Bersani a confermarlo in quanto era sentire comune che la riforma delle authorities, in quel momento in discussione, avrebbe poi rivoluzionato anche l’Isvap.
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