da: la
Repubblica
Come sono noiosi i
commenti alle catastrofi italiane, identici da anni, da decenni: l’incuria del
territorio, il dissesto idrogeologico, la cementificazione demente… Si
potrebbero scrivere con il “copia e incolla”, magari aggiungendo qualche nota
peggiorativa sul riscaldamento causato dai gas serra, altra piaga arcinota e
arcimaledetta, e vanamente medicata da quei congressi-placebo nei quali le
potenze industriali giurano solennemente che in un paio di secoli ridurranno
del niente per cento le emissioni nocive. La verità è che, seppelliti i morti,
è comodo e conveniente lasciare che le cose continuino come prima. Ai vivi
serve dimenticare in fretta e ritornare ai propri piccoli interessi quotidiani,
ai soldi da guadagnare, alle delibere da firmare per fare contento chi ti ha
votato. Un paio di anni fa il sindaco di un piccolo paese lombardo decise che
il territorio del suo comune non poteva più permettersi un solo metro quadrato
di cemento. Finì su tutti i giornali, come se avesse preso una decisione
straordinaria, rivoluzionaria. Era, semplicemente, una decisione saggia e
lungimirante. Lo si capirà, purtroppo, solo quando le catastrofi assumeranno
dimensioni genocide. Pensarlo è triste. Ma è realistico.
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