venerdì 8 novembre 2013

Bruno Tinti: “Terra dei fuochi, bonifica di Stato”


Adesso abbiamo anche la Patagonia italiana. C’è la Tierra del Fuego argentina, quella cilena e, finalmente, quella napoletano-casertana. Ora che tutti sanno ufficialmente che esiste (prima, da una ventina d’anni, lo sapevano solo carabinieri, polizia e magistratura che arrestavano e processavano i fuochisti; e istituzioni varie dello Stato che facevano finta di non saperlo) qualche furbetto più furbetto degli altri ci costruirà sopra una brillante carriera politica promettendo pronte ed efficaci soluzioni. Nel tentativo di evitare prese per i fondelli in aggiunta a inquinamento delle falde acquifere, dell’atmosfera e della vegetazione; nonché di ritornare a una produzione di mozzarelle di bufala che non facciano venire il cancro (mi piace da morire ma preferirei sopravvivere per continuare a mangiarla), propongo alcune riflessioni talmente banali da vergognarsene, ma evidentemente poco frequentate.

Io vivo in un piccolo paese vicino Torino. In un angolo della verandina di servizio ho 4 recipienti: organico, carta, metallo e vetro; e un grande sacco per la plastica. Nei giorni previsti (con puntualità) ritirano tutto e lo portano in una pubblica discarica dove viene trattato secondo le regole. Pago una schioppettata di Tarsu (adesso non so più come si chiama) ma intorno è tutto verde e pulito.

Domanda n. 1: perché questa organizzazione non viene imposta per legge e chi non la rispetta (a cominciare dal cittadino, passando per il sindaco e finendo al ministro per l’Ambiente) va in prigione? Chi non ha soldi lo spiega al Comune, si fanno accertamenti e delle due l’una: non li ha davvero e allora è esentato dalla Tarsu; li ha, e allora lo si mette in prigione per frode fiscale e gli si sequestra quello che ha per tasse (tra cui Tarsu) non pagate. Possibile variante: il cittadino ha soldi ma non tanti: la Tarsu viene ridotta. Dal nord al sud la gestione della spazzatura va peggiorando. È un fatto, non un’opinione razzista. Vero che le responsabilità sono diffuse, dal vertice istituzionale alla base. Ma è anche vero che, se nessuno raccoglie la spazzatura, i cittadini non sanno dove metterla. Dove i rifiuti si accumulano nelle strade ha perfino poco senso la raccolta differenziata: che i mucchi siano di plastica, di vetro, di organico, se nessuno li raccoglie, si indifferenziano da soli, con il vento e la pioggia.

Domanda n. 2: dove i cittadini dovrebbero portare la loro spazzatura? Alla fine, portandola dove ce n’è altra e perfino incendiandola, si caricano di un servizio pubblico. L’inquinamento derivante dall’abbandono dei rifiuti nelle strade cittadine non credo sia molto minore di quello che deriva da una discarica artigianale. Se lo Stato non raccoglie ed elimina i rifiuti è del tutto ovvio che qualcun altro lo farà. Tra la spazzatura si vive male. E, alla fine, mafia, ’ndrangheta, camorra e altre efficienti organizzazioni criminali non fanno altro che gestire un servizio essenziale che lo Stato non può, non vuole, non è capace di gestire. Ovvio che lo facciano all’insegna del massimo profitto e quindi del minimo costo e della minima efficienza: sono criminali, mica benefattori. Ma nel mio paese e in tantissimi altri questo tipo di imprenditori in questo tipo di settore, guarda caso, non c’è. Perché non c’è questo mercato. Volete la prova provata di questo?

Adesso lo Stato sa (meglio: non può dire di non saperlo) che c’è la Terra dei fuochi. Cosa gli impedisce di circondarla con carabinieri ed esercito, raccogliere tutti i rifiuti, portarli in luoghi appositi, trattarli come si deve? Niente. Solo che non può: non ha i soldi. Non è capace di farlo: le questioni di cui governo e parlamento si occupano quotidianamente sono la decadenza di B, i sequestri di persona organizzati dall’ambasciatore Kazako con la complicità del ministero degli Interni, le dimissioni – sì/no – del ministro della Giustizia che si preoccupa di far scarcerare i suoi amici, la rifondazione di partiti vecchi, la fondazione di partiti nuovi, la riforma della Costituzione e insomma tutto quanto al Paese non serve affatto o magari lo danneggia. Non vuole farlo perché una quota significativa dei politici che dovrebbero occuparsene è a libro paga di quelli che, se lo facesse, perderebbero il business; soldi e voti spariti. Il “non è capace” e il “non vuole” potrebbero essere superati.

Vedete, la Terra dei fuochi è un colossale corpo di reato. Si può, anzi si deve, sequestrare. Le Procure e i Gip competenti potrebbero farlo. Poi si nomina un custode il quale, a sua volta, nomina un amministratore che fa tutte quelle cose che dovrebbe fare lo Stato. I magistrati ordinano alla forza pubblica di sorvegliare il comprensorio e di non permettere ad alcuno di accedervi, l’amministratore gestisce i rifiuti e consegna al custode le fatture delle aziende – italiane ed estere – che li smaltiscono. Il custode le consegna ai magistrati che dispongono il pagamento con i soldi allocati nel bilancio della giustizia al capitolo spese giudiziarie. Il ministro la smette di occuparsi dei suoi amici in prigione e cerca di trovare le risorse necessarie. Se non le trova, le aziende fanno causa allo Stato, pignorano il Colosseo e se lo vendono. Noi restiamo senza Colosseo (si fa per dire, sempre là resta, solo che è mantenuto e gestito come si deve) e senza rifiuti. E ovviamente ci guadagniamo.


La cosa bella di questo sistema è che potrebbe essere replicato. Per esempio con Ilva, con il litorale inquinato, con le case abusive, con tutto quello che vi viene in mente. Magari, a forza di fare la figura degli imbecilli, anche i nostri padri della Patria si danno una mossa.

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