Differenze al supermercato
La
qualità delle uova reperibili sugli scaffali non è influenzata solamente dal
metodo di produzione, ma anche da fattori come il trasporto e le scelte
commerciali dei punti di vendita, che possono avere tempi di provvigionamento diversi
per le diverse tipologie. Per questo motivo un gruppo di ricerca
dell’Università di Milano ha realizzato uno studio sulle uova in vendita.
I
ricercatori hanno acquistato in alcuni supermercati dell’Italia del Nord 28
campioni di uova di marche diverse, prodotte secondo i quattro metodi
classificati dalla legge. Ogni campione, composto da circa 40 uova dello stesso
lotto, è stato sottoposto ad analisi minuziose per valutare variazioni nella
composizione chimica, rotture nel guscio, freschezza e così via.
Come
forse saprete, uno dei parametri collegati alla freschezza di un uovo è la
dimensione della sacca d’aria al suo interno, che con il tempo diventa più
grande. E’ su questo fenomeno che si basa il vecchio test di immergere l’uovo
in acqua e osservare il suo comportamento: se è molto fresco rimane sul fondo,
se ha circa una settimana resta in piedi con la punta verso l’alto, se è
vecchio galleggia.
Con
le loro misurazioni, i ricercatori hanno riscontrato che nelle uova biologiche
(tipo 0) la grandezza media della sacca d’aria risultava simile a quella delle
uova da galline allevate all’aperto (tipo 1), ma più grande di quella delle
uova di tipo 2 o 3. La minor freschezza delle uova di tipo 0 o 1 potrebbe
essere dovuta a un sistema inefficiente di raccolta delle uova, in ritardo
rispetto alla deposizione, oppure, come suggerisce uno studio americano, a una
più lunga permanenza delle confezioni sullo scaffale del supermercato: poiché
queste uova sono più costose, hanno un turnover più basso.
Anche
in questo caso la qualità dell’albume delle uova biologiche, pur eccellente, è
risultata inferiore a quella delle uova prodotte dalle galline in gabbia,
mentre dal punto di vista nutrizionale non sono state riscontrate differenze
significative. C’è però una buona notizia per chi le vuole montare: le uova
biologiche hanno mostrato una quantità superiore di schiuma e una consistenza
più elevata. La percentuale di tuorlo rispetto al totale è risultata la stessa
in tutte le tipologie. Le uova di tipo 3 hanno mostrato una quota maggiore (14
per cento) di fratture del guscio (anche non visibili ad occhio nudo), mentre
nelle uova biologiche l’incidenza era decisamente più bassa (5 per cento).
I
ricercatori concludono che le caratteristiche
riscontrate non giustificano il prezzo
più alto che i consumatori pagano
per le produzioni alternative, che
nel 2008 costavano dal 39 al 95 per cento in più rispetto alle uova «normali»,
quelle di tipo 3.
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