giovedì 7 novembre 2013

Marco Travaglio: “La soluzione finale”


da: Il Fatto Quotidiano

Cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione”. Parola dell’architetto Rambaldo Melandri in Amici miei atto II di Mario Monicelli. Anche Berlusconi però non scherza. Dal 13 agosto Napolitano non vede l’ora di dargli la grazia, gli spiega come fare, lo prega almeno di chiedergliela, poi basta che sconti un giorno di servizi sociali ed è fatta. Intanto la maggioranza di larghe intese, ma soprattutto di lunghe attese, ha trasformato il voto sulla decadenza in una telenovela talmente noiosa e a tratti odiosa (vedi il cambio delle regole sul voto palese) che qualcuno potrebbe financo scambiarlo per un perseguitato politico. Insomma, ci eravamo quasi. Poi gli piomba in casa Bruno Vespa per raccogliere le sue ultime volontà da stampare nel nuovo (si fa per dire) libro, che come di consueto esce quotidianamente sui giornali per mesi e mesi, a rate, in ghiotte dispense dette “anticipazioni”. E lui se ne esce con quello strepitoso paragone fra i suoi figli e “le famiglie ebree durante il regime di Hitler”. Così s’incazzano tutti e non se ne fa più nulla. Va detto, a parziale discolpa, che l’uomo dai sette nei ci ha messo del suo, profittando della demenza senile del pover’ometto.

Le cose potrebbero essersi svolte così. Il Cainano, davanti all’insetto, attacca la
solita pippa sulla persecuzione e si paragona un’altra volta a Tortora. Vespa fa notare che l’ha già detto mille volte: è un déja vu, non fa notizia, non dà scandalo, nessuno lo riprende. E il libro bisogna pur che qualcuno lo compri: lo vuole lui, ma pure la Mondadori. Ci vorrebbe qualcosa di più forte. “E se paragonassi i miei processi alla Shoah e i miei figli agli ebrei nei forni crematori?”. “Ecco, così va meglio, però sa, presidente, non vorrei che i suoi figli se ne avessero a male”. “Ma figurati, Bruno, sono vent’anni che giuro sulle loro teste certe cazzate da fargli venire la dissenteria cronica. Tranquillo, se dicono qualcosa li diseredo. Allora siamo d’accordo: i giudici come Hitler, il Pd come i nazisti, Marina e Piersilvio come gli ebrei nei lager. Mettila giù bene. Così giornali e tv abboccano, e magari pure qualche lettore. Naturalmente i miei diranno che ho ragione io, che il paragone regge, anzi sono stato troppo buono. E, se qualcuno si dovesse offendere (ma non credo: gli ebrei li hanno gasati tutti, no? ahah), faccio la solita smentita e dico che mi hanno frainteso, così se ne parla due volte e le vendite schizzano”. Cos’è il genio? Appunto.

La scena ne ricorda un’altra, subito dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, mentre l’Occidente preparava l’attacco all’Afghanistan. Per rassicurare gli arabi che non ce l’aveva con l’Islam, ma solo con al Qaeda, Bush abbracciava due o tre imam al giorno e visitava a tappeto tutte le moschee d’America. Poi intervenne il nostro. Il 26 settembre, in visita a Berlino, sparò davanti alle telecamere di tutto il mondo: “Noi dobbiamo essere consapevoli della superiorità della nostra civiltà, che ha dato luogo al benessere e al rispetto dei diritti umani, religiosi e politici. Un rispetto che certamente non esiste nei paesi del-l’Islam. Dobbiamo evitare di mettere le due civiltà, quella islamica e quella nostra, sullo stesso piano. La libertà non è patrimonio della civiltà islamica… La nostra civiltà deve estendere a chi è fermo ad almeno 1400 anni fa i benefìci e le conquiste che l’Occidente conosce… L’Occidente è destinato a occidentalizzare e a conquistare i popoli. L’ha fatto con il mondo comunista e l’ha fatto con una parte del mondo islamico”. Nel giro di cinque minuti presero le distanze tutti i Paesi occidentali, la Lega Araba e tutti i governi islamici dell’orbe terracqueo chiesero le scuse dell’Italia. Fu allora che Stefano Disegni, in una vignetta memorabile, ritrasse la fine del mondo con un paesaggio di rovine fumanti e due soli sopravvissuti: un mostriciattolo verde con due trombe al posto del naso, e il figlio. “Papà, ma come finì il pianeta Terra?”. “Niente, Bin Laden stava trattando, poi Berlusconi per sdrammatizzare raccontò quella dell’araba pompinara…”.

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