da: Il
Fatto Quotidiano
Cos’è il genio? È
fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione”. Parola
dell’architetto Rambaldo Melandri in Amici miei atto II di Mario Monicelli.
Anche Berlusconi però non scherza. Dal 13 agosto Napolitano non vede l’ora di
dargli la grazia, gli spiega come fare, lo prega almeno di chiedergliela, poi
basta che sconti un giorno di servizi sociali ed è fatta. Intanto la
maggioranza di larghe intese, ma soprattutto di lunghe attese, ha trasformato il
voto sulla decadenza in una telenovela talmente noiosa e a tratti odiosa (vedi
il cambio delle regole sul voto palese) che qualcuno potrebbe financo
scambiarlo per un perseguitato politico. Insomma, ci eravamo quasi. Poi gli
piomba in casa Bruno Vespa per raccogliere le sue ultime volontà da stampare
nel nuovo (si fa per dire) libro, che come di consueto esce quotidianamente sui
giornali per mesi e mesi, a rate, in ghiotte dispense dette “anticipazioni”. E
lui se ne esce con quello strepitoso paragone fra i suoi figli e “le famiglie
ebree durante il regime di Hitler”. Così s’incazzano tutti e non se ne fa più
nulla. Va detto, a parziale discolpa, che l’uomo dai sette nei ci ha messo del
suo, profittando della demenza senile del pover’ometto.
Le cose potrebbero
essersi svolte così. Il Cainano, davanti all’insetto, attacca la
solita pippa
sulla persecuzione e si paragona un’altra volta a Tortora. Vespa fa notare che
l’ha già detto mille volte: è un déja vu, non fa notizia, non dà scandalo,
nessuno lo riprende. E il libro bisogna pur che qualcuno lo compri: lo vuole
lui, ma pure la Mondadori. Ci vorrebbe qualcosa di più forte. “E se paragonassi
i miei processi alla Shoah e i miei figli agli ebrei nei forni crematori?”.
“Ecco, così va meglio, però sa, presidente, non vorrei che i suoi figli se ne
avessero a male”. “Ma figurati, Bruno, sono vent’anni che giuro sulle loro
teste certe cazzate da fargli venire la dissenteria cronica. Tranquillo, se
dicono qualcosa li diseredo. Allora siamo d’accordo: i giudici come Hitler, il
Pd come i nazisti, Marina e Piersilvio come gli ebrei nei lager. Mettila giù
bene. Così giornali e tv abboccano, e magari pure qualche lettore. Naturalmente
i miei diranno che ho ragione io, che il paragone regge, anzi sono stato troppo
buono. E, se qualcuno si dovesse offendere (ma non credo: gli ebrei li hanno
gasati tutti, no? ahah), faccio la solita smentita e dico che mi hanno
frainteso, così se ne parla due volte e le vendite schizzano”. Cos’è il genio?
Appunto.
La scena ne ricorda
un’altra, subito dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, mentre l’Occidente
preparava l’attacco all’Afghanistan. Per rassicurare gli arabi che non ce
l’aveva con l’Islam, ma solo con al Qaeda, Bush abbracciava due o tre imam al
giorno e visitava a tappeto tutte le moschee d’America. Poi intervenne il
nostro. Il 26 settembre, in visita a Berlino, sparò davanti alle telecamere di
tutto il mondo: “Noi dobbiamo essere consapevoli della superiorità della nostra
civiltà, che ha dato luogo al benessere e al rispetto dei diritti umani,
religiosi e politici. Un rispetto che certamente non esiste nei paesi
del-l’Islam. Dobbiamo evitare di mettere le due civiltà, quella islamica e
quella nostra, sullo stesso piano. La libertà non è patrimonio della civiltà
islamica… La nostra civiltà deve estendere a chi è fermo ad almeno 1400 anni fa
i benefìci e le conquiste che l’Occidente conosce… L’Occidente è destinato a
occidentalizzare e a conquistare i popoli. L’ha fatto con il mondo comunista e
l’ha fatto con una parte del mondo islamico”. Nel giro di cinque minuti presero
le distanze tutti i Paesi occidentali, la Lega Araba e tutti i governi islamici
dell’orbe terracqueo chiesero le scuse dell’Italia. Fu allora che Stefano
Disegni, in una vignetta memorabile, ritrasse la fine del mondo con un
paesaggio di rovine fumanti e due soli sopravvissuti: un mostriciattolo verde
con due trombe al posto del naso, e il figlio. “Papà, ma come finì il pianeta
Terra?”. “Niente, Bin Laden stava trattando, poi Berlusconi per sdrammatizzare
raccontò quella dell’araba pompinara…”.
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