da: Mymovies
Film
di Denis Villeneuve. Con Hugh Jackman, Jake
Gyllenhaal, Viola Davis, Maria Bello, Terrence Howard, Melissa
Leo, Paul Dano, David Dsasrmalchian
Nella (apparentemente) tranquilla
provincia americana due bambine di sei e sette anni, Anna ed Eliza, escono a
giocare insieme e svaniscono senza lasciare traccia. I genitori, fra di loro
amici, reagiscono nei modi più disparati (e disperati): Keller, il padre della
piccola Anna, comincia una caccia all'uomo senza esclusione di colpi, mentre
sua moglie Grace si imbottisce di psicofarmaci per attutire il dolore e lo
sgomento; Franklin, il padre di Eliza, cerca di non farsi travolgere dalla sete
di giustizia di Keller, la moglie Nancy invece pare disposta ad appoggiarne i
modi estremi.
Il detective Loki avvia le sue indagini fra intoppi burocratici e depistaggi, e comincia a chiedersi di chi sospettare, dato che anche il comportamento di Keller si fa sempre più equivoco. E la cittadina di provincia rivela di avere più scheletri in cantina (letteralmente) di quanto si potesse immaginare.
Il detective Loki avvia le sue indagini fra intoppi burocratici e depistaggi, e comincia a chiedersi di chi sospettare, dato che anche il comportamento di Keller si fa sempre più equivoco. E la cittadina di provincia rivela di avere più scheletri in cantina (letteralmente) di quanto si potesse immaginare.
Primo film di
produzione statunitense girato da Denis Villeneuve, il regista franco-canadese
che ha firmato La donna che canta (candidato all'Oscar
come
miglior film straniero nel 2011), Prisoners va letto, e
apprezzato, più nella sua valenza allegorica che nella sua funzione di entertainment.
Il film gioca infatti sui codici del genere - la caccia
all'uomo, l'indagine in corsa contro il tempo - da una prospettiva
"altra", scardinando la costruzione classica dei personaggi - il
padre amorevole, il poliziotto scrupoloso - per disseminarla di contraddizioni
e dare spazio alla fallibilità di ognuno. La riflessione più ampia riguarda gli
Stati Uniti, raccontati come un paese che ha perso la fede e la capacità di
proteggere i propri "figli", pronto a ricorrere, e a giustificare,
metodi disumani che classificano il nemico come una non-persona, privandolo
della sua essenziale umanità. Un luogo in cui la paranoia ha sostituito il buon
senso e il caos domina sull'ordine, al di là delle apparenze e delle false
sicurezze dell'American way of life.Ognuno dei personaggi di Prisoners è, appunto, prigioniero di qualcuno o qualcosa, in primis di se stesso, incarcerato dalla paura, dal peso del passato, dall'inconsistenza della propria fibra morale. Il sottotesto religioso (fortissimo, a volte fastidiosamente invadente, ad esempio nell'uso reiterato di "musica da chiesa") serve ad illustrare il percorso penitenziale e la sete di redenzione di quasi tutti i protagonisti, che non sanno più distinguere fra giusto, lecito e necessario, persi nello smarrimento generale.
Prisoners è
l'amara parabola di una nazione che si domanda ancora se la tortura sia un
mezzo accettabile per estorcere informazioni "indispensabili alla
sicurezza nazionale", e che insegue una verità sempre più sfuggente e
sempre meno assoluta. Non è un caso che il
simbolo al centro della trama sia un labirinto senza apparente via d'uscita. E
la componente perturbante del film, sempre pronta a sconfinare in zona horror,
rimane dentro ben dopo la visione.
La durata eccessiva
del film va tuttavia a scapito dell'incisività della trama, e il budget
consistente (o forse il maggior controllo creativo da parte della major
produttrice) sembrano limitare l'autonomia autoriale di Villeneuve, più potente
e compatto ne La donna che canta. Ma
l'iconoclastia dello "straniero" all'interno di un format narrativo
quintessenzialmente yankee è interessante e fortemente provocatoria.
Il cast stellare mette
il proprio talento, e la propria valenza iconografica, a favore di quest'opera
di demolizione del mito (cinematografico) americano. Unica
nota stonata il casting di Melissa Leo nei panni di un'anziana signora che,
visivamente, attinge ad un archetipo cinematografico così ben consolidato da
rischiare l'effetto spolier.
Nessun commento:
Posta un commento