Dopo quanto pubblicato
oggi dalla stampa, Moni Ovadia ha definito Berlusconi un fanfarone. Un signore.
Il termine è decisamente troppo elegante per il soggetto. Che è una testa di
cazzo da quattro soldi, come dimostrano parecchie sue esternazioni, maschilismi
e barzellette varie.
da: Lettera
43
Moni Ovadia: «Berlusconi è un fanfarone da quattro soldi»
Ovadia attacca
il Cav: «I suoi figli come gli ebrei
perseguitati? Cascami fascisti e da basso impero». Tutte le gaffe di Silvio.
di Barbara
Ciolli
Indignato, non scandalizzato, da
un'Italietta che «non è mai uscita dal fascismo e neppure dal basso impero».
Anziché votare il Cavaliere, il Paese
sarebbe dovuto restare ammutolito di fronte alle sue battute cattura voti e
oltraggiose per l'Olocausto. Anzi, in un Paese diverso, con una boutade del
genere la sua carriera sarebbe addirittura finita.
«Invece finirà che, come Berlusconi sa
bene, con questo polverone una parte
del Paese lo difenderà e parlerà ancora
più di lui». Per Moni Ovadia, drammaturgo, scrittore e intellettuale della
cultura yiddish, il «problema non è Silvio Berlusconi». E non lo sono neanche le
sue ripetute esternazioni, offensive verso gli ebrei e tutte le vittime della
Shoah.
L'OMOLOGAZIONE DEL MALE. «L'omuncolo
piccolo piccolo», che nell'ultimo libro di Bruno Vespa (Sale, zucchero e caffè,
in uscita il 7 novembre da Mondadori-Rai Eri) racconta dei suoi figli che si
sentono come «famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler», non ha
il «senso del limite, ma è anche consapevole di far presa su un elettorato
ancora attratto dal qualunquismo, che non ha mai fatto autocritica del fascismo»,
ha commentato l'artista ebreo a Lettera43.it. «Hannah Arendt ha spiegato la
banalità del male. Qui siamo alla sua banalizzazione strategica». Le
responsabilità, per Ovadia, sono degli italiani, di Berlusconi. E anche di
quache ebreo. Una critica nemmeno tanto velata alla comunità ebraica italiana,
che il drammaturgo ha deciso di abbandonare, accusandola di fare propaganda a
Israele.
DOMANDA.
La comunità ebraica è infuriata col Cav, proprio come lei. Perché l'ha
abbandonata?
RISPOSTA.
Anche gli ebrei che chiamano antisemiti chi critica Israele e il premier
Benjamin Netanyahu contribuiscono alla banalizzazione del male. Con questi
cascami parlare della Shoah diventa un argomento da salotto di Vanna Marchi. I
demagoghi marciano sui qualunquismi.
D.
Berlusconi come Cetto la Qualunque...
R.
Ha capito che, in Italia, persiste un certo ventre molle. Si nutre dello stesso
liquame fognario e volgare che produsse il fascismo, ne è il massimo
catalizzatore.
D.
Paragonandosi a un perseguitato da Hitler raccoglierà ancora voti e consenso?
R.
Il suo obiettivo è far cadere gli italiani in questa trappola. Bruno Vespa,
giornalista abilissimo, è un suo sodale. In Germania un'uscita del genere gli
sarebbe costata la carriera. Anche negli Stati Uniti. Ma qui è diverso.
D.
Eppure in Italia Berlusconi è in evidente declino.
R.
Sì, ma ancora si parla troppo di lui. Ci si solleva alle sue provocazioni. Un
Paese maturo dovrebbe tacere. Silenzio totale.
D.
Lei come ha reagito all'ultima esternazione del Cav?
R.
Non so chi sia, lo ignoro. Per lui la migliore condanna è la damnatio memoria.
D.
Dei nemici dell'impero i romani distruggevano qualsiasi traccia da tramandare
ai posteri.
R.
Con tutto quello che ha detto e fatto, Berlusconi sarebbe già dovuto sparire da
un pezzo dalla scena pubblica, condannato prima dai cittadini che dai giudici.
D.
Invece?
R.
Invece in Italia ci sono ancora giornali che, per fare dell'ironia
superficiale, paragonano le saune dei centri benessere ad Auschwitz. Sostenendo
che sono pure peggio.
D.
Anche Berlusconi si diverte a raccontare barzellette che riducono lo sterminio
nazista a gag da tivù commerciale.
R.
È un fanfarone da quattro soldi, privo
del senso del limite e figlio della stessa cultura che lo ha fatto emergere,
anziché confinarlo dietro la porta di
servizio. Il berlusconismo è un
esempio, ridicolo e grottesco, di furbizia italiota.
D.
Ma perché negli altri Paesi i cittadini crescono, rinnegano il passato e gli
italiani no?
R.
Che vuole che le dica. Marx scriveva che la storia si ripete sempre due volte,
la prima come tragedia e la seconda come farsa.
D.
È arrabbiato con gli italiani che votano
Berlusconi?
R.
Alla fine sono dei disperati. Incarnano
l'Italia peggiore, ma anche quella più fragile, che cade nelle
strumentalizzazioni.
D.
L'era dei demagoghi finirà?
R.
Per ora vedo un Paese è in agonia, sensibile alla banalizzazione del male. Per
certi versi, persino al di là del bene e del male.
Nessun commento:
Posta un commento