mercoledì 7 novembre 2012

Viaggio nella musica di Gaber: cinquanta big lo cantano


da: la Repubblica

Viaggio nella musica di Gaber, con J-Ax, Nada e Ligabue
La Fondazione pubblica "... io ci sono": cinquanta big della musica italiana cantano i successi del cantante milanese. Tra gli artisti Celentano, Arbore, Baglioni, Vecchioni, Fossati
di Gino Castaldo

Non c'è di mezzo solo la storia di un artista, per quanto grande, c'è un bel pezzo della nostra storia di italiani, tra buona e cattiva coscienza, c'è la traccia luminosa di quel sottile e penetrante cortocircuito che la canzone compie quando rovista nelle trame dell'identità collettiva. Questo significa Giorgio Gaber, e questo ci ricorda il monumentale tributo, intitolato ... io ci sono, edito ora dalla Fondazione che si occupa del patrimonio gaberiano, un triplo cd (con aggiunta in versione deluxe di bonus track, libro e dvd), in cui praticamente l'intero corpo della musica italiana rilegge e omaggia la vastissima opera del più militante, scomodo e inquieto dei nostri cantautori.


Il disco raccoglie in sostanza il lavoro sviluppato al festival Gaber di Viareggio dal 2004, dove anno dopo anno sono arrivati tanti, più o meno blasonati, interpreti del panorama nazionale (fulgida eccezione straniera: Patti Smith che ripropone in inglese Io come persona, del 1992) disposti a partecipare a questo infinito gioco di rilettura. 

Le sorprese sono tante, compresa quella di trovare nomi come Baglioni,
D'Alessio, Emma, o Max Pezzali, che in alcun modo ci verrebbe di associare al nome di Gaber, ma la scelta della Fondazione è stata con tutta evidenza quella della massima apertura, voglia di ecumenica coralità, e quindi si arriva al rap di J-Ax (Eppure sembra un uomo) al soffuso stile jazzy di Sergio Cammariere (Due donne), al canto spiegato di Laura Pausini.

I grandi ci sono tutti: Dalla che si diverte con una spumeggiante Torpedo blu, Fossati che si dispera con L'illogica allegria, Jovanotti che saltella ironico sugli spigoli di Si può, Battiato, Nada, i Negramaro, Ligabue che si supera interpretando la più difficile di tutte, quella Qualcuno era comunista, il maestoso pezzo in recitativo col quale Gaber stese di emozioni intere platee ai primi anni Novanta.

Sembra un appello, ed elencare tutti i presenti sarebbe impossibile, un registro della canzone italiana, a cui hanno risposto in massa, costruendo un viaggio nel viaggio, una varietà di voci e stili che documenta la ricchezza e il valore del patrimonio che Gaber ha lasciato: un'ipotesi di teatro-canzone in cui il teatro è per eccellenza il simbolo della comunità che si raccoglie intorno alla parola, e la canzone uno strumento del pensiero, un sonoro monito a non mollare mai le nostre prerogative di svegli e partecipi cittadini del mondo. C'è anche la voce di Gaber, all'inizio, che canta Ciao ti dirò, in duetto televisivo con Celentano, nel 2001. Era la prima canzone che ha scritto nel lontano 1958 e anche l'ultima che ha cantato dal vivo, già malato, in procinto di lasciare questa valle di lacrime a cui per tutta la vita ha cercato di dare un senso.

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