da: La Stampa
Chi
vuo’ fa’ l’americano?
Romney dice che con Obama l’America rischia
di fare la fine dell’Italia. Nel frattempo siamo noi a scimmiottare il peggio
dell’America. Non bastava avere importato il lavoro precario e gli uragani. Ci
mancava Halloween, la versione yankee dell’antica festa celtica di Capodanno (a
proposito, auguri) che l’altra notte ha lasciato sul terreno una scia di morti,
feriti e mani amputate dai petardi.
La globalizzazione è il tentativo di
trasformare gli europei in americani e gli americani in asiatici. Nessuno ha la
forza di opporsi. Però un pizzico di resistenza morale, dài. Perché sbracare
così, con il masochismo festoso di chi si consegna all’ineluttabile? Le
maschere di Carnevale non saranno state spaventevoli e orripilanti come quelle
di Halloween, ma raccontavano la nostra indole meglio di un saggio di costume.
Per non parlare delle bugie (o chiacchiere, o frappe) e delle frittelle di mele
della nonna, molto più buone di qualsiasi dolcetto di Halloween, un condensato
di trigliceridi e di messaggi minatori per il colesterolo. Anche le
pioggerelline e lo Stato Sociale, a pensarci bene, non erano poi da buttare
via. I temporali di una volta non avevano nomi di persone, ma in compenso erano
più umani. Come il Welfare, sotto la cui coperta di sicurezze l’individuo si
impigriva, ma si rilassava. Simboli di un’esistenza mite, dove gli spiriti
selvaggi della natura, dell’economia e della festività venivano imbrigliati,
levigati, ammansiti. Ora siamo solo dei precari in ammollo che subiscono
continui scherzetti per consentire a qualcuno di sgranocchiare dolcetti.
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