da: la Repubblica
Imprese
gestite da extracomunitari in crescita di oltre 13 mila unità
Nel
II trimestre 2012 sono circa 300 mila, un aumento del 6,6 % rispetto allo
stesso periodo dello scorso anno. Intanto hanno chiuso oltre 24 mila aziende
gestite da italiani
Gli immigrati resistono meglio alla crisi:
nei primi nove mesi del 2012 le imprese individuali con titolari extra ue
crescono di 13mila unità, le altre scendono di 24.500. E' quanto emerge da uno
studio di Confesercenti.
Continua - si legge nello studio - anche se
a ritmi meno sostenuti la crescita delle imprese individuali con titolare
straniero. In dieci anni il loro peso sul totale delle imprese è passato dal 2%
a quasi il 9%, lo stock delle attività si è più che quintuplicato a dispetto di
una contrazione tendenziale generale del 3%. Nel terzo trimestre 2012 le
imprese individuali registrano un saldo positivo di 5 mila unità di cui l'85% è
dato appunto da imprese di immigrati. In sintesi, spiega Confesercenti, nei
primi nove mesi dell'anno, a un saldo positivo (tra iscrizioni e cessazioni) di
13mila imprese individuali con titolare immigrato ne corrisponde uno negativo
di oltre 24,5 mila unità per le restanti.
Nel II trimestre 2012 le imprese
individuali con titolare immigrato sono circa 300 mila, rispetto allo stesso
periodo dell'anno passato aumentano di 18 mila, con una variazione tendenziale
del +6,6% e una crescita del loro peso sul totale delle imprese individuali di
più di mezzo punto percentuale. Oltre le imprese individuali si contano anche
circa 120 mila soci stranieri di società di persone. Le imprese gestite da
stranieri producono circa il 5,7% della intera ricchezza del nostro paese.
Mettendo a confronto il II trimestre 2011 e 2012, tassi di crescita sostenuti delle imprese immigrate si hanno in tutte le ripartizioni geografiche contrariamente a quanto avviane per imprese individuali in generale. Più del 57 per cento delle imprese si concentra in cinque regioni: il 18,6% in Lombardia, il 10,5% in Toscana, il 9,7 circa in Emilia Romagna e Lazio e l'8,6 in Veneto. Gli imprenditori e i lavoratori immigrati non sono coinvolti in maniera uniforme nelle diverse aree geografiche. Nel Nord si concentrano gli autonomi attivi nell'artigianato e i lavoratori dipendenti dalle imprese, in particolare nel comparto metalmeccanico, nel Centro il settore domestico, quello dell'edilizia e il comparto tessile e abbigliamento sono i più "internazionali", al Sud, almeno in termini relativi, commercio e lavoro agricolo sono i settori di riferimento per i migranti.
Scendendo più nel dettaglio del peso delle imprese immigrate sul totale delle imprese per provincia si segnala: Prato dove il 37% delle imprese individuali sono straniere, Milano (il 19%), Firenze (il 17%), Reggio Emilia e Trieste. Il 16% degli imprenditori stranieri si concentra a Roma e Milano.
Il 44% delle imprese individuali straniere svolge attività di commercio, un altro 26% è nel settore delle costruzioni e un 10% nella manifattura. L'80% delle ditte si concentra quindi in soli 3 comparti, dove anche la crescita malgrado la crisi è stata sostenuta. Un +7,3% per le imprese del commercio, + 3% per le imprese edili, e +3,6% per la manifattura (in generale le imprese individuali negli stessi comparti registrano variazioni negative rispettivamente del -0.5%, -1.3% e -2.2%).
Da evidenziare anche il comparto dei pubblici esercizi dove le imprese con titolare immigrato crescono di 8.667 unità in un anno, pari a un 11% in più.
Con oltre 98 mila attività il serbatoio principale dell'imprenditoria immigrata è l'Africa; il Marocco si pone in testa alla classifica con 57 mila imprese (cresciute in un anno del 7%) a grande distanza seguono il Senegal (15.851), l'Egitto (1.3023) e la Tunisia (12.348). Gli imprenditori marocchini e senegalesi sono particolarmente dediti all'attività di vendita al dettaglio, gli egiziani alla somministrazione di alimenti e i tunisini nel comparto edile. I Cinesi si collocano al secondo posto per numero di attività (41.623 e una crescita del 6% tra gennaio-giugno 2011- 2012) prediligendo il comparto della ristorazione e dell'abbigliamento. Al terzo posto le oltre 30 mila imprese albanesi principalmente attive nell'edilizia.
Anche la Romania, ha numeri importanti
conta infatti oltre 43 mila imprese (di cui oltre il 70% impegnate
nell'edilizia).
Dalla ripartizione delle collettività per settori emerge un'imprenditorialità fortemente concentrata in specifici ambiti produttivi e un meccanismo di specializzazione etnica.
Dalla ripartizione delle collettività per settori emerge un'imprenditorialità fortemente concentrata in specifici ambiti produttivi e un meccanismo di specializzazione etnica.
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