da: http://www.corriere.it/
«Vi racconto l'amicizia tra Simone, Daccò e
Formigoni»
Venerdì scorso, all'interno della bufera giudiziaria
che investe la sanità lombarda, è stato arrestato Antonio Simone, ex assessore
alla Sanità negli anni Novanta, ciellino doc, tra i giovani che fecero parte
dell' entourage ristretto di don Luigi Giussani, padre di Cl. Le indagini hanno
già condotto in carcere il faccendiere Piero Daccò. Per Simone, che con Daccò è
titolare di società che hanno operato all'estero, viene ipotizzato il reato di
riciclaggio e associazione a delinquere nella creazione di fondi neri.
Mercoledì, nel giorno del compleanno di Simone, che in carcere a San Vittore ha
compiuto 58 anni, la moglie Carla Vites ha inviato una lettera al Corriere
della Sera. La pubblichiamo di seguito.
Caro direttore,
ho letto
l'intervista pubblicata dal suo giornale a Roberto Formigoni (pagina 9 del
«Corriere della Sera»). Da privata
cittadina e soprattutto da militante ciellina della prima ora non ho potuto
trattenermi dal pormi una serie di domande, anche perché, pur essendo una
persona qualunque, la sorte mi ha riservato una conoscenza ravvicinata con l'attuale Governatore della Regione Lombardia.
Vede, conosco lui, Antonio Simone ed altri da circa trent'anni. In questa
cerchia di relazioni ho avuto modo di condividere molte occasioni di vita di
queste persone. Bene, Formigoni non può
affermare che «conoscevo Daccò da
molti anni, ma non ha mai avuto rapporti direttamente con me, ma con
l'assessorato». E sorvoliamo
sull'inaccettabile spiegazione riguardo la presenza
della Minetti nella sua lista: «Me l'ha detto don Verzé».
Scarica il barile
sul prossimo, quando a lui sarebbe bastato domandarsi: «Ma questa qui, l'ha mai
fatta in vita sua, non dico una riunione di partito, ma almeno di condominio?».
E passiamo al fatto che possa serenamente dire che non ha mai avuto rapporti
direttamente con Daccò.
Ebbene lo spettacolo dei suoi «rapporti» con Daccò
è sotto gli occhi dei molti chef d'alto bordo dove
regolarmente veniva
nutrito a spese di Daccò stesso, vuoi Sadler, vuoi Cracco, vuoi Santin, vuoi
Aimo e Nadia, per non parlare dei locali «à la page» della Costa Smeralda dove a chi, come me, accadeva di passare per motivi
vari, era possibilissimo ammirare il nostro Governatore seguire come un
cagnolino al guinzaglio Daccò, lo stesso con cui non aveva rapporti diretti. Vederli
insieme era una gioia degli occhi: soprattutto per una come me che assieme a
tanti altri meravigliosi amici di Cl ha
militato per lui volantinando, incontrando gente, garantendo sulla sua
persona. Era una gioia degli occhi perché - e qui secondo me è la vera
tragedia, cioè non tanto se e come egli abbia intascato soldi - Robertino con
Daccò e tutta la sua famigliola, si divertiva e tanto! Eccolo con la sua «24
ore»: me lo vedo sul molo di Portisco arrivare diritto da Milano pronto ad
imbarcarsi sullo yacht di Daccò dove le
sue figliole (guarda caso, non sono depositarie del diritto a usare del
Pirellone come mega location per eventi da migliaia di euro a botta?) lo
attendevano con ansia pronte a togliersi il pezzo di sopra del bikini appena il
capitano avesse tirato su l'ancora, perché così il sole si prende meglio,
chiaramente. Era una gioia degli occhi, ma anche delle orecchie sentire Erika Daccò dire a chiare e forti
lettere, me presente, nel giugno 2011, durante una cena - con il suo
compagno allora assessore alla Cultura della Regione Lombardia, il quale,
interrogato dalla sottoscritta su cosa avrebbe parlato ad un prossimo convegno,
ovviamente rispose: «Ma di cultura!». E io a dirmi: «Che stupida sei: un
assessore alla Cultura di cosa vuoi che parli? Ma di cultura! E se fosse stato
all'agricoltura? Di agricoltura» -: «Pensa noi Daccò siamo i migliori amici di
Formigoni e non riusciamo a dirgli di non indossare quelle orrende camicie a
fiori»! Ma certo, ci credo anch'io che
Robertino non abbia mai raccolto soldi od altri effetti dalle
frequentazioni col faccendiere Daccò: a
lui bastava l'onore di essere al centro di feste e banchetti, yacht e
ville. Che se ne dovrebbe fare dei soldi uno così narcisista? I soldi a lui non
servivano. Tranne per qualche camicia a fiori o per una giacca orrendamente
gialla.
Cl, a mio avviso,
deve avere un sussulto di gelosia per la propria identità, per quello che
Giussani pensava al momento della fondazione.
A questo punto, bisogna domandarsi, con Benedetto
XVI: «Perché facciamo quello che facciamo?» Per finire, credo che il travaso
di bile di cui questa mia è segno non sarebbe forse avvenuto se, dopo avere
letto sul «Corriere», a pagina 9, le falsità dette da Roberto, non avessi
visto, nella Cronaca di Milano, il Governatore a tutto campo mollemente
adagiato su un letto megagalattico del Salone del Mobile, che se la ride
soddisfatto. Vede, oggi (ieri, ndr) è il 58° compleanno del suo migliore amico
Antonio Simone, detenuto nelle patrie galere di San Vittore da venerdì alle 16.
Mi risulta che il
suo migliore amico, mentre lui si adagia mollemente a beneficio dei giornalisti
esibendo quel che resta di un fisico a suo tempo quasi prestante, deve
discutere su chi oggi avrà il diritto di allungare le proprie di gambe
all'interno di una cella che ospita altri 5 detenuti.
Ecco, allora io vorrei approfittare per dire, davanti a tutti: «Auguri Antonio!».
Ecco, allora io vorrei approfittare per dire, davanti a tutti: «Auguri Antonio!».
Carla Vites
Nessun commento:
Posta un commento