da: la
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Made in Iktaly
L’Ikea delocalizza
in Italia. Nel mondo al contrario in cui ci tocca vivere la multinazionale
scandinava sposta un pezzo consistente della sua produzione dall’Estremo
Oriente alla Padania detrotizzata. Pare infatti che, nonostante tutte le
statistiche ci diano per spacciati, nessuno abbia ancora imparato a fare i
rubinetti come noi. E i cassetti della cucina. E i giocattoli per le camere dei
bambini. La qualità sanno crearla anche altri. La produzione in serie, pure. Ma
la qualità in serie, quella rimane una specialità della casa. Non siamo
soltanto il Paese dei partiti famelici, dei funzionari corrotti e di mamme più
parziali degli arbitri (la Family di Gemonio insegna che in molte madri
italiane c’è un’Agrippina disposta a qualsiasi nefandezza pur di spingere
avanti il proprio debosciato Nerone). All’estero si ostinano a riconoscere
l’esistenza di un’altra Italia in cui noi abbiamo smesso di credere. L’Italia
del lavoro ben fatto, del buon gusto, del bel vivere e del meglio pensare.
Se avessi il potere assoluto per cento minuti farei piazza pulita dei mestieri che non possono più darci un mestiere (perché altrove sono fatti meglio e a minor costo) e concentrerei tutte le risorse disponibili su ciò che ci rende unici: l’artigianato di qualità, il design, il cibo, il vino, il turismo, la cultura. Creerei un fondo per la Bellezza a cui attingere per aprire botteghe di alta manualità, restaurare opere d’arte, ripulire spiagge e rifugi di montagna, trasformare case smozzicate in agriturismi. Nel mondo al contrario c’è spazio solo per chi si distingue dagli altri. E noi, o diventiamo la patria delle meraviglie o non saremo più niente.
Se avessi il potere assoluto per cento minuti farei piazza pulita dei mestieri che non possono più darci un mestiere (perché altrove sono fatti meglio e a minor costo) e concentrerei tutte le risorse disponibili su ciò che ci rende unici: l’artigianato di qualità, il design, il cibo, il vino, il turismo, la cultura. Creerei un fondo per la Bellezza a cui attingere per aprire botteghe di alta manualità, restaurare opere d’arte, ripulire spiagge e rifugi di montagna, trasformare case smozzicate in agriturismi. Nel mondo al contrario c’è spazio solo per chi si distingue dagli altri. E noi, o diventiamo la patria delle meraviglie o non saremo più niente.
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