Se dovessi fare
una classifica di “ciò” e “chi” mi ha più scassato le palle da tre mesi ad
oggi, questo è il podio:
1. Youtube
e le norme obsolete e ingestibili del copyright. In
particolare: i miei strali vanno a Paramount….e a tutti i proprietari dei
diritti d’autore che beneficiano della conoscenza
degli utenti, dei loro contenuti, del “passa parola”, della pubblicità diretta
e indiretta che gli facciamo – gratuitamente - anche tramite la
pubblicazione di parziali contenuti non a regola copyright.
2. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
che, in qualità di
sponsor di Monti e del suo governo, a ogni stormir di sondaggio che dà il
protetto in discesa ci spiega cosa dobbiamo o non dobbiamo pensare. Certo. Lo
fa per il nostro bene. Certo. Avrà anche delle ragioni. Solo che, sono uscita
dalla fase adolescenziale da parecchio tempo (e non è che manco ai tempi dessi
tanto retta ai più anziani….) e non ho bisogno di lezioni su politica e
antipolitica.
3. Google.
Ha iniziato a
marzo con il cambiamento delle regole sulla privacy costringendomi a leggere pagine
di regolamento. Peccato che non abbia colto l’occasione per “ricordare” come
non lasciare traccia della propria navigazione (impostazione account, vai alla cronologia web: “no grazie”).
Poi ci sarebbe il
tardivo tentativo d’imitazione di Facebook e Twitter con “Google +”. Altra
robetta che è opportuno conoscere per decidere se fa al caso nostro o quale trappole
nasconda.
E ora arriva
Google Drive. Che ha qualche funzione interessante. Ma anche qui: attenzione
alle contraddizioni tra certe regole e quanto precisato a “Il Fatto Quotidiano”
(post sotto).
Se Google Drive è
solo uno spazio dove collocare i miei contenuti ai quali può accedere solo chi
decido io, che significa scrivere nelle condizioni di utilizzo: “fornire informazioni per aiutare i titolari
di copyright a gestire la loro proprietà intellettuale online”.
Significa, necessariamente,
che Google fa un monitoraggio. Tutto bene (?!). Purchè sia chiaro per tutti.
E tutti gli utenti
web siano messi in condizione di conoscere ciò che è basilare per decidere se
aderire o no ad un servizio conoscendone le implicazioni.
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