Il direttore
generale dell’Auditel ha inviato una lettera al quotidiano di Berlusconi ‘il
Giornale’, in risposta a un’intervista ad Andrea Scrosati, vice presidente Sky,
che auspicava un cambiamento radicale nel sistema di rilevazione.
da: il Giornale
Auditel non è vecchio, lo sono le critiche
Caro direttore, leggo
sul Giornale di sabato l’articolo
«L’Auditel è vecchio. La sfida per tutte le tv è cambiare sistema» (http://www.ilgiornale.it/spettacoli/lauditel_e_vecchio_la_sfida_tutte_tv_e_cambiare_sistema/14-04-2012/articolo-id=582925-page=0-comments=1).
Consentitemi di replicare che è la critica all’Auditel a essere decrepita.
Critica sempre uguale, generica, senza vere proposte alternative. Chi la
alimenta sa benissimo che ovunque, nel mondo civile, c’è un Auditel che
funziona con meter e metodologie statistiche praticamente identiche. Anzi, la
tecnica in uso in Italia dell’«audiomatching» (che compara le tracce audio
digitalizzate) è avanti anni luce a quelle in uso in molti altri Paesi. Anche i
sassi sanno che il nostro campione, nel rapporto numero di meter-popolazione, è
tra i più solidi ed estesi al mondo. Perciò parliamo pure dell’innovazione,
delle mille sfide che la nuova Tv ha dovunque di fronte, ma finiamola una volta
per tutte di usare l’età di fondazione dell’Auditel (25 anni di continua
evoluzione) come «prova» che si tratta di un sistema datato. Le altre Auditel
europee sono partite negli stessi anni e nessuno si sogna di contestarle.
Quando si comincia con titoli del genere, e Auditel tace paziente, qualcuno
finisce per convincersi di aver trovato
il modo furbetto per appannarne la credibilità e starare la bilancia.
Allentare la presa di un sistema
trasparente che non serve – come
fingono di credere i giornali – a
fissare vittorie o sconfitte dello star-system, ma costituisce, invece, la «currency» di riferimento (una specie di
moneta forte) per le aziende che investono sul mezzo televisivo. Con la
crisi che morde, chi spende soldi veri
chiede numeri veri per pianificare pubblicità. Ciò premesso, l’invito del
dottor Scrosati di Sky, protagonista dell’intervista in questione, a risolvere
senza preconcetti i diversi punti di vista ad un tavolo comune è senz’altro
apprezzabile e subito ben accolto. Ma, a me, che sono un tecnico più che un
politico, piace rilevare che già da anni Sky siede al tavolo del Comitato
Tecnico e condivide, insieme alle altre reti, tutte le decisioni più importanti
svolgendo un ruolo utile e proattivo. Con il contributo degli ottimi
rappresentanti di Sky, Auditel ha
realizzato l’ascolto differito, ha un corso (per prima in Italia)
un’indagine per includere nel panel famiglie di stranieri, ha avviato la «fase
zero» di un progetto per misurare l’ascolto di contenuti Tv visti anche da
schermi diversi dal tradizionale televisore come sul web. E allora, dov’è la
sfida? Dov’è il ritardo, definito nientemeno di «ere geologiche»? Se poi
l’invito di Scrosati è rivolto all’azionariato della Società è doppiamente
gradito. Da tempo Auditel ha invitato la piattaforma satellitare a far parte,
con proprie quote, del Consiglio di amministrazione. Infine, il discorso di un diverso e, a volte, più giudizioso utilizzo dei dati di ascolto
è musica per le mie orecchie. Ma fa parte di una «querelle» davvero antica.
Ribadisco che nella grande ricchezza dei
dati prodotti c’è spazio per analisi meno grossolane di quelle che
affliggono troppi utilizzatori. Una piccola «rivoluzione culturale» nell’uso
dei dati sarebbe ben accetta. Peccato che non passi per la fucilazione dei dati
ma degli incompetenti.
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