martedì 17 aprile 2012

Walter Pacini, direttore generale dell’Auditel: “Auditel non è vecchio, lo sono le critiche”


Il direttore generale dell’Auditel ha inviato una lettera al quotidiano di Berlusconi ‘il Giornale’, in risposta a un’intervista ad Andrea Scrosati, vice presidente Sky, che auspicava un cambiamento radicale nel sistema di rilevazione.


da: il Giornale

Auditel non è vecchio, lo sono le critiche

Caro direttore, leggo sul Giornale di sabato l’articolo «L’Auditel è vecchio. La sfida per tutte le tv è cambiare sistema» (http://www.ilgiornale.it/spettacoli/lauditel_e_vecchio_la_sfida_tutte_tv_e_cambiare_sistema/14-04-2012/articolo-id=582925-page=0-comments=1). Consentitemi di replicare che è la critica all’Auditel a essere decrepita. Critica sempre uguale, generica, senza vere proposte alternative. Chi la alimenta sa benissimo che ovunque, nel mondo civile, c’è un Auditel che funziona con meter e metodologie statistiche praticamente identiche. Anzi, la tecnica in uso in Italia dell’«audiomatching» (che compara le tracce audio digitalizzate) è avanti anni luce a quelle in uso in molti altri Paesi. Anche i sassi sanno che il nostro campione, nel rapporto numero di meter-popolazione, è tra i più solidi ed estesi al mondo. Perciò parliamo pure dell’innovazione, delle mille sfide che la nuova Tv ha dovunque di fronte, ma finiamola una volta per tutte di usare l’età di fondazione dell’Auditel (25 anni di continua evoluzione) come «prova» che si tratta di un sistema datato. Le altre Auditel europee sono partite negli stessi anni e nessuno si sogna di contestarle. Quando si comincia con titoli del genere, e Auditel tace paziente, qualcuno finisce per convincersi di aver trovato  il modo furbetto per appannarne la credibilità e starare la bilancia. Allentare la presa di un sistema trasparente che non serve – come fingono di credere i giornali – a fissare vittorie o sconfitte dello star-system, ma costituisce, invece, la «currency» di riferimento (una specie di moneta forte) per le aziende che investono sul mezzo televisivo. Con la crisi che morde, chi spende soldi veri chiede numeri veri per pianificare pubblicità. Ciò premesso, l’invito del dottor Scrosati di Sky, protagonista dell’intervista in questione, a risolvere senza preconcetti i diversi punti di vista ad un tavolo comune è senz’altro apprezzabile e subito ben accolto. Ma, a me, che sono un tecnico più che un politico, piace rilevare che già da anni Sky siede al tavolo del Comitato Tecnico e condivide, insieme alle altre reti, tutte le decisioni più importanti svolgendo un ruolo utile e proattivo. Con il contributo degli ottimi rappresentanti di Sky, Auditel ha realizzato l’ascolto differito, ha un corso (per prima in Italia) un’indagine per includere nel panel famiglie di stranieri, ha avviato la «fase zero» di un progetto per misurare l’ascolto di contenuti Tv visti anche da schermi diversi dal tradizionale televisore come sul web. E allora, dov’è la sfida? Dov’è il ritardo, definito nientemeno di «ere geologiche»? Se poi l’invito di Scrosati è rivolto all’azionariato della Società è doppiamente gradito. Da tempo Auditel ha invitato la piattaforma satellitare a far parte, con proprie quote, del Consiglio di amministrazione. Infine, il discorso di un diverso e, a volte, più giudizioso utilizzo dei dati di ascolto è musica per le mie orecchie. Ma fa parte di una «querelle» davvero antica. Ribadisco che nella grande ricchezza dei dati prodotti c’è spazio per analisi meno grossolane di quelle che affliggono troppi utilizzatori. Una piccola «rivoluzione culturale» nell’uso dei dati sarebbe ben accetta. Peccato che non passi per la fucilazione dei dati ma degli incompetenti. 

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