venerdì 27 aprile 2012

Lombardia, inchiesta Sanità: Formigoni e Giancarlo (non Massimo) Grenci



Grenci, il nemico del Celeste
Chi è il fiduciario luganese che ha scatenato la bufera su Formigoni.

Non si chiama Massimo ma Giancarlo. Non è detenuto nelle patrie galere, ma indagato a piede libero. Su di lui, in questi giorni, si sta creando una certa confusione, complice la puntata di Matrix in cui il presidente della Lombardia Roberto Formigoni lo ha accusato di essere un «millantatore» e di essere agli arresti, avendo anche un lapsus sul suo nome di battesimo. Giancarlo Grenci, in effetti, è un uomo misterioso.

I FLUSSI DI DENARO DA MONITORARE. Il suo ruolo nell’inchiesta sui fondi neri dell’ospedale San Raffaele e della Fondazione Maugeri di Pavia è di primissimo piano: è grazie alle sue ricostruzioni e ai documenti da lui forniti che la procura di Milano, partendo dall’inchiesta sul dissesto del San Raffaele, sta ora indagando sui flussi di denaro fuoriusciti dalla fondazione pavese e finiti in scatole cinesi di società estere per mano di Pierangelo Daccò.
LA BUFERA DELLE VACANZE CON DACCÒ. Ed è sempre lui ad aver fatto scoppiare la bufera delle vacanze tra Daccò e Formigoni, mostrando ai pm un estratto conto della carta di credito del primo con le ricevute di alcuni biglietti aerei per il governatore lombardo e per i suoi collaboratori. Eppure nonostante il suo ruolo chiave nella vicenda, Grenci è rimasto finora molto lontano dai riflettori.
UNA MINIERA D'ORO PER I MAGISTRATI. Di lui si sa poco o nulla, se non che è stato direttore della Norconsulting di Lugano, la fiduciaria di Daccò che secondo gli inquirenti sarebbe snodo centrale dei capitali dirottati poi verso società in tutto il mondo. Proprio per questa sua posizione è attualmente indagato per associazione a delinquere, ma i suoi resoconti si stanno rivelando una miniera d’oro per i magistrati, e una
spina nel fianco per tutti coloro che hanno orbitato la galassia di Pierangelo Daccò, a cominciare dagli “amici” di Comunione e liberazione.

Un personaggio lontano dai riflettori

Commercialista di Origlio, nel Canton Ticino, tra tutti i protagonisti della vicenda San Raffaele Grenci risulta in effetti quello più in disparte. Pur gestendo direttamente, secondo quanto stanno ricostruendo i pm, le enormi somme di denaro messe a disposizione da Daccò, non ha partecipato a viaggi e vacanze organizzate dal superconsulente, non era presente sugli yacht né nei resort da decine di migliaia di euro a settimana ai Caraibi.
LA DISTANZA DA COMUNIONE E LIBERAZIONE. C'erano lo stesso Daccò, l’ex assessore Antonio Simone, Formigoni, si è fatto persino il nome dell’attore Renato Pozzetto, ma non di Grenci. Neppure Carla Vites, la moglie di Simone che ha scritto nei giorni scorsi una lettera al Corriere della Sera raccontando le tanto discusse vacanze di gruppo, lo ha nominato o sembra conoscerlo.
A dividerlo dal resto del gruppo forse è l’adesione a Comunione e liberazione: se Simone e Formigoni ne sono da sempre indiscutibilmente membri, e Daccò è considerato “vicino”, Grenci sembra avere poco a che spartire con il movimento di don Giussani.
L'ACCUSATORE SCONOSCIUTO AL MOVIMENTO. I ciellini lombardi, ad esempio, assicurano che il grande accusatore di Formigoni è del tutto sconosciuto: «Non ho mai sentito il suo nome prima di leggerlo sui giornali», spiega un esponente di Cl a Lettera43.it. «Escluderei che faccia parte del movimento, anche se come tutti sanno non ci sono tessere di Comunione e liberazione. Diciamo che non è una persona che mi risulti a noi vicina».
AI PM IL NOME DI ALTRI CIELLINI. Non stupisce del resto una presa di distanza dall’untore: Grenci al momento non è solo un “nemico” per Formigoni, ma per tutta Cl. Oltre alle accuse verso il governatore lombardo, il fiduciario svizzero davanti ai pm ha spesso fatto il nome di altri esponenti del movimento, come quello di Andrea Galafassi, che «dal 2006 segue il cliente Daccò per la Norconsulting», o di Alessandra Massei, dirigente regionale lombarda che secondo Grenci sarebbe «socia di Daccò in una serie di attività», l’ex assessore Antonio Simone e persino Costantino Passerino, direttore della Maugeri finito in carcere poche settimane fa insieme a Simone.
L'INTERROGATORIO DEL 17 APRILE. Un lungo fil rouge su cui gli inquirenti devono ancora fare chiarezza, mentre ai nomi si aggiungono anche quelli, estranei a Cl ma centrali nella politica nazionale, fatti dallo stesso Daccò nel corso del suo interrogatorio lo scorso 17 aprile: «Referenti politici importanti a Roma», come dice l’imprenditore, tra cui «il senatore Comincioli del Pdl», «Miccichè, che è un amico», «Pippo Fallica, che è un altro amico», insieme a Diego Cammarata e Totò Cuffaro.

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