La politica del babau
Perché Monti
continua a farci del male, agitando lo spettro della Grecia? Possibile che nella
squadra dei tecnici non ci sia uno psicologo in grado di spiegargli che i
cittadini non sono bambini da spaventare, ma adulti da motivare? Anche ieri la
solita storia: cari italiani, se non vi tassassimo a sangue, fareste la fine di
Atene. Nel racconto montiano l’Italia è un viandante sopravvissuto
miracolosamente alla prima fase della carneficina, ma tuttora inseguito da un
branco di lupi a cui ogni giorno deve sacrificare uno stinco o un gomito per
avere salva la vita. Una fotografia vera, ma schiacciata sul presente. Manca
ciò che da tempo si chiede invano ai governanti: una visione del futuro.
Aumentare la benzina è un’aspirina, non una cura. E non lo è neppure combattere
l’economia sommersa dei privati senza toccare la spesa pubblica e il sottobosco
corrotto della burocrazia.
I nostri nonni possedevano il nulla, ma si sentivano dire dalla politica che, sgobbando con passione, avrebbero potuto avere tutto o almeno qualcosa. Adesso il sentimento dominante nel discorso pubblico non è più la voglia, ma la paura. Quella peggiore, poi: la paura di perdere, anticamera della sconfitta sicura. Il cittadino è disposto a sacrificarsi se gli si offrono una direzione di marcia e una prospettiva di riscossa. Ma se ci si limita a spaventarlo col babau della povertà, lungi dal reagire si dispera e si arrende. Forse, oltre che uno psicologo, a questa squadra di tecnici manca un filosofo. Uno che li aiuti a capire che nel destino delle nazioni esiste qualcosa di più grande dello spread.
I nostri nonni possedevano il nulla, ma si sentivano dire dalla politica che, sgobbando con passione, avrebbero potuto avere tutto o almeno qualcosa. Adesso il sentimento dominante nel discorso pubblico non è più la voglia, ma la paura. Quella peggiore, poi: la paura di perdere, anticamera della sconfitta sicura. Il cittadino è disposto a sacrificarsi se gli si offrono una direzione di marcia e una prospettiva di riscossa. Ma se ci si limita a spaventarlo col babau della povertà, lungi dal reagire si dispera e si arrende. Forse, oltre che uno psicologo, a questa squadra di tecnici manca un filosofo. Uno che li aiuti a capire che nel destino delle nazioni esiste qualcosa di più grande dello spread.
Nessun commento:
Posta un commento