venerdì 27 aprile 2012

Cinema: più film italiani nelle sale, ma meno incassi



Più film nazionali ma nelle sale crollano gli incassi
di Marco Mele

Se il cinema italiano teme l'arrivo del ciclone Medusa, la crescita del nostro prodotto si arresta così come continua la caduta di quello americano. Risultato: meno spettatori nelle sale. La produzione nazionale, però, "tiene", forte dell'incremento realizzato dall'anno 2000 in poi e di incentivi fiscali ormai diventati stabili, che valgono 68 milioni, il 21% degli investimenti complessivi. Incentivi ormai di gran lunga prevalenti sul finanziamento diretto (ridotto a 28 milioni).
Dai dati dell'Anica emerge anche una "territorializzazione" del consumo, con il Sud che premia quello italiano; in realtà soprattutto i primi dieci incassi, in particolare i film "panettone".
Sul cinema italiano incombe una nube minacciosa: c'è il rischio che Medusa Film, controllata da Mediaset, ridimensioni i suoi investimenti nel settore e giunga a chiudere addirittura la sede romana per spostare a Milano l'attività. Nessuna decisione in tal senso è stata presa, ma l'allarme è stato lanciato, in pubblico, da diversi operatori nella tavola rotonda successiva alla presentazione dei dati sul Cinema italiano nel 2011. Anche RaiCinema, da parte sua, potrebbe vedersi ridurre il proprio budget dalla capogruppo.
Riccardo Tozzi, presidente dell'Anica, non si nasconde dietro un dito. «Tutto può cambiare, compresa Medusa. Bisogna capire, però - continua Tozzi - che qui rischia di saltare non solo il sistema della produzione ma anche quello delle sale. Bisogna valutare il contesto e le variabili connesse alle eventuali scelte aziendali. Se si tocca un
pezzo del Lego che sta alla base, rischia di venir giù tutta la costruzione». La crisi della televisione, «che fa grandi fatturati e pochi profitti» commenta Tozzi, rischia di rovesciarsi sul cinema. Questo, nonostante il settore, dal 2000 alla prima metà del 2011, abbia accresciuto quote di mercato, popolarità e consensi di "pubblico e di critica", con Medusa leader di mercato. Nonostante la - o grazie alla - progressiva riduzione degli aiuti statali.
Vi sono 333 milioni d'investimenti italiani nei 155 film prodotti nel 2011 (e 90 di capitali stranieri), anche se il costo medio dei prodotti nazionali al 100% - 132 pellicole - è ancora basso (1,96 milioni) rispetto a quello delle coproduzioni (7,18 milioni). In ogni caso il 65,2% dei film prodotti (101) ha richiesto allo Stato una forma d'incentivo fiscale, con l'intervento d'investitori esterni che sta lievitando (13 interventi per circa 10 milioni di euro) in aggiunta al credito d'imposta di cui usufruiscono ampiamente gli operatori del settore. «Ormai non si fa cinema senza incentivi fiscali - sottolinea Tozzi - che ne sono una componente essenziale. E con l'uso sistematico si diversifica la platea degli investitori».
La domanda risente della crisi dei consumi: -10% d'incassi e -7,9% di presenze nel 2011, con il prodotto italiano al 35,4% di quota contro il 46% di quello americano. Da gennaio a metà aprile, però,il film italiano ha fatto "il sorpasso", con il 38,4% contro il 36,7% di quello made in Hollywood. «Dobbiamo capire meglio, anche con indagini qualitative perché il risultato dei film italiani sia inferiori ai precedenti degli stessi autori, a parte alcune eccezioni, come Moretti e Sorrentino» spiega Tozzi.
Un dato significativo: nelle regioni del Sud e del Centro cresce la quota di mercato dei film italiani, che hanno il 50,5% delle presenze in Puglia contro il 31,5% in Lombardia. Nel Lazio per i film tricolori si vende un biglietto per abitante, in Trentino 0,2. Di conseguenza, dove la densità di schermi è minore, cioè nel Sud, aumenta la quota di film italiani. Si tratta, in realtà, dei film-panettone molto più che dei film d'autore o drammatici. «In sintesi occorrono più multiplex al Sud e più sale di città al Nord». 

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